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Frankie Magellano

Pecco (il giusto) quindi (non) sono (sbagliato).

Torna al grande pubblico Frankie Magellano, il ‘fighetto’ resuscitato per tornare a nuova vita. “Adulterio e porcherie” è il titolo del suo nuovo album e qui di seguito un’intervista che è la prova della sua straordinaria personalità. Un mondo di vizi da respingere, riprendere, vivere e conservare. Perché la vita di chi fa questo mestiere è fatta anche di tradimenti, di buon vino, di sigarette da spegnere. Consapevoli pur sempre di aver smesso di fumare… ma solo tra una sigaretta e l’altra.

 

Ciao Frankie. Facciamo subito un piccolo passo indietro. Era il 2007, l’anno che ti vide “morire per poi resuscitare” (ricordiamo il tuo congedo artistico quando ti portarono fuori dal palco all’interno di una bara). Cos’è che ti spinse in questa direzione, a questa scelta così prepotente? Chi era Frankie Magellano allora e chi è adesso?

L'idea della bara venne ai musicisti, non ne sapevo nulla ma apprezzai l'idea. Dissi che era l'ultimo concerto perché ero stanco di gestire tutta la situazione live: contatti, impianto, spese, ecc… Poi, grazie all’interesse di MUKI (Stefano Riccò e Luca Galloni) e a persone fondamentali per la “vita” di Frankie (Robby, Rob, Max, Luca, ecc…) sono resuscitato. Il Frankie di oggi è sempre lo stesso di allora, ma con un buon aiuto da parte di persone vicine.


Desiderare la morte artistica e tornare a nuova vita può sembrare paradossale. Facendomi scudo del tuo nuovo progetto discografico “Adulterio e porcherie”, mi viene naturale chiederti se una scelta così eclatante può essere letta come un tradimento a te stesso, a ciò che eri.
In effetti sono un grande traditore di me stesso. Basta farmi sentire l'odorino d’illusione per una qualsiasi cosa al di sopra di ciò che faccio per vivere, per rimettere in discussione ogni mia più ferma convinzione.


Questo tuo nuovo lavoro, con il suo mix di raziocinio sfrenato e integrità di contenuti, ti vede trattare il tema dell’adulterio senza mezze misure. Quanto c’è di autobiografico in quest’album e che idea ti sei fatto di chi tradisce per natura?
In un certo senso non ho idea di chi tradisce per natura. Ne ho invece su chi non tradisce: frustrazione, abbattimento, senso dell'incompiuto… Sarebbe tutto più semplice non aver nessuno da tradire e andarsene a puttane a cuor leggero… No, è vero che parlo di corna ma non giudico.

“L’adulterio nasce da un’insofferenza interiore”. Quindi tutti siamo traditori in potenza?
Sì. Anche se c'è chi dice che possiamo essere tutto ciò che vogliamo con un po' d’impegno e quando la vita ci si mette davvero.


Il grottesco che fortemente caratterizza quest’album ti porta, in modo distaccato ma pur sempre coerente, a descrivere scenari che sembrano non appartenerti. Ferocia e Carnale rappresentano mondi che, come tu stesso ammetti, non vedrai mai. Viaggi fisici e mentali che non vuoi, non puoi o che magari desidereresti comunque intraprendere?
Hai centrato in pieno la domanda e la risposta. Vorrei tutto quello che non posso o non mi attendo di avere. È vero, probabilmente certe cose non mi appartengono realmente come persona ma è divertente e affascinante parlarne con ironia ed esasperazione, teatralità. Come gli attori che in un film interpretano i ruoli da cattivo ma non sono così nella vita reale; dicono spesso che in quei ruoli si sono divertiti di più. 


In mezzo a tutte queste disumane “porcherie”, all’interno dell’album, appare una pecora nera.  Parlo de La favola del pasticciere, un piccolo gioiello che sembra infatti andare oltre l’insoddisfazione che porta all’adulterio. L’apparato musicale, attraverso uno scontro dialettico con le parole probabilmente voluto, sembra “cozzare” con il testo intimo e sorprendentemente innocente, delicato e intriso di emozioni. Il tradimento può quindi nascere da un impulso naturale sincero e non per forza dal marcio?
Si tradisce per mancanza di piaceri o di sentimenti, credo. Mi piace molto la tua definizione che “la favola” sia una pecora nera!


Sei tu stesso a professarti un forte bevitore, fumatore, tossitore, mangiatore di cibi mai sani, ma pur sempre (e paradossalmente) in salute. Pensi che esista un vizio ancor più terribile dell’adulterio?
Ma l'adulterio non è un vizio! Io sono un fighetto, bevo in misura giusta, mangio in altresì modo, non fumo quasi mai, cerco di mantenere la mia linea in forma efficace, tutto per un mio appagamento personale. Sono veramente un fighetto, cazzo! Molto femmina alle volte nel pensare alla linea. Ahhh bere… Ho smesso da undici anni di fumare e ho ripreso da sei mesi, sono fiero di questo, ho capito come smettere e come cominciare. Ora sono padrone del vizio e lo posso usare come voglio: smetto spesso tra una sigaretta e l’altra.


Dal sito (www.frankiemagellano.it) si legge che il tuo vocabolario proviene da una quasi assente, se non addirittura inesistente, lettura e informazione, giustificando questo tuo comportamento come “vero limite alla sopportazione di certa roba e scarsissima pazienza per altra” Da ciò che scrivi e dalla cura così ben calibrata e sapiente che riservi ai tuoi testi sembrerebbe il contrario. Menti sapendo di mentire?
Non è vero e questa intervista scritta credo ne sia la prova. Non leggo e si sente, ho preso un paio di libri anche ultimamente ma non riesco a leggerli. Cioè, arrivo a un po’ di pagine poi li lascio lì perché mi addormento. Credo sia un problema ma è così, come leggo dopo un pochino mi addormento, mi si chiudono gli occhi. Sarei interessato a certe cose, al capire per poter espandere il mio vocabolario, costruire frasari di grande effetto, eccellere e stupire in discussioni con colleghi e non, unire la bellezza dell’intelletto a quella del corpo ma… arranco in entrambe le cose.


Il video del singolo La zanzara focalizza con precisione il tuo mondo. La tua musica è fatta di quadri che sembrano uscire da un film di Tim Burton, per genere e per fattura. Nulla sembra lasciato al caso. Che ruolo occupa l’immagine e con questa tutto ciò che c’è intorno alla musica, all’interno della tua produzione talmente schizofrenica, teatrale e innovativa?
L’immagine proviene dalla musica, la mia immagine o quella che il pubblico vede e si immagina nasce dalla mia musica, è una conseguenza di note e parole. Mi piace il teatro e abbino la mia musica alle stoffe del sipario, ai camerini, al legno del palco e al grosso lampadario al centro della sala. Non riesco a spiegarmi bene come vorrei, caspita! Ma la musica crea immagine e quindi sì, l’immagine è importantissima.  


Il linguaggio testuale che utilizzi in “Adulterio e porcherie”, per certi versi chiama a raccolta modelli della tradizione cantautorale italiana. Dalla dissacrante schiettezza con la quale punti il dito verso i protagonisti dei tuoi racconti, ascrivibile alla sincerità della lirica tenchiana, arrivando a quel “cielo in una stanza” che citi in La delicatezza dell’inganno. Quali sono stati – se ci sono stati - i tuoi modelli d’ispirazione all’interno del panorama cantautorale italiano?
Ci credi se ti dico che di musica nazionale ne ascolto davvero poca? Eppure i paragoni mi affiancano spesso a questo o quell'artista italiano. La cosa è automatica credo, finché non vendi un numero imprecisato (ma alto) di dischi sei quello che assomiglia a Tizio e solo dopo… diventi Tizio. Ma forse è giusto così. Servono riferimenti, non ho inventato nulla, scrivo musica che mi piace e certamente ci sono influenze ma la musica che ascolto… beh, sta completamente dall’altra parte di quella che scrivo nella maggior parte dei casi.


Ringraziandoti, ti lascio con una domanda di routine. Quali saranno le “porcherie” che hai previsto per il tuo immediato futuro?
Mi piacerebbe scrivere in poesia e in rima cosa penso del futuro ma risulterei più retorico di quello che magari già sono. Ecco, magari vorrei vincere con un bel "Gratta e Vinci"! Sai quelli che ti danno un tot di soldi al mese per un tot di anni? Ahh, il denaro! Quello si che è porco e adultero…

 

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