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Termoli - P.zza del Papa

Francesco De Gregori

“Mi han coperto di lodi e di sorrisi”. Così recita Giorno di pioggia, tratta dall’omonimo album, denominato "La pecora", del 1974, di Francesco De Gregori.

La sera del 5 agosto 2013 si è respirata la stessa sensazione in Piazza del Papa, gremita di gente proveniente da tutta l’Italia; la città di Termoli ha offerto al cantautore romano la possibilità di presentare una sintesi musicale che va dal 1974 fino al 2012. Si è esibito con la sua band in un concerto gratuito che fa parte dell’ultimo tour italiano Sulla Strada.

De Gregori è un cantautore dalle idee chiare, che evidenzia con estrema naturalezza attraverso le sue canzoni e il suo “mestiere” di musicista. Il sound attuale è rock, intervallato da passaggi folk, sempre più evidente rispetto al passato, con passaggi di musica latina e tracce pop in cui riesce a catturare l’interesse sia dei giovani che di un pubblico più adulto.

C’erano grande attesa e curiosità soprattutto sia sugli arrangiamenti che sulle canzoni che avrebbe presentato, poichè aveva riportato alla luce alcuni titoli che non eseguiva da tempo e difatti il primo brano è stato Il canto delle sirene, tratto da Terra di nessuno del 1987. La veste sonora risulta molto dura ed elettrica ed ha mandato in delirio il pubblico; la chitarra elettrica di Paolo Giovenchi incrocia la morbidezza della voce del cantautore, impegnato alla chitarra acustica.

Il suo approccio, per tutta la serata, è stato divertito e socievole e, salutando tutti i presenti ha anticipato alcuni suoi prossimi brani dell’ultimo album precisando, con tono arguto, che era in vendita… per chi compra ancora i compact disc; annuncia anche che, durante la serata, verranno eseguite a sorpresa canzoni appartenenti alla “gioielleria”, ovvero quei brani, noti, che “non si possono non eseguire”.

Ecco allora la trilogia dall’album Sulla Strada del 2012: la ballata Passo d’uomo, dal tono rilassato e romantico ma dal testo sociale ed attuale, arricchita dai fraseggi country del mandolino e della pedal steel di Alessandro Valle; Bella Époque segue a ruota con un arrangiamento jazzato come nella veste originale in studio per terminare poi con la ballata pianistica Guarda che non sono io che rapisce l’ascolto del pubblico, incantato ed in silenzio. Le ballate di De Gregori sono caratterizzate da toni tenui e smorzati, sentimenti abbozzati alternati ad istanti fotografici, cui fa seguito un rock talvolta spigoloso, più spesso addolcito.

La band sul palco si infoltisce con l’entrata in scena della sezione fiati (sassofono, tromba e trombone) che, con fraseggi ragtime introducono la celeberrima Titanic, uno dei suoi cavalli di battaglia; l’arrangiamento non ha presentato grandi novità, ma è stato piacevole e scorrevole come una nave in alto mare. Inaspettata invece è stata Caterina, cantata con maestria, arricchita  dall’uso dell’armonica, una ballata che ha suscitato brividi a fior di pelle con un arrangiamento semplice, conclusa col il verso: “Per i tetti di Firenze, per poterti conquistare” seguito da un solo strumentale dettato dall’armonica.

La voce sa cogliere piacevolmente momenti di vita fra toni alti e toni bassi, mentre alterna chitarra acustica ed elettrica e fa ampio uso dell’armonica a bocca, affiancato dalla band che lo accompagna da sempre: Alessandro Arianti (pianoforte, piano Wurlitzer, fisarmonica e clarinetto), Paolo Giovenchi (chitarre elettriche), Lucio Bardi (chitarra acustica ed elettrica), Alessandro Valle (pedal steel guitar, mandolino), Elena Cirillo (violino, voce e cori), la sezione ritmica, che vede allineati il “Capobanda invidiato in tutto il mondo” – come lo ha presentato il cantautore – Guido Guglielminetti (basso elettrico e contrabbasso) e Stefano Parenti (batteria) e la presenza, importante, della sezione fiati.

La seconda sorpresa è Il ’56 che inizia proprio con i fiati in evidenza: l’arrangiamento elettrizzante è in chiaro stile rock’n’roll anni ’50 e rimanda, come primo impatto sonoro, al classico Twist And Shout scritto da Phil Medley e Bert Russell; l’artista romano non la suonava davvero da molti anni.

Sempre dall’album De Gregori del 1978 si prosegue con Generale, in veste identica all’originale in studio, con il pubblico che ha cantato, entusiasta, seguendo la voce del cantautore. Da una canzone che parla di guerra ad una che invece parla di pace, dal testo amaro e drammatico, Il panorama di Betlemme, eseguita in chiave rock.

La rilassata Atlantide, riconoscibile già dalle prime note dettate dalla chitarra acustica, è stata presentata con un arrangiamento sobrio e semplice che scorreva limpido e si ascoltava con gusto: il testo pieno di nostalgia arrivava dritto al cuore. Niente da capire, invece, dal tono più “old time”, è stata vivacizzata dall’uso dei fiati che introducevano la canzone ed intervenivano tra il ritornello ed i versi successi; arrangiamento interessante, una sorpresa da questo punto di vista, con De Gregori a giocare con il pubblico ed i musicisti.

Renoir, tra le preferite come arrangiamento, è diventata una ballata morbida e romantica (rispetto alla versione originale su disco) dove la nostalgia delle parole si incrocia con il suono pacato degli strumenti.

Si torna ai classici senza tempo, quale Viva l’Italia, cantata in coro dal pubblico, ballata calda e visionaria resa musicalmente in modo scarno: l’aspetto acustico, chitarra ed armonica, predominante, mentre gli altri strumenti accompagnavano restando volutamente in secondo piano.

Luigi Grechi viene omaggiato con Il bandito e il campione, cantata in veste country tradizionale, che profuma di vento nelle praterie; alla seconda voce la violinista Elena Cirillo. Si passa dal country ad una veste rock vitale ed energica con Per le strade di Roma, canzone sapientemente riarrangiata e già presentata in questa veste sonora nelle precedenti date.

De Gregori abbandona la chitarra e prende posto al pianoforte ed ecco La storia, accompagnata dal coro del pubblico e dai minimi interventi della band, fatto salvo il violino della Cirillo. Questo brano ha avuto, nel corso degli anni, diverse modifiche e quest’ultima esecuzione, dal taglio molto semplice, è davvero interessante e gradevole.

Immancabile, nella scaletta, Ragazza del ’95 dall’andamento latino e suonata con misura e leggerezza, brano in cui la speranza è il fulcro del testo. Le ance hanno giocato le loro carte vincenti, rinfrescando l’aria calda della serata e sostenendo un concerto che incuriosiva canzone dopo canzone.

Un momento davvero topico si è concretizzato con la terza sorpresa, ovvero la riedizione de Il futuro, canzone scritta dal cantautore di Montreal Leonard Cohen ed intitolata originariamente The Future; venne tradotta dal cantautore romano ed incisa poi da Mimmo Locasciulli per il suo album Il Futuro, del 1998. Come appunto precisato da De Gregori stesso, quasi a chiedere perdono, il testo è duro e parla di apocalisse; la versione eseguita, una cavalcata elettrica dura e tesa, tra l’altro molto bella, è davvero di tutto rispetto.

Un guanto, ballata tra l’acustico e l’elettrico in una versione diversa dalle precedenti, risulta davvero godibile, quasi una transizione verso il successivo blues sincopato di Finestre rotte.

Un’ultima sorpresa, che ha concluso il set: l’intro era irriconoscibile, ma lentamente ecco palesarsi una versione lenta e semi-acustica, molto bella davvero, di Vai in Africa, Celestino!.

Ma non finisce qui: il pubblico grida a gran voce il nome Francesco, chiedendo ancora musica, la band sale nuovamente sul palco, De Gregori per ultimo, e si riparte con il delicato valzer country Showtime dal suono magico e rilassato. Si prosegue con la valse-mousette Buonanotte fiorellino ed il pubblico va letteralmente in delirio, tant’è che sembra di respirare la stessa atmosfera di quel 1975, anno in cui uscì l’album Rimmel; il pezzo, peraltro, viene ripetuto, in una versione polverosa, e debordante di rock-blues, in cui Francesco omaggia Bob Dylan.

Si va a chiudere con la bellissima Falso movimento, dove il cantautore veste i panni del crooner d’altri tempi; la sua voce viene accompagnata con garbo dai musicisti mentre il finale viene lasciato ad un assolo di tromba pacato e sentimentale. Ed infine ecco una inattesa Rimmel, cantata in coro dal pubblico, in cui De Gregori si è divertito con l’armonica, suonata con vigore fino ai saluti finali.

Nessuno spazio dunque per quelle parentesi acustiche che il cantautore, con chitarra acustica e armonica, proponeva solitamente nelle sue esibizioni. E, tra le voci del pubblico, invero mai contente, c’è chi ha richiesto, per omaggiare Lucio Dalla, La donna cannone, oppure Sempre e per sempre, ma anche la classica Alice.

Una serata davvero entusiasmante, un’esibizione completa e suonata con un pathos che induce a grandi attese per le prossime esibizioni.

Elenco tracce: 

01. Il canto delle sirene

02. Passo d’uomo

03. Bella Époque

04. Guarda che non sono io

05. Titanic

06. Caterina

07. Il ‘56

08. Generale

09. Il panorama di Betlemme

10. Atlantide

11. Niente da capire

12. Renoir

13. Viva l’Italia

14. Il bandito e il campione

15. Per le strade di Roma

16. La storia

17. Ragazza del ‘95

18. Il futuro (The Future)

19. Un guanto

20. Finestre rotte

21. Vai in Africa, Celestino!

Bis:

22. Showtime

23. Buonanotte fiorellino (versione Valse-Mousette)

24. Buonanotte fiorellino (versione dedicata a Bob Dylan)

25. Falso movimento

26. Rimmel

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In dettaglio

  • Data: 2013-08-05
  • Luogo: Termoli - P.zza del Papa
  • Artista: Francesco De Gregori

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