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  di Annalisa Belluco  ‘Canzoni & Parole’ il festival della canzone d’autore italiana organizzato dall’Associazione Musica Italiana Paris che ha esordito nel 2022 è pronto a riaccendere le luci della terza ...

Menico Caroli e Guido Harari

L’ultima occasione per vivere

Parlare di Mia Martini è raccontare una storia straordinaria di una persona sensibile e talentuosa, che cantava con il cuore e l’anima rendendo il suo cantare una sorta di specchio della sua vita. Una cantante realmente e profondamente soul, nel senso letterario del termine, che non amava compromessi, che non accettava di essere trattata come una mestierante oppure come un prodotto perché era conscia in maniera estrema delle sue doti, delle sue capacità, della sua profondità.

La Mia Martini che Menico Caroli e Guido Harari, nel corso dello scorrere delle pagine, fanno apparire agli occhi del lettore è una figura vera, una persona in carne ed ossa, non mitizzata, non resa addolcita ed abbellita come si fa per un santino, in particolare quando la persona di cui si parla è morta da molti anni.

 

La Mia Martini che appare, e ci travolge con la sua umanità, è una persona che sapeva, che sentiva, di essere artista “dentro” ed ha combattuto, con le unghie, una battaglia straordinaria per riuscire ad affermare questo suo status interiore, incontrando un oceano di difficoltà (i dinieghi e l’avversione del padre per la sua scelta di carriera artistica; la successiva rivalità, da lei non voluta ma subita, con la sorella Loredana; l’ostracismo del mondo musicale con la vergognosa etichetta di iettatrice).

 

Mia Martini, nata Domenica Bertè, aveva dalla sua un carattere forte, come lo sono i calabresi doc, e nel corso della sua vita ha dimostrato che di carattere ne possedeva. Ma le avversità e le cattiverie profuse a larghe mani, unite agli amori mai definitivi, alla fine ne hanno fiaccato lo spirito, ne hanno divelto le forze.

 

Leggendo la storia di questo straordinario talento, che guardava ad Etta James, come una delle sue muse ispiratrici, ci scorre la storia di quanrant’anni musica italiana e di Storia tout court. Le prime esibizioni su disparati palcoscenici, l’incontro con il grande Carlo Alberto Rossi che le darà le prime possibilità di sviluppare le sue capacità canore. E poi, l’incontro con un giovanissimo e, per quegli anni, “alieno” Renato ancora Fiacchini e non ancora Zero e l’esperienza del carcere, in Sardegna, a causa di un pezzo di hashish rimasto malauguratamente nella sua borsetta e divenuto corpo del reato per uno zelante carabiniere. Ma dopo questa esperienza l’incontro con il mitico Alberigo Crocetta le spalanca le porte del Piper e da questo locale a diventare la reginetta dei vari Festival della musica alternativa il passo e breve, e non si contano i premi ed il palcoscenici in comune con i mostri sacri dalla musica progressiva.

 

Per passare dai vestiti “poveri” all’abbigliamento “zingaresco” non ci vuole molto (e le tante foto presenti nel libro lo testimoniano) ma passare da una “cantante come tante” a Mimì Bertè e, poi, a Mia Martini, non è cosa riservata a tutti, e solo se esiste il talento più puro questo passaggio può, realmente, avvenire.

 

Da conservare nella memoria il lavoro fatto con un giovanissimo Claudio Baglioni e l’incontro con vari autori che iniziarono a collaborare con lei tra i quali ricordiamo i fratelli La Bionda, Bruno Lauzi, Dario Baldan Bembo, Maurizio Fabrizio e, in tempi successivi, Enrico Ruggeri ed Ivano Fossati, dal quale Mia ricevette canzoni in forma di tesori inestimabili. Per rendere evidente il cuore di questa grande artista ricordiamo solo il concerto che lei fece nella caserma in cui svolgeva il servizio di leva il suo paroliere Maurizio Piccoli. Un piccolo tocco di geniale solidarietà per una persona, in quel momento, in difficoltà. E difficoltà ne incontrerà tante nella sua vita Mia Martini: gli amori, le cattiverie, il bisogno economico con pignoramenti vari (la Ricordi chiese, nel 1977, 200 milioni di lire, ottenendone poi 95, come danno economico per avere unilateralmente rescisso il contratto con la sua casa discografica).

 

Dalle ovazioni dell’Olympia di Parigi, ricevute nel corso di alcuni concerti tenuti con il suo mito Charles Aznavour (1978) alle cocenti delusioni, umane e professionali, all’etichetta di essere una menagramo (sembra impossibile solo da pensare, ma è accaduto proprio questo in ambienti che dovremmo immaginare “aperti”) ci vuole un battito di ciglia.

 

Leggiamo che nel 1980 a causa di un banale mal di gola la sua carriera incontrò il rischio di chiudersi di colpo e solo dopo due anni di lunghe sofferenze Mia riuscì a recuperare la sua magica voce e sia la positiva esperienza con Roberto Galanti, direttore generale dell’etichetta Drogheria di Drugolo, le daranno lo slancio per riprendere una carriera che incontrerà autori e canzoni di straordinario impatto emotivo e…ci fermiamo qui, perché le belle pagine di questo libro (corredate da una dettagliata discografia proposta da Mario Lomgo ed una bella intervista del 1995 a firma di Maurizio Gregorini) vanno lette con calma e le foto assaporate con attenzione, per poter cogliere tutte le necessarie sfumature.

 

E sono foto straordinarie (corredate anche da testi e lettere scritti di pugno da Mia Martini contemplanti anche alcune lettere al padre) che entrano nell’animo di chi le osserva. Da queste immagini è davvero possibile trarre l’essenza di questa donna, di questa artista mirabile che ha avuto il solo “torto” di possedere una sensibilità eccessiva per una società, intesa come consorzio di umani, sempre più banale e priva di attenzione per chi “è qui ma, in verità, è già oltre”.

 

Un plauso agli autori del libro e a Guido Harari per la sua sapienza editoriale (ormai ci ha abituato bene) e, mi si conceda, alla sua modestia perché oltre che avere conosciuto Mia Martini nella realtà (e non nelle millanterie di molti improvvisati amici post mortem e non solo dell’artista calabrese) non ha posto sue immagini né in copertina (la foto è Mauro Balletti) e neppure in ultima di copertina (la cui immagine è di Cesare Monti), pur avendo, ovviamente, scatti importanti da proporre.

Un gesto come questo è inusuale nel mondo dopato dalla iper-voglia di esserci, anche quando non se ne hanno titoli e meriti. Ma questo gesto, Mia Martini, l’avrebbe certamente apprezzato e condiviso.

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In dettaglio

  • Artista: Menico Caroli e Guido Harari
  • Editore: Edizioni TEA
  • Pagine: 288
  • Anno: 2010

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