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Mainardi Nando

La magnifica illusione. Giorgio Gaber e gli anni '70

“E sarà ancora bello – cantava Enzo Jannacci nel 1989 – quando tace il water / quando vince il Milan / quando parla Gaber”. Ora ogni tanto il water, per buona sorte, tace ancora, il Milan vince sempre più di rado, e Gaber, no, lui tace ormai da tredici anni abbondanti. Per fortuna c’è sempre qualcuno che si ricorda di lui, con un libro, una sua canzone reinterpretata, un'iniziativa, un omaggio della più varia natura.

Il volume di cui ci occupiamo oggi, visto il titolo, parrebbe focalizzato sull'attività dell'artista milanese (ma triestino d'origine, e di cognome Gaberscik, com'è noto) nel decennio che, giusto al suo aprirsi, ne vide il perentorio salto della barricata, la nascita del Signor G e del teatro canzone, concludendosi con l'abbandono delle scene (per fortuna temporaneo) seguito alle aspre polemiche e contestazioni anche violente al suo spettacolo più temerario, geniale e irriguardoso, Polli di allevamento. Parrebbe, dicevamo, perché in realtà, pur costituendone gli anni Settanta il fulcro, etico e ideologico (nonché storico e politico in senso stretto), l'itinerario gaberiano è coperto nella sua totalità, con grande attenzione alla formazione e ai primi passi dell'artista, in parallelo con quelli della neonata canzone d'autore (il cui momento-chiave viene individuato, non illegittimamente, nel suicidio di Tenco, che oltretutto di Gaber era amico e sodale, specie proprio nei primi anni) e poi, negli ultimi capitoli, anche a ciò che è arrivato dopo, individuando peraltro nel Gaber post-Polli di allevamento una discontinuità che non ci sentiremmo di condividere (sintetizzando brutalmente, dal sociale all'individuale).

Gaber mantenne infatti una coerenza quasi feroce, dacché operò il menzionato salto della barricata, dove coerenza non può peraltro significare rigidità e men che meno ottusità, ovviamente. Capiamo d'altra parte il punto di vista dell'autore, Nando Mainardi, che dei paletti doveva porre e l'ha fatto senza mancare mai di chiarezza o peccare di velleitarismo. 
Molto ben condotto anche lo scorrere narrativo, forse persino troppo calcata - ma necessaria - la panoramica sui rapporti fra Gaber e i movimenti in particolare del decennio che occuipa il cuore della trattazione (anche i partiti, sì, ma soprattutto realtà come Re Nudo, il Gruppo Gramsci, o la stessa nuova psichiatria di stampo basagliano), per un libro che, all'interno della bibliografia gaberiana, viene a occupare da subito un posto di certo non secondario (prefazione di Paolo Dal Bon, presidente della Fondazione Gaber). 

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In dettaglio

  • Artista: Mainardi Nando
  • Editore: Vololibero
  • Pagine: 205
  • Anno: 2016
  • Prezzo: 18.00 €

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