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Maurizio Maiotti e Graziano Dal Maso

Formidabili quegli anni - La storia del beat in Italia in una grandiosa opera editoriale

Da una idea di Maurizio Maiotti, direttore della rivista Jamboree, un periodico che si occupava di musica rock anni ’50, coadiuvato da Graziano Dal Maso, grande appassionato di musica anni Sessanta, nasce la volontà di elencare e raccontare tutti i gruppi italiani nati nel periodo di tempo che va dal 1964 al 1969. Jamboree non esiste più dal 2017 ma la passione per la musica da parte di Maurizio e Graziano non è certo scemata.

Il progetto nasce con l’intenzione di ‘fotografare’ un periodo cruciale della musica italiana, un periodo in cui i complessi, così si chiamavano le band dell’epoca, regnavano incontrastati.
I suoni che arrivavano dall’Inghilterra, il fascino delle chitarre, la semplicità delle canzoni, il mito dei Beatles, degli Stones, degli Animals e delle numerose band che portavano nuovi suoni grazie ai molti 45 giri che circolavano tra i ragazzi, fece esplodere il fenomeno beat anche in Italia. Oggi abbiamo tra le mani il primo volume dell’opera che va sotto il nome di ‘1964 – 1969 I complessi musicali italiani - La loro storia attraverso le immagini’ (307 schede musicali, più di 600 pagine corredate da informazioni e da moltissime fotografie di copertine di dischi, manifesti, spartiti ed altro ancora) a cui seguiranno presto ulteriori volumi. Piccolo particolare che denota però la grandiosità dell’opera: in questo primo volume sono elencati e commentati solo i complessi italiani il cui nome inizia con la lettera A (non è un errore, solo la lettera A!).

Le prossime edizioni avranno una periodicità annuale e sono previsti altri otto volumi per portare a compimento questo importante studio mai fatto prima d’ora in Italia.
Il prezzo di vendita del volume è di 64 euro. La spedizione in Italia per una singola copia costa 7 euro tramite corriere SDA, ma si possono ordinare anche più copie con spesa complessiva di 11 euro. Il secondo volume che conterrà le band il cui nome inizia con le lettere B e C è atteso per l’inizio dell’anno prossimo. Ogni volume avrà un indice specifico e, come dicevamo, al termine dell’opera sono previsti 9 volumi in tutto e ci sarà un indice generale allargato a tutto il lavoro. Siamo andati alla fonte e ci siamo fatti raccontare meglio da Maurizio Maiotti come nasce tutto questo. Partendo dall’inizio.
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Maurizio, come ti è venuta l’idea di questo grandioso progetto?
Il progetto nasce nella metà degli anni ’90 con l’idea di fare un volume che raccontasse le storie dei gruppi revival anni 80-90 di rockabilly, garage, blues e country, quelli trattati dalla mia rivista Jamboree, per intenderci. Ho quindi iniziato il lavoro e ho voluto fare anche un capitolo introduttivo riguardo ai complessi dell’epoca per spiegare l’evoluzione del movimento. Le informazioni raccolte erano talmente tante che mi hanno portato a pubblicare, dopo 10 anni di ricerche e lavoro, il famoso cofanetto contenente due volumi di 850 pagine, dedicato al pre-beat1944-1963 (vedi foto qui sotto).

 

Il successo ottenuto mi ha poi solleticato l’idea di provare a fare lo stesso anche per il periodo beat (1964-1969) e così ho iniziato le ricerche, sicuro di riuscire a mettere insieme il materiale necessario. Non sapevo però a cosa stessi andando incontro e da lì a poco si sono aperte migliaia di porte e sono comparsi dal nulla un’infinità di band minori da tutta Italia. Avevo quindi due possibilità: lasciare perdere il tutto oppure rimboccarmi le maniche e continuare.
L’arrivo provvidenziale di Graziano Dal Maso, il coautore di quest’opera, mi ha dato la forza e la determinazione per continuare. E così, insieme, abbiamo attraversato periodi positivi ma anche difficili, per quando riguardava la raccolta del materiale. Ho girato l’Italia per incontrare di persona molti di questi musicisti. Arrivati poi ad avere raccolto oltre 1300 schede abbiamo deciso di cambiare il progetto iniziale e fare dei volumi separati per velocizzare il lavoro, per iniziare a presentare qualcosa e per dare delle scadenze più precise ai vari musicisti. Così, dopo un 2020 di duro lavoro, ecco finalmente il primo volume di questa collana.

In questi giorni è uscito il primo tomo di 610 pagine dedicato esclusivamente per i tempi che stiamo attraversando, ai complessi il cui nome inizia con la lettera A: quando uscirà il secondo volume e quando pensi possa essere completata l’opera?
Dopo aver vissuto e sudato la lavorazione del primo volume e la successiva ricerca di sponsor che, come puoi immaginare, non è stata purtroppo molto positiva, non mi è facile dare delle tempistiche per l’uscita del prossimo e nemmeno valutare una data precisa per la chiusura dell’intero lavoro. Mi sono prefissato di uscire col secondo per gli inizi del 2022 ma dipende tutto da molti fattori. La mia priorità è sempre quella di fare un lavoro il più completo possibile e molto curato nei particolari. Inizieremo comunque a lavorare concretamente al secondo e al terzo volume, a partire da questo mese (Aprile 2021) e cercheremo di completare e impostare anche tutte le altre schede in nostro possesso fino alla lettera Z, così da avere una situazione più controllata e forse riuscire a calcolare anche il numero esatto di volumi. L’unica incognita è la quantità di complessi che da tutta Italia vogliono essere inseriti nei nostri volumi. Ogni settimana ci sono delle sorprese: il nostro è davvero un lavoro in progress.

Prima accennavamo al fatto che anni fa avevi pubblicato un cofanetto con due volumi dedicati al periodo pre-beat (1944 – 1963): com’è stata quella esperienza editoriale? Hai ancora rapporti con i musicisti con cui eri entrato in contatto?
È stata un’esperienza molto positiva, forse uno dei miei lavori più riusciti e con maggiori riscontri. Pensa che questi cofanetti continuo a venderli ancora oggi. Ormai ne sono rimasti solo un centinaio su una tiratura iniziale di 1000 copie. Sono rimasto in contatto con Gerry Ettore Bruno dei Brutos, Roby Matano dei Campioni, Roberto Derossi dei 5 Astor e pochi altri poiché, purtroppo, tanti ormai non sono più tra noi. Grazie alla loro disponibilità ho potuto però lasciare una splendida testimonianza scritta e fotografica delle loro orchestre, un aspetto che altrimenti sarebbe andato perduto.

Torniamo al nuovo lavoro. La parte iconografica del volume sui complessi beat è rilevante: le foto facevano parte della vostra raccolta o siete riusciti ad ottenere molto materiale direttamente dalle band citate?
Le immagini sono state fornite tutte dai diretti interessati e ci sono tantissime foto splendide sia per quanto riguarda le divise delle band, la loro strumentazione, oggi si direbbe basica, i luoghi dove suonavano e i mezzi di trasporto che utilizzavano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Io come editore, con la collaborazione di molti altri collezionisti, ho messo a disposizione le copertine di dischi, le cartoline promozionali, i manifesti, gli spartiti e i ritagli dei giornali e delle riviste dell’epoca. Le riviste musicali fondamentali nel periodo beat italiano erano Ciao Amici, Giovani e Big.

Personalmente avendo vissuto quel periodo mi sono emozionato nel rivedere gli abiti dei ragazzi (I Balordi, le Anime Nere, Gli Apostoli ad esempio), le strumentazioni economiche delle band, le minigonne delle ragazze, i tagli di capelli improponibili...
Tutto questo è un aspetto importante del periodo ed è quello che ho voluto far emergere in questo lavoro per lasciare una traccia e testimoniare quello che per i giovani dell’epoca era la vita, il divertimento e, naturalmente, i sogni.

Anche secondo te il beat italiano - quel periodo che va dal 1964 al 1969 - è stato uno dei periodi più creativi (di sicuro il più coinvolgente) della musica nel nostro Paese?
Direi di sì, certamente uno dei più interessanti. Ho apprezzato e seguito molto anche il movimento dalla metà degli anni ’50 fino ai primi anni ’60 e anche in quel periodo, seppur con modalità diverse, la musica era dominante. Veniva presa più seriamente e ogni musicista era veramente un professionista. Nel periodo beat invece era subentrato per molti l’aspetto del divertimento, la possibilità di fare colpo sulle ragazze e quindi spesso la qualità lasciava desiderare. Con l’ondata successiva verso la fine deli anni ’60, si è poi ripreso, a mio parere, a fare musica con più professionalità. Quindi per rispondere fino in fondo alla tua domanda direi che il beat è stato un periodo decisamente intenso, coinvolgente e utilissimo a far esplodere i mille rivoli di cui si è nutrita la musica sul finire degli anni Sessanta e inizio Settanta.

Nel quartiere dove abito, nella periferia nord di Milano, in molte cantine e nei garage, provavano molti complessi per esibirsi poi negli spettacoli scolastici o parrocchiali, ma penso che fosse così in tutta Italia.
Assolutamente sì, era l’unico modo per i ragazzi di socializzare, uscire di casa, ritrovarsi, avere un ruolo importante nel gruppo, inseguire qualche sogno. Questi ‘gruppetti’ erano davvero tantissimi, anche se poi pochi sono riusciti a entrare in sala di registrazione. Qualcuno ottenne qualche ingaggio nei locali, ma la maggioranza arrivarono a suonare davanti ad un pubblico solo in parrocchia, o a qualche festa, e la loro storia si fermò lì. Tra le tante schede che abbiamo raccolto ci sono anche alcuni di questi complessini, come si chiamavano all’epoca, ripresi dal vivo, in concerto.

In questo primo volume c’è qualche storia particolare legata a qualche gruppo che inizia con la lettera A?
Sicuramente. Mi piace ricordare la storia degli Alti e Bassi, una band napoletana, quella di Ambra Borelli e Le Gatte, i milanesi Le Anime nati dalla fusione di due complessi locali (che casualmente avevano lo stesso nome) e poi alcune curiosità legate agli esordi degli Alunni del Sole. Vi sono però anche brevi storie di complessi sconosciuti che hanno fatto un singolo e di cui anche ipiù incalliti collezionisti non ne sapevano nulla come Gli Alfieri. A Trapani c’erano, per esempio, Gli Angeli che hanno fatto una serie di 45 giri di cui ignoravamo l’esistenza. Insomma, un mondo tutto da scoprire…

Molto utile la Bibliografia Illustrata inserita al termine del volume
Esatto, hai usato il termine giusto, la bibliografia è stata molto utile per seguire le tracce di molte band. Ci è sembrato molto importante poi inserire le foto dei 45 giri e degli LP, un aspetto a cui tengo molto per dare completezza a questo lavoro e per fare chiarezza soprattutto nel caso di gruppi come gli Apaches e i Condors, ad esempio, di cui esistono vari singoli spesso usciti su etichette diverse. Ancora oggi in molti casi non è facile capire se si tratta dello stesso gruppo o se dietro si nascondevano band diverse con lo stesso nome.

Pregevoli le monografie poste all’inizio del volume riguardanti: il Torneo Rapallo – Davoli, i concorsi canori, il Beat in Rosa (stupende!), la Messa – Beat, la Vita da Night scritta da Roby Matano, un personaggio che la vita da night che l’ha vissuta realmente.
Non poteva mancare una parte introduttiva che illustrasse più dettagliatamente alcuni aspetti del periodo, sempre nell’ottica che questi lavori saranno utili alle persone che non conoscono e non hanno vissuto quegli anni (oltre ovviamente a chi quel periodo l’ha vissuto…). Nei prossimi volumi tratteremo poi altri argomenti con lo scopo di chiarire meglio il fenomeno beat nel nostro Paese (qui sotto nella foto Sonia e le Sorelle).



 

Ottima poi l‘idea di valutare il periodo beat regione per regione...
Questo spunto è nato dopo aver raccolto varie schede da regioni diverse e aver letto alcuni particolari curiosi su come si formavano i complessi e dove erano soliti incontrarsi e provare. Una piccola storia dell’Italia e anche in questo caso un grande divario tra le possibilità dei musicisti del Nord nei confronti dei coetanei delle regioni del sud Italia. Il denominatore comune era sempre la grande passione e la voglia di esibirsi dal vivo solo che al Nord, specialmente a Milano, le opportunità erano maggiori. Roma e Milano (Galleria del Corso), erano i centri nevralgici della musica.

 

Tra queste band c’era qualcuno che a te o a Graziano piacevano particolarmente?
Io sono più vicino al rock’n’roll, alla musica e al fascino degli anni ’50. Tra le canzoni incise negli anni ’60 sicuramente ci sono moltissimi brani interessanti ma sicuramente Graziano è quello più legato alle sonorità del Beat. Suo fratello militava negli Apostoli e quindi ha conosciuto molto da vicino questo movimento musicale.

Siete soddisfatti del lavoro o pensate che il tutto sia ancora migliorabile?
Risposta secca: sì, abbiamo curato molto contenuti e dettagli, quindi siamo molto soddisfatti. Vorremmo mantenere questo standard qualitativo per gli altri volumi, sarebbe un ottimo traguardo. Purtroppo questa pandemia dilagante non ci aiuta e molti anziani musicisti ci hanno lasciato, rendendo così arduo recuperare informazioni e materiale.

Il volume, in edizione limitata, non è disponibile nelle librerie: come si può fare per ottenerlo?
Si può ordinare direttamente a me telefonando a questo recapito (Maurizio Maiotti : 349.2268370) o scrivendo a questo indirizzo email: info@jamboreemagazine.com

Pensate che all’estero (Svizzera, Francia, UK, Germania) il volume possa interessare?
Sì, abbiamo già molti contatti all’estero e diversi musicisti che abbiamo interpellato vivono attualmente in paesi Europei. L’unica nota dolente sono le spese di spedizione che dall’Italia sono proibitive. Ma confidiamo che le persone potenzialmente interessate capiscano che questi costi esulano dal costo puro e come tali ‘pesano’ anche a noi nel doverli aggiungere.

Come pensate di promuovere quest’opera (radio, riviste, social etc.)
Con ogni canale possibile. Oltre a questa intervista per L’Isola usciranno presto recensioni su Buscadero, RARO e Vinile. Abbiamo già fatto qualche intervista radiofonica e altre ci saranno prossimamente. Cercavo poi anche qualche sbocco televisivo, ma come puoi immaginare, non sarà facile...

Pensi che personaggi come Renzo Arbore, Dario Salvatori, Ezio Guaitamacchi, Red Ronnie etc. possano aiutarti nella promozione dell’opera?
Sono in contatto con alcuni di loro: spero si innamorino del progetto e ne parlino sui loro canali. Sarebbe per noi una significativa promozione.

Con qualche band avete stabilito o approfondito rapporti d’amicizia?
Con tantissimi di loro, dietro a questi complessi dagli strani nomi, ho trovato molte persone stupende. È stata una bella esperienza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie Maurizio (qui a destra nella foto con Graziano Dal Maso), complimenti ancora e rimaniamo in attesa di consultare i prossimi volumi di questa grandiosa opera che va oltre il lavoro enorme di ricerca effettuato. Siamo nel campo della memoria storica, un progetto che supera il tempo e che ci consegna un punto fermo e preciso di una stagione irripetibile.

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