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Auditorium Parco della Musica (Teatro Studio), Roma

Artisti Vari

Giovedì 22 novembre nella sala Teatro Studio Borgna dell'Auditorium Parco della Musica di Roma è salito sul palco il '68. Non un singolo anno ma Vent'anni di Sessantotto, perché gli avvenimenti mondiali che caratterizzarono quello che solitamente è racchiuso simbolicamente in un anno, ebbero effetti e conseguenze che attraversarono quasi due decenni, e tutte le generazioni degli anni Sessanta e Settanta.

Il live di Roma, sotto la direzione artistica di Sergio Secondiano Sacchi e il coordinamento musicale di Alessandro D'Alessandro (a destra nella foto), è la trasposizione in musica del libro Vent'anni di Sessantotto, scritto a sei mani dal Direttore Artistico del Club Tenco (S. S. Sacchi), Sergio Staino e Steven Forti (storico e socio del Club), edito da Squilibri Editore. Del libro L'Isola tornerà a parlare con un importante approfondimento nelle prossime settimane, qui basterà accennare che il testo relaziona la storia con la musica, raccontando come gli accadimenti di quell'anno, le piazze rivoluzionarie, le lotte, gli scontri, le morti, avessero sempre una voce a cantarle, qualcuno che metteva in canzone gli ideali e il dolore, la spinta verso l'alto, la libertà, e il sangue che spesso ne conseguiva.

Dall'apertura di Canio Loguercio che sussurra La Storia di De Gregori al finale corale con Il Palo (L'Estaca) di Lluis Llach, brano catalano simbolo della resistenza al franchismo, in mezzo la più ampia e potente rivoluzione giovanile della nostra storia recente; rivoluzione spesso filtrata e strumentalizzata della quale però mai come oggi è necessario recuperare il senso, la verità, senza inutili veli nostalgici. Questo spettacolo tenta, e riesce, a far questo. E lo fa portando sul palco alcuni degli artisti della nostra musica migliore. Ci porta per il mondo tra il Vietnam cantato da Sara Jane Ceccarelli e la chitarra di Roberto Angelini, e gli scontri del 1 marzo a Valle Giulia nelle voci di Alessio Lega e la Bandajorona, tra la Spagna del brano Che vuole questa gente (con l'Orchestra Bottoni) e il Brasile dell'arresto di Gilberto Gil e Caetano Veloso, del brano di Geraldo Vandré che Sergio Endrigo tradusse in Camminando e cantando reinterpretato sul palco da Andrea Satta, Alessio Lega e Peppe Voltarelli. Dal maggio francese di De André, alla sempre struggente Primavera di Praga nella convincente interpretazione di Massimo Donno; all'Italia dove tra la chiusura dei manicomi e le occupazioni delle principali Università del Paese, in testa alle classifiche svettava Azzurro di Paolo Conte, nella voce di Adriano Celentano: sul palco di Roma un meraviglioso assolo di organetto di D'Alessandro ci riporta indietro nel tempo.  

Le immagini delle piazze messicane, della lotta studentesca di Città del Messico contro le vessazioni e le leggi liberticide del governo, gli omicidi, gli arresti, e poi la grande manifestazione del 2 ottobre indetta dal consiglio nazionale degli studenti in lotta a pochi giorni dell'inizio delle Olimpiadi, lo stato d'assedio della Piazza delle Tre Culture e l'ordine di fare mattanza: numero di morti mai accertato, qualche centinaia. La Tragedia de la plaza de las tres culturas nella voce di Monserrat Olavarria e nella chitarra di Jamie Seves è uno dei momenti più intensi della serata, accanto alla versione di Peppe Voltarelli del brano La Regina senza re (Buttitta-Profazio), sulla storia di Franca Viola, giovane donna ribellatasi per prima alla barbara pratica del “matrimonio riparatore” nella Sicilia del '66. Chiude, prima del finale corale, la delicata potenza del canto di Gabriella Martinelli in Così giovani e vecchi (traduzione italiana di Tan joven y tan viejo). 

Una sola lunghissima canzone: dalla Chicago di Martin Luther King a Varsavia, passando per l'attentato di Berlino al leader del movimento studentesco Rudi Dutschke, per la Cina, il Perù, e il funerale di Sotiris Petroulas nella, di lì a poco, Grecia dei Colonnelli. La sensazione che resta addosso, dopo due ore di musica intervallata dai filmati storici del periodo, è che al di là della lingua utilizzata, della latitudine, della voce, delle parole scelte, della melodia, da Berkeley al Messico, dalla Francia a Praga, non è difficile immaginare i brani che raccontarono quella rivoluzione come un'unica lunghissima canzone, diversa per forma e “colori”, profondamente uguale nella sostanza, nell'essenza.

Uno spettacolo costruito alla perfezione che meriterebbe certamente una visione da parte dei ragazzi nelle scuole superiori, per raccontare loro attraverso il canale più diretto ed immediato esistente, la musica, i fatti per come sono avvenuti e gli ideali che spinsero i passi di quei ragazzi del '68.

 

 

con Roberto Angelini, Banda Jorona, Alessandro D’Alessandro, Emanuele Belloni, Alessio Lega, Canio Loguercio, Massimo Donno, Theodoro Melissonopoulos & Carmelo Cacciola, Antonella Costanzo & l’Orchestra Bottoni, Gabriella Martinelli, Sara Jane Ceccarelli, Monserrat Olavarria & Jaime Seves, Andrea Satta e Angelo Pelini (Têtes de bois), Peppe Voltarelli, tra i musicisti Antonio Ragosta, Sasà Calabrese e Raffaele Di Fenza.

Ph. Cristina Canali

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In dettaglio

  • Data: 2018-11-22
  • Luogo: Auditorium Parco della Musica (Teatro Studio), Roma
  • Artista: Artisti Vari

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