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Paolo Jachia - Francesco Paracchini

Evviva Sanremo. Il Festival della Canzone Italiana tra storia e pregiudizio

Sei sempre tu il mio chiodo fisso: il Festival della canzone come non lo avete mai letto.

La canzone è il riassunto della vita, come la lucertola è il riassunto del coccodrillo”, diceva Vinicio Capossela, parafrasando Paolo Conte. Come dargli torto? Come non pensare che quello che noi ascoltiamo in auto, in ufficio, in casa, a cena con gli amici, a letto con gli amanti, in palestra, a una festa sotto un cielo trapunto di stelle in una notte d’estate o sul cucuzzolo della montagna, sia un necessario completamento della quotidiana vita? Impossibile. La canzone ci veste, ci rappresenta sempre di più, parla per noi, ci disegna. Non è un caso che in un unico pezzo di tre minuti o poco più, intere generazioni si siano riviste, specchiate e riconosciute, provando tumulti, balzi del cuore e disperazioni a distanza di anni e anche decenni. Ma, e l’avversativa in questo caso è davvero necessaria, non tutto quello che suona sul piatto è oro che luccica, per molti. Soprattutto, se alla parola canzone si abbina il nome di Sanremo. Musi storti, facce cupe, nasi insù. Il pregiudizio ingabbia e lascia che sia veicolata,  senza troppo approfondimento, una vulgata in cui il mondo si divide – pur se è storia vecchia - in canzone e canzonetta. Dietro questa cesura, la querelle eterna sottesa, sottaciuta e subdolamente infilata nelle maglie è molto più ampia: intellettuali da una parte, amici del nazional popolare dall’altra. E guai a mescolare le carte. Il Festival di Sanremo patisce questo: schieramenti decisi, prese di posizione, niet. Come se fosse impuro, per una coscienza pensante e intellettualmente attiva, affermare che di fronte alle cinque serate del festivalone ci si accosti con gusto. Eppure è così.




Finalmente, però, e questa seconda avversativa ci piace ancor di più, un libro affronta di petto la questione, con la stessa forza dirompente delle braccia spalancate di Modugno, che nel 1958, quando salì su quel palco, non cantò solamente Nel blu dipinto di blu, ma abbracciò un modo, una maniera, cercando di raggiungere chi gli era davanti con tutte le estremità lanciate. E vivaddio. Paolo Jachia e Francesco Paracchini, esperti di canzone italiana, come meglio non si può, sparigliano le carte, intitolando la loro poderosa pubblicazione: Evviva Sanremo. Con piglio deciso e competenza iperspecialistica, muovendosi proprio a bomba contro l’ingiustizia dei nasi storti, mettono in piedi un trattato, guardando il lato B della questione, vagliando tutto e il contrario di tutto, ponendo domande, lasciando aperte mille possibilità in difesa della canzone festivaliera: e non lo fanno certo perché Sanremo è Sanremo, come dice lo slogan tormentone con musichina, ma perché su quel palco hanno mosso passi importanti tantissimi, se non quasi tutti: da Dalla a Mina, da Vecchioni a Battisti, da Fossati a Celentano, da Claudio Villa ad Endrigo, da Morandi a Milva e mille altri ancora. Tutti, indistintamente, accomunati da un destino e un obiettivo chiaro: cantare. Questo deve importare, al di là delle logiche commerciali, degli investimenti discografici, delle bandiere politiche o degli scivoloni nel trash. Sanremo canta e continua a cantare, bene o male che sia, da sessant’anni a questa parte, e non si ferma. E non si può prescindere. Esiste, c’è e fino a che muove milioni di telespettatori e cuori, facendo risuonare melodie immortali che tutti ricordiamo (e non fate finta di no), va considerato come un fenomeno vivo e vivificante, portatore di novità, di linguaggi, di forme di espressione.

Il libro è un viaggio affascinante, che parte da Modugno e giunge ad oggi, ai millenials con bellissime incursioni e dettagli gustosi e sguardi laterali: sembra di stare in platea, di rivivere come in una lunga sfilata, la vita della canzone e quindi la storia italiana. Si annusano atmosfere attraverso i racconti, si vedono, pur leggendo, le memorabili performance, ci si ricorda di nomi, di meteore apparse. E si contano i pezzi arrivati ultimi, o non nelle vette altissime,  ma sopravvissuti molto bene se non meglio delle vincitrici, “nonostante Sanremo”. Conviene armarsi di abito da sera, svestirsi di pregiudizi e magari munirsi di un collegamento con youtube, prima di imbarcarsi in questa avventura. Non vedrete l’ora che arrivi febbraio e Sanremo. Gridando evviva, ça va sans dire.

 

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In dettaglio

  • Artista: Paolo Jachia - Francesco Paracchini
  • Editore: Zona Music Books
  • Pagine: 370
  • Anno: 2018
  • Prezzo: 19.90 €
  • ISBN: 9788864387444