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Francesco Guccini

Icaro

Francesco Guccini cantautore o scrittore? Fondamentalmente autore, come lui stesso ama definirsi: un narratore di storie, affascinato dal linguaggio, dal suono e dal senso delle parole. Un autore prolifico e generoso, con alle spalle ventuno dischi e una trentina di uscite a stampa: oltre alla ben nota trilogia della fondazione, dal 1972 a oggi sono apparsi racconti, prefazioni, postfazioni, romanzi a quattro mani con Loriano Macchiavelli, testi per il fumetto, la fotografia, la cartografia, dizionari dialettali, e le lunghe interviste in forma di libro rilasciate a Massimo Cotto. L’ultima prova di questo excursus, forse non perfettamente riuscita, è tuttavia necessaria alla resa dei conti, o meglio dei sette racconti raccolti a confermare quarant’anni di scrittura in forma breve. A partire dall’omonimo Icaro, nato ancora con carta e penna nel ’65, prima dell’lp d’esordio, fino all’intreccio più recente de La scimmia, la piccola antologia riunisce gli afflati gucciniani più disparati, mettendo in scena quadri distanti nel tempo e nello spazio, ma uniti dal comune denominatore di una scrittura tesa a ‘contare’ la storia. Ne L’ànana e Arriva la libertà ritroviamo, con vicende di guerra e dopoguerra sull’Appennino tosco-emiliano, l’ombra di quanto già letto in testimonianze più lunghe. Seguendo il fiaccheraio de Lo “gnuri”, apprendiamo un ennesimo spaccato della Sicilia del silenzio invisibile. In una sorta di trittico dell’altrove dissociato, magico e grottesco Buona domenica, Miguel, José Pasculli e La scimmia si confrontano con scenari brasiliani, argentini e mauriziani, mentre Guccini sperimenta trame spinte oltre la rielaborazione della memoria. Ma è in Icaro la voce più convincente, dove un vecchio e un bambino – guarda caso? – si contendono rottami, ragioni e meraviglie nella solitudine alienata di una discarica lungofiume. In ultimo, Icaro spiccherà il volo, e ai lettori resterà l’impressione di un non detto, un non finito, e forse un po’ di amaro in bocca. Perché Guccini l’affabulatore, amante del verbo e dell’arte della narrazione, costruttore di elaborate architetture in strofe o capitoli, qui asciuga la lingua all’essenza per un tragitto di poche curve e incroci, un percorso che riduce l’episodio a sensazione, l’evento a sguardo, il ritmo a stallo. E alla fine ci si ritrova fermi, con l’impressione di stare insieme al bimbo sul ponte, una mano alzata a dire al volatore: “Ciao, e divertiti.”

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In dettaglio

  • Artista: Francesco Guccini
  • Editore: Mondadori
  • Pagine: 101
  • Anno: 2008