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Patrizio Maria

Musica biologica e senza additivi

Incontriamo il talentuoso cantautore Patrizio Maria, abruzzese di nascita e romano di crescita, in un momento particolarmente felice del proprio intenso percorso artistico. “India londinese”, suo eccellente album di debutto, ha venduto oltre 4.000 copie in pochi mesi, un numero ragguardevole se consideriamo che questo target è stato raggiunto senza mettere in campo costosi mezzi di promozione ma solo grazie ad internet e live.

La tua storia musicale parte da lontano, infatti le note biografiche ci dicono di aperture ai concerti di Camerini e del grande Ivan Graziani quando ancora non avevi quindici anni. Come nasce Patrizio musicista e come riesce a farsi notare nella scena di quegli anni?

Nasco tra tubetti di colori e musica rock, tra beat e tele, in famiglia ho sempre respirato molta arte urbana, garage e graffiata, didatticamente mi sono avvicinato alla musica per battere la timidezza, ed ho iniziato con quella classica. Pensa che Patrizio Maria ha iniziato con il violino, ho fatto 9 anni e 4 mesi di conservatorio e quando mancavano sei mesi al diploma ho sentito che stavo perdendo tempo, già scrivevo i primi raccontini e strimpellavo benino la chitarra, avevo esigenza di cantare e suonare, di scrivere e vedere  immagini.

Castrocaro, Sanremo, molte collaborazioni, tra gli altri, con Bertoli, Mango, Andrea Parodi, Little Tony, ci racconti la genesi dell’album, com’è che hai aspettato almeno dieci anni prima di metterti in gioco in prima persona?

Ho sempre creduto nella dignità e nella personalità, la musica è una cosa seria che fa ridere, quindi volevo far nascere un album che mi rappresentasse al 100%, un album pieno di colori, di ricerca, di indie, di giocattoli rock e di visioni surreali e psichedeliche. Insomma un disco che puzzasse di gavetta e di ossa rotte, ho capito che avrei potuto mettermi a giocare per realizzarlo quando mi sono reso finalmente conto di essere maturo come quando ero bambino.

Cos’è “India londinese”, perché questo titolo?

Il titolo nasce per l'amore che nutro verso il dualismo filosofico, città, frastuono, caos, Carnaby Street, lo spiritualismo, il mantra, Ganesh, il sitar, è tutto il contrario di tutto che si fonde maledettamente bene. Amo Londra e amo l'India e poi non voglio tralasciare il fatto storico che forse è la vera ragione della scelta del titolo: l'Inghilterra che colonizza l'India che si sente a tal punto forte da invadere il Pakistan, insomma il debole che diventa forte sull'altro debole, in questo titolo c' è passione, positività,ma anche tanta sociologia, antropologia e sofferenza.

I tuoi testi sono solo apparentemente stranianti, in realtà si afferra una grande capacità di scolpire con pochi tratti e molta energia le situazioni del vivere quotidiano: lo definirei uno stile assimilabile al fumetto, dal quale mutui la sintesi per immagini.

Penso che parlare di se stessi sia una grande libidine, nonché una grande occasione per liberarsi  da timidezze, sovrastrutture cerebrali e fisiche, una piccola perversione che ognuno di noi prima o poi tira fuori a seconda dell'occasione. Nelle mie canzoni parlo della mia vita, di quello che mi succede attorno senza troppo divagare. Credo che la realtà sia molto più fantastica della fantasia e semplicemente racconto delle storie vere, parlo del sociale, parlo dei miei problemi, delle mie ansie, delle mie manie, delle mie letture sul mondo; il lato interessante è poi quello della forma, io personalmente dai miei testi ma anche dalla mia musica cerco ed esigo un impatto cinematografico, una sorta di ipostasi, e perché no come dici tu anche un impronta fumettistica. Adoro il fumetto e mi cimento in maniera divertita anch’io in questa arte paradossalmente ancora vera e non oppressa. I miei testi non devono avere domatori.

Musicalmente appare evidente la tua predilezione per certo beat anni 60, per i Beatles su tutti, ma guardi anche dall’altra parte dell’oceano verso il blues e il country (Le ossa del maiale), quali sono i tuoi modelli di riferimento in particolare?  

Non ho modelli di riferimento, sono onnivoro o almeno lo sono stato in maniera ossessiva ma per fortuna mai accademica o da carta carbone. Ho piuttosto dei movimenti che mi affascinano come appunto il beat, la musica modernista, l'indie, il minimalismo, il futurismo, tutte ramificazioni del rock and roll. Vengo comunque da una matrice rock e blues, mi sono sempre piaciute tante cose, amo molto la musica inglese dei 60', e appunto i Beatles, che metto sopra ad un piedistallo che è fisso nel mio stomaco e nel mio cuore. Amo la canzone d'autore, mi piacciono le cose fuori dagli schemi, per questo non ho regole,e sono ossessionato dalla ricerca del suono da buon indie.

L’album possiede arrangiamenti superbi, mi hanno davvero colpito per complessità e compattezza, avete fatto un buon lavoro con Angelo Petruccetti; tu sei un chitarrista molto dotato, nei tuoi riff e solo passi indifferentemente da Ivan Graziani (il tuo maestro), a Blackmore (A cosa serve una pistola?), a Jimi Hendrix (l’intro di 679 indie motel). Dove maggiormente affondi le tue radici e comunque ritieni di essere portatore di un tuo stile personale?

Beh, ti ringrazio per questi accostamenti divini, che mi imbarazzano tanto. Io credo che innanzitutto la chitarra serva per accompagnare e arricchire la canzone, non amo i dischi dove le chitarre fanno 2000 cose, non amo i chitarristi tecnici, mi piacciono quelli sporchi, pittoreschi, misteriosi e creativi, che suonano poco e fanno cose di gusto, evito ogni scuola di omologazioni sonore e didattiche, la chitarra è un po’ come la tua seconda voce, ora grida, ora parla, ora strilla, la mia penso che sia sempre un po’ con le balle girate, colorata, indie e ruspante, ma con il sorriso dolce e la punta delle converse orientate al muro.

Lascio per ultima la tua voce, questa erre “griffata”, il falsetto “indossato” con nonchalance e, ad un ascolto attento, usato sempre in modo diverso per cui le variazioni sono sempre funzionali alla storia che racconti. Insomma, per una volta non vorrei dire che assomigli a qualcuno (come ti dicono sempre) ma che questo è lo “stile Patrizio Maria”: concordi?

Dico sempre che la mia è una voce da collegiale francese del’700! Sarò presuntuoso e sciocco ma credo di avere un mondo vocale che per fortuna è solo mio e non somiglia a nessuno, da non confondere e mischiare con l'uso dei registri e delle dinamiche. Non è una voce costruita in laboratorio o trovata per caso nelle tasche dei jeans o sul banco del mercato, è semplicemente la mia voce che utilizzo da vocalist e non da cantante  per raccontare le mie storie. Credo che la mia voce sia biologica e senza additivi.

Come dicevo nel cappello introduttivo stai vendendo molto e fai quasi tutto da solo, come spieghi questi lusinghieri riscontri? Cosa pensi delle radio e della stampa musicale istituzionale? Ritieni che oggi per veicolare la propria musica nel circuito underground la qualità paghi oppure serva altro? 

4000 copie in pochi mesi è davvero una cosa a cui ancora adesso non credo. Caramella Blues la mia etichetta mi ha supportato e sopportato facendo uscire un album sincero, vero e fresco, questo credo sia arrivato alla gente che mi segue. Ha vinto questa spontaneità, l’energia e il lungo lavoro che c'è stato dietro di pre-produzione. Le radio alternative così come la stampa danno una grossa mano alla musica emergente, e questo avviene  quando incontri persone  che credono nell'arte sincera e istintiva.

Le scarpe hanno un ruolo importante nella tua vita, tanto da dedicare alla scarpa una canzone, un video, alcune foto, sono una metafora, una necessità o che altro?

Le scarpe sono una mia mania che va avanti da molto tempo, una vera tortura che mi svuota il portafoglio ma pizzica la curiosità e la creatività. Sono collezionista di Converse, ne ho 378 paia, di tutti i colori e modelli, amo le Sneakers con la stellina blu, mi rappresentano, sono fatte per i miei passi colorati e indie e mi piace giocarci. La scarpa credo sia come la vita, l'impronta devi mettercela te se vuoi camminare in maniera personale e diretta. Quando mi fanno questa domanda mi diverto sempre, mi piace tantissimo e mi esalto. Grazie per avermela fatta. Dentro ogni scarpa c'è il peso del corpo e il cammino di ognuno di noi, oltre al gioco e al colore per me è una vera attitudine e filosofia. E il modo più interessante di stuzzicare la vita quando ti parla ma non ti ascolta.

Sei laureato in letteratura ed ami la lettura, sei persona sensibile e profonda. Ritieni che dietro l’angolo ci potrà essere un disco di canzoni nel solco del cantautorato classico italiano con testi e suoni definiamoli “impegnati” che possano circostanziare anche questi aspetti della tua personalità?

Beh, qui entriamo in pieno ambito filosofico, ogni bambino bandito crede che in fondo ogni suo testo sia impegnato. La sensibilità o la cultura non te lo da un pezzo di carta, così come l'amore. Io, ripeto, sono "cinematografico" e colorato e nella mia forma reale e surreale, minimalista e veloce, cerco di essere tagliente verso le cose che non sopporto. Credo che in Italia ci sia un po’ di confusione a riguardo, innanzitutto detesto le scuole: mi fa ridere leggere o sentir dire ancora scuola romana, scuola milanese, genovese, è assurdo, chi sono i professori? chi gli allievi? Purtroppo se ti presenti a suonare seduto con una chitarra classica e dici cose in un certo modo ti scambiano per impegnato, se corri per il palco con la chitarra elettrica e fai indie rock allora per forza di cose si è superficiali. Non credo vadano così le cose, io amo la profondità, ma odio la staticità, la pesantezza e vado a spasso volentieri con il dinamismo, con la velocità e la leggerezza. Se hai un occhio colorato e un orecchio di foglia al vento forse ci puoi arrivare.

Stai già lavorando al seguito di “India londinese” oppure dovremo aspettare anni per godere della tua musica?

Ho appena finito la promozione del mio nuovo singolo “Sociopatica” nelle radio nazionali, che farà parte di un nuovo progetto che uscirà nel 2011 che si chiamerà Banana Confused, 10 tracce che stiamo registrando tra Roma e Londra, tra noise, rock, indie, mod's, garage, psichedelia, elettronica e folk. Sono molto contento di come stanno nascendo i vestiti di queste nuove canzoni, e poi registrare a Carnaby Street è davvero una cosa pazzesca. Sarà un disco che avrà testi sinceri, caramelle sonore, sitar e chitarre divertenti. Sarà il mio disco vegetariano.

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