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Arena Castello di Mola Di Bari

Maul: dieci anni senza Enzo Del Re

Enzo Del Re aveva una forza espressiva fuori dal comune. Nei testi, nel modo di stare sul palco, nel rifiuto di ogni convenzione e persino di strumenti tradizionali, era (ed è ancora) un’entità che univa il cielo con la terra, in un unico canto, ma senza sforzo e per sottrazione. Lui e la sua sedia portavano messaggi, arrivando senza filtri nel petto di chiunque lo stesse a sentire, in maniera inevitabile. Senza sconti, senza rete, era così e basta. Un martello con un sottofondo di dolcezza ben celata da barba, occhiali e cappello, una freccia che parlava di rivoluzione, di uguaglianza, di gente povera e di fatica, che dalle sue parti si sovrappone alla più consueta locuzione, quella di lavoro, doppiandola e sostituendola. Questa forza che veniva dalla più sincera voglia di dire quel che brucia nelle viscere, suona ancora fortissima, a dieci anni di distanza dalla sua morte. Ne abbiamo avuto (ulteriore) prova giovedì 2 settembre, nell’Arena Castello di Mola di Bari, assistendo all’omaggio che ha visto sul palco artisti, canzoni, e il vento.

Un vento forte, deciso che dal mare portava una forza uguale a contraria a quella che, immediatamente di fronte, proveniva dal palco. Nel mezzo, lui e le sue canzoni riviste e ricantate mirabilmente da musicisti di razza che hanno riscritto e reinterpretato ciò che di più difficile non si può. Maul, promosso da Puglia Sounds e dal Comune di Mola, in accordo con l’associazione culturale ETRA E.T.S. e con la libreria Culture Club Café, si regge sul cuore e sulle spalle di Timisoara Pinto che da anni ne cura la direzione artistica, dopo aver dedicato all’artista molese un libro, e di Annamaria MinunnoDomenico Sparno e Luciano Perrone. Una squadra vincente che negli anni, dieci per l’appunto, da quando Enzo Del Re non c’è più, porta a Maul il manifesto di quel canto puro e materico, declinato in suoni e forme sempre diverse. Dopo un prologo intessuto di parole e scambi e guizzi e provocazioni tra Andrea Satta sul palco e Ascanio Celestini in collegamento dalla Svezia, si è entrati nel vivo della serata musicale. Una serie di perle che hanno tenuto il pubblico fermo immobile, pur se sferzato dal freddo, ad ascoltare in un crescendo rossiniano di intensità. Ne citiamo alcune: Peppe Barra, dio in trono e cappelluzzo, in apertura con Avola; Tonino Zurlo, scatenatissimo e intento a smuovere le coscienze e le scatole craniche, con un invito a guardarsi di nuovo negli occhi e non attraverso un telefono; la coppia Brega/Orengo in un  Figliolo caro davvero emozionante; Erica Mou con una versione sorprendente e piena di carattere di U navgand, riarrangiata con Molla (molto diversa dalle sonorità a cui ci ha abituato); a Roy Paci, accompagnato dal fisarmonicista Carmine Ioanna, il compito di cantare Lavorare con lentezza e una inattesa Malarazza, intonata da tutti noi; a Ginevra Di Marco l’onore di chiudere con T’ador e t’ ringraz, di una bellezza tale da mettere a tacere persino i bambini pestiferi che gironzolavano tra le sedie.



Difficile narrare, si teme di far torto a tutti. L’unica è esserci l’anno prossimo per raccogliere a mani larghe un bagaglio di cose, voci, suoni, sensazioni, dialetti, evocazioni e tempeste. Sempre w Enzo Del Re.

Foto di Mariagrazia Proietti

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In dettaglio

  • Data: 2021-09-02
  • Luogo: Arena Castello di Mola Di Bari
  • Artista: Maul: dieci anni senza Enzo Del Re

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