Sarebbero bastati i due ballerini e i tre musicisti a raccontare al meglio il Tango e le sue storie, senza nulla togliere al pur bravo attore e (di tanto in tanto) cantante Alessandro Haber. Sì, perché il Tango si manifesta essenzialmente attraverso il linguaggio espressivo del corpo sostenuto dalla musica. C’è da dire che lo spettacolo in questione, proposto all’interno del cartellone della 1ª Stagione d’Opera e Concerti del Teatro Mercadante di Altamura, è stato una sorta di zoom ristretto all’universo tanghero di Astor Piazzolla, musicista e compositore argentino (di padre pugliese) che ha dato nuova linfa a questo genere musicale – giustappunto denominato “Tango Nuevo” – conosciuto e amato in tutto il mondo. Haber ha recitato, senza lode né infamia, testi di Luis Borges e Horacio Ferrer che insieme a Piazzolla hanno dato vita a capolavori quali i cicli delle Baladas e delle Milongas. La vera forza dello spettacolo, senza ombra di dubbio, sono stati i ballerini Gioia Abballe e Simone Fiacchini, già campioni europei e vice-campioni del mondo, perfetti nell’incarnazione di tutto quel denso corredo di sentimenti che il Tango porta in sé: passione e tradimento, ma anche speranza e disillusione. I loro corpi, i loro sguardi, i loro respiri hanno raccontato tutto un mondo che, partito dai sobborghi di Buenos Aires intorno al 1880, continua ad affascinare, appassionare e travolgere senza sosta.

Merito soprattutto di una musica che prende, in questa occasione sapientemente riletta dal Trio Porteño composto da Pasquale Coviello alla fisarmonica, Giovanna D’Amato al violoncello e Gennaro Minichiello al violino. Tra i brani attinti dal vasto repertorio di Piazzolla (nella foto a sinistra) sono stati eseguiti: Adiós Nonino, Meditango, Oblivion, Escualo, Violentango, Milonga del Angel, Cancion de las venusinas e la stranota Libertango, che ha infiammato la platea. Uno spettacolo discreto, senza grosse pretese, che potrebbe essere un buon antipasto a opere più complete da proporre per la prossima stagione, magari l’operita “Maria de Buenos Aires”.