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Addio a Lilli Greco, pietra angolare della musica italiana

Una vita vissuta fianco a fianco con la grande musica italiana. Questo potrebbe essere il riassunto migliore per ricordare Lilli (Italo Nicola) Greco, piccolo grande uomo della nostra discografia che ci ha lasciato domenica 14 ottobre, all’età di 78 anni.

Entro fine anno dovrebbe vedere la luce l’ultimo lavoro di Mario Castelnuovo, l’autore con cui ha prodotto la sua ultima collaborazione, a riprova di come - nonostante l’età - avesse ancora tanta voglia e tanta energia da mettere in musica. Tra le sue collaborazioni non si possono dimenticare gli anni passati alla RCA e quindi con gli artisti che lì erano di casa, da Cocciante a De Gregori, da Paolo Conte a Minghi fino agli Avion Travel. Anni che definire “storici” ci sembra doveroso, ma che erano stati preceduti anche da numerose collaborazioni con  grandi interpreti dell’epoca, gente come Gianni Morandi, Edoardo Vianello, Gianni Meccia, Rita Pavone o geniali musicisti come Ennio Morricone.

Tralasciando tutto il lavoro d’equipe svolto in Rca con altri due mostri sacri della canzone italiana come Ennio Melis e Vincenzo Micocci, ma concentrandoci invece solo sulla sua figura di produttore, negli ultimi trent’anni il nome di Lilli Greco è legato anche a nomi di cantautori meno “famosi”. Certamente meno fortunati sotto il profilo delle vendite, ma altrettanto strategici nella crescita e nello sviluppo della canzone di qualità in Italia e ci riferiamo a nomi come Renzo Zenobi, Goran Kuzminac, Gaio Chiocchio, Marcello Murru o il già citato Mario Castelnuovo (qui nella foto), giusto per citarne alcuni.

Gli album che portano il suo nome sono quindi molteplici ed alcuni hanno fatto la storia della musica italiana: dal mitico ‘Theorius Campus’ che vide la prima collaborazione tra Venditti e De Gregori, passando per 'Pazza Idea' di Patty Pravo, per non parlare del suo amore per le colonne sonore, tra cui va ricordato il feeling con Lina Wertmuller che li portò a lavorare insieme in molti film, tra cui il famoso ‘Metalmeccanico e parrucchiera in un turbine di sesso e politica’.

Tutto questo ricordando, soprattutto, che a Lilli Greco (e alla sua tenacia) va il merito di da aver convinto Paolo Conte nel 1974 a cantarsi le canzoni che già scriveva – egregiamente – per altri. È ormai storia consolidata quella per cui Lilli Greco sudò sette camicie per convincere l’avvocato di Asti, ma è altrettanto scolpita nella roccia la fatica che fece per convincere i vertici della Rca a dare credito artistico ad un uomo di circa quarant’anni (cosa pressoché inusitata per l’epoca), a quello che poi è diventato uno dei pilastri della nostra canzone d’autore.

Avrebbe dovuto partecipare a fine ottobre nella giuria del Premio Bianca D'Aponte di Aversa, ma la sorte ha voluto potarselo via e gli avrebbe fatto sicuramente piacere vedere vincitrice la figlia di un cantautore (Marco Ferradini), proprio lui che spesso è stato definito (e a lui pare non piacesse molto) “il padre dei cantautori”.

Lilli Greco non era un nome molto noto al grosso pubblico, ma gli addetti ai lavori sanno benissimo quanto ha dato all’industri discografica e, per chi volesse scoprirlo e ricordarlo, consigliamo la lettura del libro “C’era una volta la RCA. Conversazioni con Lilli Greco” del giornalista Maurizio Becker. Una vera miniera di aneddoti, ricordi e straordinari squarci di vita artistica che raccontano luci ed ombre di un epoca (un’epopea?) ormai irripetibile.

Un assenza che peserà come un macigno per la cultura musicale italiana, un vuoto che non si colmerà facilmente, né velocemente. Mancherà il suo carattere duro, ma anche la sua pazienza, le sue prospettive, il suo sguardo sempre “al dopo”, rischiando, criticando severamente anche, ma rimanendo vicino agli artisti in caso di fallimenti. Forse qualche lineamento di padre lo aveva...

(Francesco Maggisano)

 

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