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Auditorium Parco della Musica, Roma

Eugenio Bennato

Evviva il senso della bellezza che va nel mondo e lo può cambiare”, così recita un frammento della canzone di Eugenio Bennato, W chi non conta niente, scritta prima del lockdown e che dà il titolo al suo spettacolo, tenuto all’ Auditorium Parco della Musica di Roma e trasmesso in streaming lo scorso 30 dicembre 2020 sul canale YouTube dell’Auditorium (in replica anche il 24 gennaio 2021). Un’iniziativa che nasce per volontà della Fondazione Musica per Roma e che nel periodo natalizio ha visto molti artisti avvicendarsi sul palco, tra i quali Ambrogio Sparagna, Paolo Fresu, Ascanio Celestini, Alfio Antico, Peppe Servillo. “La musica non può fermarsi”, come dichiara lo stesso amministratore delegato Daniele Pitteri: “non sappiamo per quanto tempo le sale di spettacolo e da concerto potranno riempirsi a metà o non riempirsi affatto, trasferendosi sul digitale”.

Ma tornando al concerto, in un’atmosfera raccolta, inusuale per gli appassionati dei ritmi di contrabbando, ecco Bennato sul proscenio; dietro il silenzioso vuoto della platea, davanti gli sguardi complici dei suoi musicisti e dell’ensemble Le voci del Sud. Oltre le telecamere, invece, la trepidante attesa dei fan, sintonizzati in religioso silenzio, quasi predisponendo l’animo a rinnovare i sacramenti del viver comune. Impugna le sue armi, il maestro Eugenio. Chitarra classica e chitarra battente, sinfoniche catapulte belliche, esaltate dal vigore della chitarra elettrica di Ezio Lambiase e dalla seduzione della chitarra acustica e del basso di Mujura, incalzate dalle percussioni e dalle voci di Daniela Dentato (mezzosoprano) e di Angelo Plaitano (baritono). A questi si aggiungono le splendide armonizzazioni vocali di Sonia Totaro, Letizia d’Angelo (soprano), Laura Cuomo (contralto), Francesco Luongo (tenore) e dalla dirompente eleganza del basso e del pianoforte di Edoardo Cartolano. Un mix di suoni, voci e colori pronti a scagliare, sopra ogni limite imposto da un “potere senza luce”, il senso della bellezza; anima di un rinnovato rito salvifico attraversato dalla dimensione della parola, scelta sapientemente e dalla struggente melodia, tesa a sottolineare, ancora una volta, un’incrollabile fiducia nella redenzione dell’uomo.

Un rito laico a partecipazione corale quello andato in onda, percorso da intense vibrazioni emozionali provenienti da tutti i Sud del mondo, a sottolineare come ogni singola storia ci appartenga, ci possegga dalle viscere al di là di ogni limite, al di là di ogni confine politico, temporale e geografico. “Anche se noi ci crediamo assolti siamo lo stesso coinvolti” nella grande storia dell’umanità, un concetto questo caro a De André e che possiamo ritrovare anche nel testo di Torre Melissa, brano di Eugenio che dedica al paesino in provincia di Crotone, che giusto due anni fa si mobilitò in massa per salvare 51 profughi curdi che naufragarono sulla loro spiaggia. Assistere ad uno spettacolo di Eugenio Bennato è catartico, ci ri-scopriamo naviganti, in ascolto di storie infinite, le cui voci soffocate riemergono nella ferma determinazione ad armare il pensiero di consapevole co-presenza contro l’odierna ideologia della paura di tutto ciò che può essere altro. Proprio nella possibilità di essere altro emerge “il sentimento che va a riprendersi il suo movimento” in una non troppo lontana e auspicata Notte del giorno dopo, dove ogni abitante del pianeta è indispensabile alla stesura di nuove e ribelli note sul pentagramma del tempo, per suonarle con i persuasivi strumenti della con-sider-azione nella grande e libera festa del senso della Bellezza. 

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In dettaglio

  • Data: 2020-12-30
  • Luogo: Auditorium Parco della Musica, Roma
  • Artista: Eugenio Bennato

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