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Bologna, Teatro delle Celebrazioni

Alice

VIAGGIO IN ITALIA
Alice canta Battiato, Dalla, De André, De Gregori, Gaber, Di Martino (&)

Riascoltare dal vivo Alice è sempre una esperienza intensa e preziosa. Artista raffinata dal fascino luminoso, la si ritrova sul palco sempre con emozione genuina e sobria eleganza. Assistere ad un suo concerto ti conduce in un’altra dimensione, quella dell’ascolto puro e semplice, del tempo che pare rallentare fino quasi a fermarsi, del sogno che prende forma e voce, della bellezza naturale.  Quella stessa bellezza che lei canta, dando la propria splendida voce nientemeno che a Giovanna D’Arco in Morire d’amore, brano di Mino Di Martino, che è salvezza del mondo. Carla Bissi conserva la potenza e l’estensione vocale che aveva fin da giovanissima: possiamo senz’altro dire che la sua voce non è poi molto cambiata nel corso del tempo, non è invecchiata, perché in fondo non è mai stata acerba, nemmeno agli inizi della carriera. Quella che un tempo era una voce sorprendentemente potente e decisa, ora si è forse un po’ scaldata e addolcita con l’esperienza, ma è sempre limpida e sicura, soprattutto nei toni alti. È una voce che si emoziona e che sempre emoziona profondamente. E poco importa se il raffreddore di questa serata primaverile “sporcherà” appena la sua interpretazione altrimenti impeccabile; conoscendo da sempre le sue doti e il suo talento, si può senza alcun dubbio essere comprensivi, come lei stessa chiederà al pubblico affrontando un brano vocalmente molto impegnativo come Prospettiva Nevsky.

Ma cominciamo dall’inizio il nostro racconto di una insolita serata di pura bellezza e grandissima musica. Il 27 marzo scorso Alice ha fatto tappa nella città di Bologna, al Teatro delle Celebrazioni, con il suo spettacolo Viaggio in Italia (titolo ripreso da un suo album del 2003), che sta portando nei teatri italiani con grande successo dalla scorsa stagione. “Quando è nata l’idea di produrre una serie di concerti intitolati Viaggio in Italia (…), stavo lavorando a due altri progetti ai quali tengo moltissimo. Però, destino ha voluto che venissi chiamata per cantare insieme a Ron un brano inedito di Lucio Dalla, Almeno pensami, addirittura a Sanremo. (…) Ebbene sì, è bastato questo per farmi immergere nuovamente nella bellezza di certe canzoni italiane d’autore.” spiegava la cantautrice ed interprete forlivese alla stampa, annunciando la tournée. E quindi, nel buio del teatro, in religioso silenzio ci si appresta ad incontrare i giganti della musica italiana reinterpretati da una delle più belle voci femminili che abbiamo la fortuna di avere quando, illuminata da poca luce azzurra appare la sagoma di Alice, elegantissima giacca di raso blu notte e pantaloni neri (accostamento insolito che denota indubbiamente un carattere deciso), seduta alla tastiera al centro del palco. Ad accompagnarla, due musicisti eccellenti: Carlo Guaitoli al pianoforte a coda e sintetizzatori e Antonello D’Urso (poliedrico chitarrista in questo periodo in tour anche con Luca Carboni e Angelo Branduardi) alla chitarra acustica ed elettrica.

Improvvisamente, si viene proiettati in un tempo rarefatto e parallelo, in un’atmosfera quasi irreale. Il concerto si apre infatti con Un blasfemo di De André, brano che lascia inchiodati alle poltrone perché intenso quanto inatteso, in una interpretazione struggente e di grande forza espressiva. E così, passando da una perla all’altra, pescando dal repertorio dei più grandi cantautori, la voce di Alice arriva come una carezza, altre volte come un graffio, altre volte ancora come un canto nostalgico, oppure un grido di speranza, più spesso come un invito alla riflessione e a una riconciliazione con il mondo. Da un luogo immaginario come Atlantide, alla trasvolata di “un pesce con le ali”, nel cielo di Bologna o attraverso il camino di Aushwitz, dal calore  del Vesuvio fino ai 30 gradi sottozero e ai balletti russi, le immagini evocate dalla grazia e dalla intensità della voce di Alice, così diverse da come ce le ricordavamo cantate in origine, ci coinvolgono e ci accompagnano in un viaggio drammaticamente reale e deliziosamente fantastico allo stesso tempo.

Momenti di particolare intensità sono gli omaggi a Giorgio Gaber con quello che la stessa Alice definisce probabilmente il testamento dell’autore, Non insegnate ai bambini, e a Lucio Dalla, particolarmente toccante perché proprio nella sua città. Del cantautore bolognese Alice esegue Il Cielo, già inserito nel suo album Samsara del 2012, e Almeno pensami, l’inedito a portato a Sanremo da Ron. Molto belli e sentiti sono anche gli omaggi a Claudio Rocchi  con due splendidi brani e a Giuni Russo, con una poesia di Totò musicata dalla straordinaria artista palermitana.

In questo spettacolo, Alice presenta anche alcune bellissime proprie canzoni come Dammi la mano amore, Il sole nella pioggia e Veleni, ed è solo dopo oltre la metà del concerto che si appresta ad interpretare Franco Battiato. L’atmosfera si scalda via via e il pubblico, all’inizio molto serio e compito (o solo semplicemente molto educato, senza i telefonini accesi, almeno per buona parte del concerto), si fa sempre più affettuoso: gli applausi tra un brano e l’altro si colorano di grida e fischi di approvazione. La platea si è ormai sciolta e accoglie con grande calore e sostegno l’impegno di Alice nel portare a termine il concerto nonostante la non perfetta forma fisica. Lei sorride moltissimo con quel suo modo aperto e spontaneo, restituisce simbolicamente l’abbraccio del suo pubblico allargando le proprie braccia, e regala un’interpretazione da pelle d’oca de La cura, perla tra le perle del maestro (nonché dell’intera discografia italiana) al quale dedica emozionata l’applauso finale.  

Nonostante i grandi autori omaggiati in questo concerto e gli ottimi musicisti sul palco, impeccabili e attenti a non “invadere la scena” , la protagonista assoluta è lei, donna coraggiosa e di rara umiltà che ha donato tantissimo alla musica italiana e alla quale, forse, non è stato riconosciuto e restituito abbastanza. Alla fine, il pubblico chiede e si aspetta i grandi successi, e durante i bis tutto il teatro si riversa sotto al palco per cantare insieme ad Alice i suoi “cavalli di battaglia”, le immancabili Il vento caldo dell’estate e Per Elisa. Lei ci sta, si dà fino alla fine anche se sofferente, anche se il pubblico che la ama lo sa bene: Alice non è Per Elisa, o almeno non solo. Alice è molto altro e, se davvero ce ne fosse stato bisogno, l’ha già dimostrato nel corso di questa serata, una volta di più. E allora benvenuta anche l’ironia di quella frase (che sfido ogni donna a non averla mai pensata riferita alla nuova compagna di un proprio ex), quell’“e poi, non è nemmeno bella!” che ci congeda da una serata di lenta, preziosa quanto necessaria ed autentica Bellezza.
Restando in attesa dei due nuovi progetti di cui ci parlava all’inizio…

Report e foto di Valeria Bissacco 

Scaletta Bologna 27/03/2019

Un blasfemo
Atlantide
Lindbergh
Non insegnate ai bambini
Almeno pensami
Il cielo
Auschswitz
Il contatto
Dammi la mano Amore
Morire d’Amore
‘A cchiù bella
L’umana nostalgia
La realtà non esiste
L’era del mito
I treni di Tozeur
Prospettiva Nevski
Nomadi
La cura
Veleni
Il sole nella pioggia
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Il vento caldo dell’estate
Per Elisa

 


 

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In dettaglio

  • Data: 2019-03-27
  • Luogo: Bologna, Teatro delle Celebrazioni
  • Artista: Alice

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