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Milano, Teatro della Cooperativa

Gang & Daniele Biacchessi



"La sirena chiama otto ore/così è da una vita

timbri un altro giorno, tiri avanti/senza via d'uscita
I dialetti soffocati/nel regno del rumore
Al reparto verniciatura/non passano le ore
E la nebbia che ci assale/ci confonde giorno e sera
Sembra tutta una stagione/inverno e primavera".

Sesto San Giovanni, brano scritto nel 1993 dai fratelli Sandro e Marino Severini insieme a Massimo Bubola alla produzione, descrive la quotidianità del lavoro in fabbrica: un’occupazione ripetitiva, alienante, che ruba l’anima. I Gang, durante la loro quasi quarantennale carriera, hanno spesso raccontato nelle loro canzoni il vissuto dei lavoratori: vicende metropolitane o contadine, legate alla storia o all’attualità, a volte drammatiche, talvolta, invece, aperte alla speranza. Daniele Biacchessi, giornalista e scrittore, da quasi vent’anni utilizza invece il teatro come mezzo espressivo per affrontare tematiche civili come la lotta alla mafia, gli abusi ambientali, la Resistenza e, non ultime, le problematiche legate al mondo dell’occupazione. Insieme, Biacchessi e i Severini hanno realizzato uno spettacolo di teatro-canzone dedicato a quest’ultima tematica, intitolato ‘Il lavoro: la conquista della dignità’ e presentato in anteprima lo scorso 16 gennaio al Teatro della Cooperativa di Milano.

Tra narrazione e musica, sono state rievocate figure di lavoratori, uomini e donne, protagonisti di episodi tragici o divenuti punti di riferimento per il positivo esempio che hanno rappresentato. Il racconto di Biacchessi si è dipanato lungo i sentieri del variegato universo del lavoro: la realtà operaia, gli infortuni e le condizioni insalubri nelle fabbriche, il mondo contadino, la drammatica situazione degli immigrati dediti agli impieghi stagionali nel Sud Italia, l’anonimato di chi ogni giorno sopravvive a stento tra precarietà e retribuzioni inadeguate.

 

I fratelli Severini hanno invece inframmezzato la narrazione con brani musicali, attingendo al loro vasto repertorio ma anche a quello di altri artisti, dimostrando grande sensibilità nel cantare i valori della memoria storica, dell’equità, della giustizia sociale, della solidarietà. La vita in fabbrica descritta in Sesto San Giovanni è al centro anche di un’altra canzone presentata durante lo spettacolo, Non finisce qui, in cui si fa riferimento all’avvelenamento da amianto:

“Quella fabbrica mio padre/la ingoiò tutta d'un fiato
Alla Breda ferro e fuoco/come fosse un condannato
Ferro e fuoco, fuoco e ferro/e polvere d'amianto
Prima ti avvelena il sangue/poi diventa cancro…”

A questo proposito Biacchessi, raccontando il processo contro la Eternit, ha precisato come l’azienda non abbia riconosciuto alcun risarcimento alle parti civili e che il procedimento non si è ancora concluso. Il giornalista ha anche ricordato la figura di Giambattista Tavarelli, lavoratore della Breda, che morì nel 1999 dopo essersi speso nel denunciare i pericoli dell’avvelenamento da amianto. Un momento molto toccante è stato rappresentato da Concetta, canzone dedicata a Concetta Candido, una ragazza che si diede fuoco nel 2017 nella sede dell’INPS di Settimo Torinese per aver perso il posto di lavoro senza percepire alcun sussidio; la giovane, fortunatamente, sopravvisse al drammatico episodio. Dieci anni prima, sempre a Torino, sette operai avevano perso la vita nell’incendio della Tyssenkrupp a causa di impianti obsoleti e della costante violazione delle norme di sicurezza. Biacchessi ha puntualizzato come, pur essendo stati individuati i responsabili della tragedia, nessuno di loro abbia scontato alcuna pena carceraria. Altro personaggio significativo rievocato nel corso della performance è Maria Santilloni Cavatassi, di estrazione contadina, attiva nella Resistenza, ma anche impegnata nel sindacato a favore di giustizia, pace, libertà e diritti delle donne. A lei è ispirata la canzone A Maria:
“A Maria che ha sempre condiviso/quelle stagioni che fanno l'abbondanza
Che ogni volta fanno nuovo il sogno/quello sospeso fra il seme e la speranza…”

 

Molto diversa è l’immagine femminile ritratta in Vincenzina e la fabbrica di Enzo Jannacci, brano intriso di ironia e di malinconia: la protagonista è una ragazza venuta dal Sud, smarrita nel grigiore di una grande città, che si ritrova ad affrontare l'impatto con il disagio della realtà metropolitana e industriale. Come ha commentato Biacchessi, Vincenzina si trova sola davanti ai cancelli della sua fabbrica, avvolta da una densa coltre di nebbia invernale, nel buio delle prime ore del mattino e del tardo pomeriggio; pertanto, non vede mai il sole e la luce: “la classe operaia non va mai in paradiso” è l’amara considerazione del narratore.

Un altro episodio citato dallo scrittore è quello degli scioperi del 1979-1980 a Mirafiori. Molti ricorderanno la complessa vicenda: i 14.000 licenziamenti dei lavoratori della Fiat, la collocazione di 23.000 impiegati in cassa integrazione, le trattative dei sindacati, gli scioperi, le agitazioni, l’occupazione della fabbrica e, infine, la discesa in piazza di quarantamila tra impiegati e quadri che segnò la sconfitta del movimento. I brani musicali legati a questo periodo sono Sebastiano e O cara moglie di Ivan Della Mea.

Biacchessi, che più volte ha riportato le riflessioni di Mario Tronti e di Giuseppe Di Vittorio, ha infine fatto riferimento alle drammatiche vicende dei braccianti stranieri impiegati nei campi di raccolta dei pomodori e della frutta, sfruttati, sottopagati, picchiati e a volte persino uccisi. Fortunatamente uno di loro, Aboubakar Soumahoro (qui in una foto di repertorio), è riuscito ad emergere dall’anonimato e a divenire un punto di riferimento per gli altri lavoratori. Il brano che conclude lo spettacolo è Saluteremo il signor padrone, canto delle mondine che allude alla loro dura esistenza nelle risaie e celebra la fine del periodo di raccolta, che per le donne rappresentava un vero e proprio ritorno alla vita.

Infortuni sui luoghi di lavoro, tragedie rimaste tuttora senza risposta, sofferenze nell’anonima quotidianità di chi si sacrifica per ottenere il minimo indispensabile per sopravvivere sono tristi realtà all’ordine del giorno. Probabilmente una canzone o uno spettacolo teatrale non potranno garantire la tutela dei diritti dei lavoratori o individuare i responsabili degli incidenti che ogni anno provocano migliaia di vittime. Il teatro, però, può dare il proprio contributo, raccontando storie che preservino la memoria del passato e che infondano fiducia in un futuro in cui lavoro e dignità possano divenire un binomio indissolubile.

Ricordiamo che lo spettacolo è stato patrocinato dalla sezione A.N.P.I. “Martiri Niguardesi” di Milano-Niguarda.

foto di Giuseppe Verrini

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In dettaglio

  • Data: 2022-01-16
  • Luogo: Milano, Teatro della Cooperativa
  • Artista: Gang & Daniele Biacchessi

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