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Toni Pagliuca

Sulle Orme di Toni Pagliuca

Con "Aprés Midi - Ormeggiando" (Famyliarti/Audioglobe) ha recuperato per pianoforte i successi delle Orme, da Gioco di Bimba a Collage. Toni Pagliuca, dopo anni di tastiere elettriche, ha affrontato i tasti del piano per dare una nuova lettura ai sui brani durante la sessione dell'iniziativa Piano Hour che si è tenuta lo scorso autunno a Firenze. L'incontro avviene negli studi di Controradio per il programma Il Popolo del Blues di Ernesto de Pascale, che ringraziamo per alcune domande e spunti di discussione oltre che per l'ospitalità.      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come nasce la passione per le tastiere?

 

Il mio primo pianoforte era un giocattolo che mi fu portato come regalo dalla Befana. Aveva solo i tasti bianchi, quelli neri erano dipinti! Purtroppo anche per ragioni di difficoltà finanziarie, negli anni '60 mio padre non aveva soldi per mantenermi al conservatorio. A 16 anni ho avuto il mio primo strumento, ma era una fisarmonica.

 

 

Come è avvenuto il passaggio dalla fisarmonica al panorama della musica di fine anni 60?

 

Da fisarmonicista non potevo entrare a far parte di complessi con batteria, basso e chitarra. Tuttavia una volta decisi di partecipare lo stesso ad un concorso a Mestre nel quale suonavo con altri. Era piuttosto importante, ma decisi che mi sarei improvvisato organista. Così riuscii a farmi prestare un organo da un'anima buona che ci aiutò. Me lo prestò per la mia esibizione, salii sul palco e per la prima volta lo suonai. Arrivammo secondi, e da li cominciai a suonare l'organo.

 

In questo nuovo scenario cosa è accaduto?

 

Quando da Radio Lussemburgo sentii per la prima volta la canzone Gimme some lovin'  dello Spencer Davis Group , iniziai a sognare di suonare l' Hammond. Ero già entrato nelle Orme, e con i soldi ottenuti dal successo della canzone  Senti l'estate che torna, a forza di cambiali e debiti, potei comprare a Milano lo strumento che volevo, ma tutto rigorosamente usato. All'epoca, in Italia, un organo Hammond costava quanto un appartamento. Comunque a forza di cambiali potei averlo, e con quello strumento le Orme hanno incrementato notevolmente il valore del loro souno, tant'è vero che lo abbiamo usato fino all'album Collage.

 

Dalle Orme forti del successo del disco dell'estate 1968 con Senti l'estate che torna a quelle di Collage del 1971 , c'è un notevole salto in avanti musicalmente parlando..come accadde questo repentino cambiamentoda gruppo beat da successo da classifica, ad un altro che in Collage del 1971 pone come brano di apertura addirittura un brano strumentale?

 

I brani strumentali all'epoca furono proprio degli spartiacque fra generi, raramente capitava di sentirli in radio. Dopo un viaggio a Londra respirai il fermento che oltremanica si stava creando. Dissuasi i miei compagni nelle Orme ad abbandonare il retaggio della canzone beat, strofa-ritornello. Ricordo che per fargli capire bene cosa intendevo, decisi che avremmo dovuto andare tutti al celebre concerto dell'Isola di Wight. Devo dire che però il vero strumento che ha permesso il passaggio al rock-progressivo è stato il sintetizzatore: a differenza dell' Hammond che fu sicuramente importantissimo, il sintetizzatore ti permetteva di spaziare in sonorità più psichedeliche, più sognanti

 

Per chi non conoscesse la dinamica musicale delle Orme, è doveroso precisare che siete stati per molti anni un trio.

 

Una dei problemi dell'epoca era rappresentato per esempio dal missaggio dei suoni in studio::la sovraincisione era il metodo più usato per sopperire alla mancanza di mixer con più di 8 piste per esempio. Quindi quando arrivavi a suonare dal vivo, tutti questi stratagemmi non potevi usarli. Fortunatamente noi avevamo come produttore Gianpiero Reverberi, uno dei più bravi e più grandi dell'epoca, quindi comunque il lavoro veniva bene lo stesso.

 

Ascoltando i dischi da Collage, passando per Uomo di Pezza, il disco dal vivo, Contrappunti , lei è il principale compositore dei brani...

 

Vorrei precisare che per questo aspetto io mi occupavo sopratutto della cura delle parti strumentali, che poi andavano all'esame di Reverberi. Aldo Tagliapietra si occupava prevalentemente della voce,dato che era il cantante. Io in più mi dovevo occupare anche dei testi, e all'inizio non rivestivamo di molta importanza quest'aspetto. Tengo quindi a precisare che in realtà era piuttosto un lavoro di sinergia...

 

Torniamo ad oggi: dopo la fine della storia delle Orme, lei hai comunque proseguito nella ricerca artistica. Dopo l'esperienza del gruppo, si sarebbe aspettato qualcosa di diverso dal mondo della musica?

 

No, in realtà quello che ho fatto in questi anni è stato assecondare e far crescere i miei desideri creativi, che poi col tempo sono logicamente cresciuti e maturati. Spesso è molto meglio avere pazienza ed aspettare che le cose facciano il suo corso.

 

Il Mini Moog e l'organo Hammond che fine hanno fatto?

 

L'Hammond ce l'ho ancora, è la mia ancora di salvataggio. I Moog invece li ho venduti perché avevo bisogno di soldi per comprare il pianoforte!

 

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