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L’Ombra della Sera – Misteriosa musica d’autore per sceneggiati, d’autore…

Un album nuovo che arriva dal passato

Il titolo dell’album è L’Ombra della Sera, il gruppo ha il nome omonimo, e la formazione è rigorosamente anonima; la copertina, va da sé, è di colore nero, mostra una figura (… femminile?... forse…) ferma in fondo ad una scala, prima rampa di una lunga discesa illuminata da una fila di lampioni ed i collaboratori citati, ad una ricerca approfondita… hanno nomi di fantasia, ovvero sono inesistenti…

Raccontato così, l’alone di mistero che emana da questo disco è servito ma si accompagna ad un “programma” decisamente succulento, sia per chi è, diciamo, di età “vintage”, sia per chi, abituato magari a scoprire novità ad ogni piè sospinto, scopre di colpo che… “ecco dove l’avevo sentita”…

Questa non è una ristampa, semplicemente perché i protagonisti (“smascherati” dalle ricerche in rete) ovvero Agostino Macor, Mellotron, Minimoog, Fender Rhodes, Theremin, Fabio Zuffanti, basso elettrico, Mau Di Tollo, batteria, percussioni e glockenspiel, Alessandro Corvaglia, voce ed Andrea Monetti, flauto e sax, questo disco lo hanno suonato, registrato e prodotto proprio adesso, nell’anno 2012.

Quanto ai collaboratori “fantasma”, tali Luigi Certaldo, flauto, George Powell, sax, Grimaldi, tromba, Edward Forster, trombone, Il Nebbia, contrabbasso, Marco Tagliaferri, voce, beh, chiunque essi siano fanno sicuramente la loro gran bella figura, perché le cinque tracce proposte sono assolutamente strepitose.

I titoli delle colonne sonore proposte hanno tutti una storia televisiva importante, e che ha segnato decisamente gli anni ‘60/’70 della tv italiana: Gamma, scritta da Enrico Simonetti, Ritratto di Donna Velata, firmata Riz Ortolani, La traccia verde ed Ho incontrato un’ombra, di Berto Pisano ed Il Segno del Comando ovvero Cento Campane uscita dalla penna di Romeo Grano.

Ovviamente si spera che un lavoro di questo tipo abbia un seguito, non fosse altro che per il fatto che di colonne sonore coeve a quelle riproposte ce ne sono parecchie altre, e di livello musicale altissimo.

Per il momento vale comunque la pena di gustarsi queste esecuzioni in cui il gruppo, sia chiaro, non ha stravolto l’impianto dei pezzi, riproponendoli fondamentalmente in modo fedele; il fatto importante è che i suoni scelti fanno si che i brani siano attuali, abbiano sì una sorta di aura che viene dal passato, ma non escano dagli altoparlanti come fossero “vecchi”.

Gli strumenti utilizzati, o almeno alcuni di essi, potrebbero essere molto probabilmente vintage, ma la tecnica dei musicisti crea questo connubio naturale e vincente fra suoni di un’epoca ed esecuzione moderna; chiunque le ha conosciute nelle versioni originali non farà fatica a riconoscere queste colonne sonore, e ad abbinarle alle immagini in bianco e nero della propria gioventù, se non addirittura infanzia, ma anche l’ascoltatore più giovane, pur non cogliendo il lato diciamo nostalgico, verrà certamente affascinato dalle note prodotte in quest’album.

Versioni fedeli, dunque, ma dilatate e rese a tratti più orchestrali, come ad esempio il finale di Gamma o la conclusiva Ho incontrato un’ombra; L’Ombra della Sera ha inoltre l’indubbio merito di aver mantenuto, se non accentuato, l’atmosfera di mistero che permea questi capolavori, che definire colonne sonore, relegandoli ad un ambito ristretto quale quello delle musiche da film, pare davvero ingeneroso; del resto un’operazione simile è già stata proposta, con un successo davvero ampio, dai Calibro 35, che hanno rispolverato e riportato alla ribalta gli accompagnamenti sonori del genere poliziottesco degli anni ’70.

I cinque musicisti capitanati da Fabio Zuffanti, oltre a realizzare un lavoro di assoluto rilievo dal punto di vista filologico, hanno preso in considerazione un genere, quello degli sceneggiati a puntate, che all’epoca ebbe una diffusione, per intenderci, proporzionalmente simile a quella delle più recenti telenovelas o degli attuali reality show, pur avendo, senza alcun dubbio, uno spessore ed una qualità infinitamente superiore.

Negli ultimi anni molte di queste opere sono state rieditate in dvd, ottenendo un successo quasi inaspettato e raccogliendo consensi anche fra coloro che, per questioni meramente anagrafiche, non avevano avuto la possibilità di vederli nel periodo in cui erano usciti: è stata quindi un’idea altrettanto vincente quella di andare a recuperare queste sigle, opera fra l’altro di fior di musicisti, dando loro una veste nuova, brillante e per nulla datata.

Il termine “imperdibile”, soprattutto riferito ad un qualsiasi lavoro artistico, è certamente inflazionato e quindi rischia di perdere il significato che gli è proprio, per via del sensazionalismo con il quale viene pronunciato per qualunque cosa, e spesso a sproposito; in questo caso, però, vale davvero la pena di spenderlo, perché questo disco è veramente un piacere, da ascoltare e da gustare nei suoi più reconditi dettagli, siano essi gli arrangiamenti, la fluidità esecutiva, la padronanza interpretativa, la capacità di suscitare emozioni.

Che sia un primo capitolo però, come detto in precedenza, perché davvero vale la pena di approfondire ed ampliare un discorso artistico di questo livello.


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