ultime notizie

Canzoni&Parole - Festival di musica italiana ...

  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Teatro Geox, Padova

Francesco De Gregori

AMORE E FURTO TOUR

Cantare dal vivo Bob Dylan dopo averlo amorevolmente e meticolosamente tradotto è una sfida importante per il Principe dei cantautori italiani, da sempre innamorato fino alla devozione del Menestrello di Duluth. Una sfida che, al culmine di una lunga e fulgida carriera, dopo aver festeggiato i 40 anni di Rimmel, il suo album più famoso e più venduto, Francesco De Gregori ha deciso di affrontare con il supporto e il plauso del pubblico. L'album Amore e furto – De Gregori canta Bob Dylan, uscito lo scorso ottobre, è senza dubbio uno dei lavori migliori del cantautore negli ultimi anni, e il tour nei teatri che ne è seguito e che si è appena concluso, in vista della ripresa estiva ai primi di giugno, ha registrato un grande afflusso di pubblico di tutte le età (persino di chi, giovanissimo, ha scoperto paradossalmente il grande Bob Dylan proprio grazie al lavoro di De Gregori). Molte le date sold out in questa prima tranche, e sempre ottimo il consenso, sia della critica che del pubblico.

Chi scrive ha seguito tre date del tour, nell'ordine: Bologna il 1 aprile al Teatro Europauditorium (ottima acustica ma palco molto profondo, quindi troppa distanza dalle prime file e di conseguenza visibilità un po' scarsa), Brescia l'8 aprile al PalaBanco (buone sia l'acustica che la visibilità) e Padova il 14 aprile scorso al Gran Teatro Geox, famoso per essere un ottimo luogo per la musica (2500 posti a sedere comodi) con ottima acustica fin dalle primissime file e buona visibilità anche in fondo, nei seggiolini rialzati. La caratteristica di questa prima parte del Tour è che la scaletta del concerto varia ad ogni serata di almeno quattro o cinque canzoni, e mai in due serate consecutive lo spettacolo è stato identico. Seguendo tre date a breve distanza fra loro abbiamo avuto quindi la fortuna di ascoltare circa 35 brani, una decina in più di un normale spettacolo. Questa cosa, era evidente,  ha reso particolarmente divertente il concerto anche per chi lo ha vissuto dal palco, da protagonista sotto ai riflettori. A parte un De Gregori rilassato e in splendida forma che ha festeggiato proprio questo mese i suoi 65 anni portati con grande disinvoltura e dignità, anche i musicisti della sua affiatatissima band hanno dimostrato di godersi ogni sera con grande entusiasmo, nonché innegabile professionalità, l'alternarsi dei brani in scaletta, riuscendo a trasmettere questa curiosità e divertimento anche al pubblico in sala. E questa è stata forse la vera marcia in più di questo tour rispetto ai precedenti live del Principe.

Il concerto, perlomeno in questa prima serie di date,  prevede una parte rigorosamente fissa, quella in cui vengono eseguite otto delle dodici canzoni dell'album dedicato a Bob Dylan e, dopo l'intervallo, una seconda parte di una dozzina di brani, come detto, piuttosto variabili da una serata all'altra, più due o tre bis. Si inizia con uno dei più celebri brani “dylaniani”, quella Desolation road/Via della Povertà che nel tempo ha avuto diverse vesti (ricordiamo ovviamente la versione di De Andrè del 1974, che aveva avuto proprio De Gregori come coautore della traduzione dall'inglese), limature, rivisitazioni per apparire ora impeccabile e perfetta nella sua più recente incisione, e si conclude con l'ultimo bis,  quella Fiorellino#12&35 presente nell'album precedente del cantautore romano, Vivavoce, che omaggia in modo nemmeno troppo velato fin dal titolo  Rainy Day Women#12&35.

Tra il brano iniziale, dove le luci sono blu e solo De Gregori in piedi al microfono al centro del palco appare illuminato, e la festa finale a luci in sala accese dove il pubblico accorso sotto al palco partecipa con entusiasmo con cori e balli, si sviluppa tutta “una serie di sogni” (citando uno fra i più bei brani di Amore e furto stranamente non presente, finora, nei live), un viaggio ad altissimo coinvolgimento emotivo. La prima parte del concerto vede sul palco, a fianco di De Gregori, solo i musicisti che hanno suonato nell'ultimo album. I brani scelti da Amore e furto sono quelli probabilmente di maggior impatto sul pubblico, che più si prestano a una esecuzione live piuttosto pulita, senza suoni eccessivi, che ricrea fedelmente l'atmosfera della versione in studio. Notevole è come sempre l'interpretazione, attenta e precisa, senza sbavature. De Gregori affida a un leggìo pochi fogli che gli serviranno da suggerimento per le canzoni nuove “perché – spiega - “se mi dimentico le parole delle mie canzoni posso cambiarle mentre le canto e nessuno se ne accorge” - mica vero, ce ne accorgiamo eccome e ci fa sorridere la sua capacità di giocare con i sinonimi o semplicemente con le rime mantenendo intatto il significato del verso -  “ma se sbaglio le parole di Dylan rischio che mi quereli!”. Sorride, e lo farà spesso in questi concerti. Poche parole, ma più rilassatezza e maggiore partecipazione emotiva rispetto al passato, o quantomeno è ciò che sembra, a vederlo divertirsi sul palco insieme ai suoi musicisti. In realtà qualche parola la cambia anche qui, e forse di proposito, ma siamo certi che non gli arriverà nessuna querela da parte di Dylan, semmai siamo più propensi a credere ad una attestazione di stima per come ha saputo compiere con grande abilità e profonda conoscenza il “furto” di brani che ha rivestito del suo “amore” per le canzoni ma anche, è evidente, per la lingua italiana.

Il  momento forse più intenso di questa prima parte è l'esecuzione della lentissima Non è buio ancora/ No dark yet, dove il basso di Guido Guglielminetti scava il ritmo e guida la voce del Principe che rinuncia al leggìo richiudendosi in un'atmosfera di intimismo molto toccante. Altri episodi di forte impatto sono l'esecuzione della durissima Mondo politico/Political world, in cui De Gregori fa letteralmente a pezzi, quasi con rabbia, i fogli posti sul leggio, Un angioletto come te/Swwetheart like you e Servire qualcuno/Gotta serve somebody, dove splendidi assoli finali di chitarra elettrica dell'ottimo Paolo Giovenchi strappano lunghi e meritatissimi applausi.

La seconda parte del viaggio passa attraverso canzoni bellissime ma da anni accantonate (Cose, Caterina, L'Angelo, La ragazza e la miniera, La casa, In onda, Adelante, Adelante!),  altre rispolverate solo di recente con immensa gratitudine da parte dei presenti (Pablo, Pezzi di vetro, A Pa', Passo d'uomo, Belle èpoque, Gambadilegno a Parigi, Un guanto, L'abbigliamento di un fochista) fino ai classici sempre cari al grande pubblico e che hanno fatto la storia della musica italiana come Rimmel, Generale, La storia, Buonanotte fiorellino, nella sua splendida versione vicina all'originale, Sempre e per sempre e, immancabile, La Donna cannone (relegata però soltanto ai bis finali). I ritmi si alternano senza soluzione di continuità, non c'è nessuna caduta d'atmosfera, nessun tempo morto. Brani più “intimi” come A Pa' (che apre la seconda parte del concerto) con lo straziante assolo di armonica finale, la bellissima In onda, in cui De Gregori muove le sue mani lunghe ed eleganti lungo la falda del cappello, o L'angelo dove accenna piccoli passi di danza a ritmo di calypso, si alternano all'incalzare di brani prorompenti come L'Agnello di Dio (riproposta con il finale “trascinato” come nell'arrangiamento dell'Arena di Verona con Caparezza) o Battere e levare, con il violino di Lucio Bardi da un lato ed Elena Cirillo dall'altro, che dialogano con la chitarre di Giovenchi e De Gregori in un clima molto caldo e coinvolgente. Una parte da protagonista ce l'ha in questo tour l'armonica a bocca che De Gregori suona con grande trasporto quasi “finché la bocca non sanguina” (citando un verso di Un angioletto come te, primo singolo tratto dall'album Amore e furto ) in alcuni dei brani a nostro avviso migliori di tutto il concerto: La leva calcistica della classe '68, Caterina, Cose, A Pa' appunto e naturalmente le famosissime Rimmel e Buonanotte fiorellino.

Una nota particolare è per Santa Lucia: nelle tre date a cui chi scrive ha assistito, è stata eseguita una sola volta, a Brescia. Forse, essendo notoriamente la canzone di Francesco più amata da Lucio Dalla, suonarla a Bologna sarebbe stato fin troppo scontato. E' una canzone che nel tempo si è caricata sempre più di significato e potenza emotiva, che inevitabilmente spezza il ritmo di qualunque concerto, in qualsiasi punto della scaletta possa venir collocata. Eppure, quando c'è, rappresenta un momento di sublime bellezza in cui in sala cala il silenzio, il respiro si fa trattenuto e gli occhi si velano di commozione, ognuno per il proprio vissuto. Lo stesso De Gregori pare estraniarsi, mentre la canta, accompagnato ora al piano dal bravissimo Alessandro Arianti. Poi tutto si riaccende, dopo il lungo applauso dedicato a Lucio sulle note strazianti del violino di Elena Cirillo che accenna, come sempre negli ultimi quattro anni, la melodia di Come è profondo il mare, e si  ricomincia a viaggiare trasportati dai suoni magistralmente guidati dal “Capobanda” Guglielminetti.

Alla fine, prima dei bis, De Gregori ha una parola di gratitudine per ognuno dei musicisti che l'hanno accompagnato sul palco in questa avventura, e che gli saranno accanto anche durante tutta l'estate. Naturalmente anche noi de L'Isola abbiamo il dovere ed il piacere di citarli nello stesso ordine, a cominciare da Alessandro Arianti alle tastiere e alla fisarmonica, proseguendo poi con la sezione fiati (presenti però solo in alcuni brani, in modo comunque molto incisivo e importante) e cioè: Giorgio Tebaldi al trombone, Giancarlo Romani alla tromba e Stefano Ribeca al sassofono, quindi l'unica presenza femminile nella band, Elena Cirillo al violino e alla voce, Alessandro Valle alla pedal steel guitar, al mandolino e alle chitarre elettriche, Lucio Bardi alla chitarra e al violino, Paolo Giovenchi alle chitarre e Stefano Parenti alla batteria. De Gregori presenta come sempre per ultimo “il Capobanda” Guido Guglielminetti che ha suonato il basso e il contrabbasso elettrico (dipinto a colori sgargianti molto pop) e curato tutti gli arrangiamenti dei brani. Splendide e molto suggestive anche le luci di Andrea Coppini, il quale ha saputo dare ulteriore enfasi e suggestione alla musica del Principe, permettendo al pubblico di vivere una esperienza sensoriale davvero completa. Una bella squadra di professionisti e persone eccezionali, che sono riusciti ad affiatarsi ed interagire con l'artista in un modo che è raro vedere su qualunque palco, che rivela complicità ma soprattutto amicizia genuina (sicuramente anche al di fuori dalle scene) e che ha creato nel tempo il suono definitivo, completo e inconfondibile di Francesco De Gregori. Pensiamo che ogni artista in fondo abbia la Band che merita, ma in questo caso... anche viceversa! Questo forse è il “segreto” che ha permesso alla musica del Principe di superare le difficoltà del mercato discografico e di navigare sempre a gonfie vele soprattutto grazie ai live di ottima qualità (Francesco De Gregori è in tourneè praticamente senza sosta da parecchi anni) e che porta ai suoi concerti più generazioni.

E qui vorrei aggiungere una nota personale: a Padova ero seduta accanto a una giovanissima nonna, con la figlia e la nipotina di 5 anni che le stava in braccio. La bimba si chiama, non per caso, Alice e alla fine, durante i bis, l'ho sentita gridare “Principe, sei il migliore!”, e ho visto il Principe naturalmente sorridere. A Brescia invece avevo vicino una ragazzina di 16 anni. Le ho chiesto l'età alla fine, perché l'ho vista cantare tutte le canzoni a memoria, tutte tranne una per la verità (ma meno nota e piuttosto datata), e mi ha detto di essersi comprata il biglietto in seconda fila risparmiando i soldi della paghetta settimanale. La mamma poi sarebbe venuta a riprenderla a fine concerto. Mi chiedo (e le ho chiesto) quali canzoni della sua generazione canteranno i suoi nipoti o ricorderà lei fra trenta o quarant'anni come i ragazzini o i sessantenni di oggi cantano Rimmel, Alice, o Generale oppure la meravigliosa e forse irripetibile Pezzi di vetro. Non ha saputo rispondermi, e crediamo non ci sia proprio niente (altro) da capire.

Il tour Amore e furto riprenderà ai primi di giugno e proseguirà per tutta l'estate nelle piazze e nei teatri all'aperto di tutta Italia, da Verona a Taormina. La prevendita per la prima data, quella di Verona al Teatro Romano il 3 giugno, è già in corso.

(Articolo e foto diValeria Bissacco)

AMORE E FURTO
Scaletta di Padova, 14.04.2016

Primo tempo
Via della povertà
Acido seminterrato
Non è buio ancora
Servire qualcuno
Non dirle che non è così
Mondo politico
Un angioletto come te
Come il giorno
Secondo tempo
A Pa'
L'agnello di Dio
La leva calcistica della classe '68
L'Angelo
Buonanotte fiorellino
Generale
Cose
La storia
Battere e levare
La ragazza e la miniera
Caterina
Belle époque
L'abbigliamento di un fuochista
Rimmel
bis
La donna cannone
Fiorellino #12&35 

 

Share |

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Data: 2016-04-14
  • Luogo: Teatro Geox, Padova
  • Artista: Francesco De Gregori

Altri articoli su Francesco De Gregori

Altri articoli di Valeria Bissacco