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Sergio S.Sacchi, Sergio Staino, Steven Forti

Vent'anni di Sessantotto

Presentata ufficialmente all’ultimo Premio Tenco, la collana ‘I Libri del Club Tenco’, creata in sinergia con i meritori responsabili di Squi[libri], decolla con tre titoli di peso non indifferente. Quello di cui ci occupiamo qui è in tal senso senz’altro il più… pesante, non fosse altro che per mole: oltre 450 pagine, più due cd con un totale di quarantacinque canzoni (qui sotto una foto dei tre autori). Roba da far tremare i polsi, non c’è che dire. Il sottotitolo del volume, in cui Sacchi fa alla grande la parte del leone, recita Gli avvenimenti e le canzoni che raccontano un'epoca. Diciamolo subito: avvenimenti tanti, dettagliati, distribuiti a ogni latitudine possibile (quindi non solo Parigi, Praga - vedi nello specifico la foto in calce all'articolo - Valle Giulia, gli States e poco altro) e lungo un arco di tempo che, nel rispetto del titolo, si allarga ben oltre l’anno canonico (Steven Forti sarebbe il deputato a sviscerare questo aspetto nelle pagine finali, ma lo stesso Sacchi svaria temporalmente con estrema generosità), canzoni molto meno. Nel senso che i riferimenti ci sono, numerosi, ma praticamente sempre in zone periferiche, marginali rispetto alla trattazione centrale, e questo è innegabilmente il punto che più ci lascia con tanto appetito da saziare, perché di libri sul Sessantotto ce ne sono una caterva (la stessa bibliografia finale ce lo dice eloquentemente), mentre il taglio che il sottotitolo di questo volume specifico sembrava promettere poteva esserne il distintivo, l’elemento identitario più marcato, anche per l’indubbia competenza dei tre autori (anche Staino, ovviamente, che correda la parte saggistica con strisce o pagine intere così come singole vignette, odierne o d’epoca).

Curiosamente forse l’unica canzone che entra in posizione centrale nella trattazione è proprio quella che – scusate il gioco di parole – c'entra meno (e del resto Sacchi lo scrive), se non per datazione, cioè Azzurro (proposta anche su cd, singolarmente in versione solo strumentale: un caso?), che sarà pure di Paolo Conte (ottantadue anni a gennaio, e che la sorte o chi per lei ce lo conservi a lungo in salute, perdonate la digressione) ma col Sessantotto come entità, beh… È uscita in quell’anno, certo, ma allora perché non La bambola di Patty Pravo o Luglio (peraltro usata per titolare un paragrafo, se non ricordiamo male) di Del Turco (è una provocazione, si capisce)?

C’è pure qualche refuso sparso, non decisivo nel valutare il volume, assolutamente maiuscolo oltre che enciclopedico per documentazione e quant’altro. Salvo uno, ripetuto. Perché sì, ammettiamolo, scrivere debout (in piedi) anziché début (inizio) citando il motto che identifica il ’68 (ce n’est qu’un début / continuons le combat, come ognuno sa), oltre tutto inserendo a p. 139 un’illustrazione con la scritta esatta, non è una svista di poco conto.

Detto ciò, la musica, le canzoni, stanno dunque, generosamente, nelle oltre due ore e mezza dei due cd. La scelta è anche qui la più ampia ed enciclopedica, spaziando fra brani d’annata e – come già la trattazione – tematicamente attigui (quando non strettamente dedicati). Autori e interpreti coincidono di rado, anche perché le versioni proposte sono spesso recenti. Fra i secondi incontriamo Ricky Gianco, Paolo Pietrangeli (sotto nella foto con Guccini), Alessio Lega, Wayne Scott, Max Manfredi, Petra Magoni, Lluís Llach, Claudio Bisio, Cristiano De André, Peppe Voltarelli, Flaco Biondini, Têtes de Bois, Otello Profazio, Stormi Six e innumerevoli altri, in alcuni casi anche ripetuti, mentre fra gli autori non interpreti segnaliamo almeno De Gregori (è La storia ad aprire le ostilità), Serrat, Arsen Dedic, Pasolini, Vysotskij, Guccini, Nash, Endrigo, Della Mea, Theodorakis, Joaquin Sabina, lo stesso Sacchi, traduttore e non. Manca – e ce lo saremmo senz’altro aspettato – il De André di “Storia di un impiegato”, album com’è noto dedicato al ’68 a cinque anni di distanza, nel ’73, e se vogliamo anche il Guccini di Eskimo (c’è invece La primavera di Praga, e ci sarebbe mancato altro), che l’esperienza del ’68 – nell’ottica di tutte queste pagine e tutte queste canzoni – rivisita, invece, a dieci anni esatti, nel 1978 (sta infatti in “Amerigo”).

Qualche chicca vogliamo segnalarla? Certo: Valle Giulia di Paolo Pietrangeli (ben quattro i brani a sua firma, inclusa ovviamente Contessa) cantata da Alessio Lega, le bellissime sonorità country di They Killed Him, penna di Kris Kristofferson, voce e cordofoni di Cece Giannotti, notevole one man band, L’estaca di e per Lluis Llach in un live dell’85, Wayne Scott in Chicago di Graham Nash, il pezzo, intrascrivibile, del greco Iannis Papaioannu, voce e bouzouki unaccompanied, le invenzioni della Scraps Orchestra intorno a Pasolini (in alto nella foto) in Rosso d’uovo e, subito dopo, Stormy Six d’annata (1973) in Living Belfast Town. C’è di che sbizzarrirsi, statene certi.

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In dettaglio

  • Artista: Sergio S.Sacchi, Sergio Staino, Steven Forti
  • Editore: Squilibri Editore
  • Pagine: 453
  • Anno: 2018
  • Prezzo: 32.00 €

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