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Blue Note, Milano

Franco Cerri Quartet

È stato un vero omaggio al Jazz quello che si è tenuto lo scorso 22 settembre a Milano. La scena si apre su uno dei palchi più importanti per il genere, il prestigioso Blue Note, storico jazz club milanese che da anni accoglie i migliori musicisti italiani e internazionali. Molto “jazz” è anche il pubblico: la tendenza alla varietà e alla contaminazione che da sempre caratterizza il genere musicale si ritrova anche tra gli spettatori seduti nel locale. Tra i tavolini si scorgono eleganti coppie davanti a una cena raffinata, personaggi agé fedeli alla linea, esperti del genere, giovani curiosi e appassionati. Un pubblico numeroso e davvero molto vario, a omaggiare la vocazione universale della musica.

Ma l’omaggio principale si trova proprio sul palcoscenico: Franco Cerri, classe 1926, una leggenda vivente del jazz. Il suo fisico minuto è denso di talento, energia e gentilezza. Un saluto veloce al pubblico, e si parte subito con la musica, in un’atmosfera immediatamente magica e raccolta. Cerri si dedica al jazz da una vita: comincia a suonare da autodidatta a cavallo della Guerra, imbracciando la desideratissima chitarra ricevuta in dono dal papà Mario. L’ascesa inizia nel 1945, quando entra nell’orchestra di Gorni Kramer. Da qui è un susseguirsi di successi personali e collaborazioni illustri: suona con i maggiori jazzisti italiani e internazionali: Barney Kessel, Billie Holiday, Chet Baker, Ray Brown, Quartetto Cetra…per citare alcuni tra i numerosissimi. Una carriera tributata alle sei corde, ma non circoscritta alle esibizioni live e ai tantissimi dischi incisi. La vocazione pedagogica di Cerri, che traspare anche dalla cordialità con cui sul palco si rivolge a musicisti e pubblico, si concretizza in trasmissioni Tv e radio dedicate al Jazz, e in un corso di chitarra in sessanta lezioni per il gruppo editoriale Fabbri. Ma soprattutto i Civici Corsi di Jazz a Milano, fondati da Cerri insieme a Enrico Intra. Un impegno costante e proficuo per la diffusione della musica Jazz in Italia: è fondamentale il contributo di questo grande musicista per lo studio e l’affermarsi del genere nel nostro Paese.

Spesso leader di quartetti e quintetti, sul palco del Blue Note Cerri si esibisce con tre talenti affermati a livello nazionale e internazionale. All’organo Hammond le mani potenti di Alberto Gurrisi, abile jazzista ricco di passione. Studioso di pianoforte da molti anni, incontra il jazz nel 1998, e si perfeziona presso i Civici Corsi di Jazz di Milano e frequentando lezioni con grandi organisti. Nel 2003 decide di dedicarsi esclusivamente all’organo, e nello stesso periodo incontra Cerri, con il quale collabora (in live e dischi) stabilmente dal 2007. Ha all’attivo numerosi progetti e collaborazioni, e ha suonato in Italia e all’estero con importanti nomi della scena jazz italiana e internazionale. Numerose le esperienze musicali condivise da Alberto con il chitarrista Alessandro Usai, anch’egli formatosi alla “scuola Cerri” e con lui sul palco del Blue Note. Vincitore di prestigiosi concorsi come il Massimo Urbani e il Chicco Bettinardi, ha accompagnato in concerti e festival europei e internazionali l’armonicista blues Sugar Blue. Con il gruppo milanese Foundaction si è esibito a Umbria Jazz, al Porretta Soul Festival e al Narni Black Festival. Sul palco con Cerri alterna un accompagnamento perfetto al virtuosismo degli assoli, dando prova dell’incredibile affinità che lo lega alla musica. Ultimo tassello di questo quadro “perfettamente jazz”, il batterista Roberto Paglieri. Percussionista ligure di lunga esperienza, ha fama anche come compositore. Ha suonato per anni generi diversi tra loro, per poi passare alla musica jazz. Ha suonato in varie formazioni e big band.

È un’atmosfera insieme raccolta e potente quella che i quattro sanno creare dal palcoscenico del Blue Note. Grandi classici del genere aleggiano tra i tavoli: Bluesette, l’Ellington di Don’t get around much anymore, la leggera (fintantoché si tace il testo!) But not for me, immenso pezzo di Chet Baker. Sulle note di Someday my prince will come non c’è spettatore che resista al canticchiare. E poi ancora Take the A Train, e un’interpretazione di Corcovado

L’armonia della musica, che è specchio della bellissima armonia che i musicisti creano sul palcoscenico. Uomini appassionati e generosi, non risparmiamo applausi e complimenti rivolti al pubblico – Cerri ringrazia infinitamente per la pazienza e la pienezza dell’ascolto – ed eccoli per un bis che porta il nome di One more twelve bars, un blues dello stesso Cerri. C’è tempo ancora per un saluto caloroso con Merci Beaucoup, un ritorno all’orchestra di Gorni Kramer con cui Cerri ha cominciato. Il concerto è finito, ma la musica deve continuare e dunque “Buonanotte…e buon qualsiasi cosa”.

Foto di Roberto Cifarelli

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In dettaglio

  • Data: 2015-09-22
  • Luogo: Blue Note, Milano
  • Artista: Franco Cerri Quartet

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