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60 canzoni di Lucio Battisti (di cui 15 del periodo post-Mogol) acquistano nuova luce e tornano a suonare come i master originali.

"Battisti come non lo avete mai ascoltato".

Varie inizitive (e un temporary store) da Vinile, in via Tadino a Milano

Oggi, 29 settembre.
Seduto davanti al pc io sto pensando a te,
guardavo il mondo che, girava intorno a me.

 

E già (seconda cit.), è proprio così e non ho bevuto di prima mattina. Guardavo le cose che avevo da fare ma ci giravo intorno, Per altri motivi (e siamo a tre). Per chi ama il repertorio battistiano - tutto, non solo quello mogoliano - è inutile negarlo, il 29 settembre porta sempre in grembo un ricordo profondo, una stilla di nostalgia per un artista che ha segnato così profondamente la musica italiana. Troppo spesso negli ultimi anni Lucio è un ricordo che si vive in maniera quasi personale*, tenuto vivo dai post su facebook dei gruppi a lui dedicati che insieme a qualche singolo internettiano seriale raggiungono l’apice della loro preziosa opera di memoria proprio il 29 settembre.

Quest’anno però l’argomento Battisti è tornato ad occupare le prime pagine, le prime videate, della cronaca musicale per via di un’operazione discografica senza precedenti, almeno per la discografia battistiana. La Sony Music, multinazionale che ha in mano tutto il catalogo dell’artista di Poggio Bustone, ha pensato bene di mettere in piedi un lavoro certosino di pulizia e re-digitalizzazione, partendo però dai “master” originali (su questo argomento in fondo pagina trovate una nota che spiega bene il procedimento utilizzato, con una foto anche di due master originali). Scopo dichiarato è quello di far emergere tutta la bellezza degli arrangiamenti, le sfumature della voce, in poche parole far rivivere nell’ascoltatore quell’atmosfera da studio che solo il master originale può dare.
Passaggio dopo passaggio, come in un travaso, qualcosa si perde sempre, anche se il “danno” più significativo avvenne a metà anni Ottanta, quando il Cd divenne il Dio (mio no!) in terra e tutto si uniformò ad un ascolto più piatto. No, non è solo un modo di dire. Piatto perché il nuovo formato portò con sé, oltre ad una straordinaria duttilità e facilità di ascolto (nei walkman portatili prima, nelle auto poi…) anche la necessità di tagliare alcune frequenze. Come dire, ok non c’è bisogno di una qualità alta ma piuttosto di una facilità d’ascolto. Vinse quella logica e man mano le nuove tecniche di diffusione di massa non si sono discostate poi molto.

Oggi, almeno per quel che riguarda Lucio Battisti, questo muro è caduto e chi vuole può scegliere di ascoltarsi in maniera acusticamente perfetta i suoi brani. Nasce così ‘Masters’ un progetto che prevede tre forme diverse di fruizione e che, lo diciamo subito perché ci sembra importante sottolinearlo, contiene ben 15 canzoni del periodo post Mogol: cofanetto con 4 Cd+booklet di 24 pagine, cofanetto di 8 Lp in pasta colorata + booklet di 12 pagine e infine una confezione speciale con 3 tre album. Nei booklet si trovano anche foto e interviste ad alcuni personaggi che con Lucio hanno lavorato, chi prima, chi dopo. Per esempio Franz Di Cioccio, Alberto Radius, Alessandro Colombini e Geoff Westley, l’inglese che stregò Battisti per il gusto nei suoni e che negli ultimi due album, Una donna per amico e Una giornata uggiosa, ci mise veramente del suo (qui a sinistra in una foto di repertorio). E se pensiamo a quanto fosse geloso, sicuro e determinato Lucio nella gestione degli arrangiamenti, diciamo che il lavoro di Westley deve averlo appagato e molto. Anzi, diciamo che su questo punto ci sarebbe da scrivere un libro intero, dove la trama potrebbe essere: Lucio parte incendiario (cura in maniera maniacale ogni minimo suono, inflessione della voce, accordo in minore che chiude il brano, ecc), passa a gestire in maniera più “democratica” gli album di inizio anni Settanta, fino a quando decide che l’impronta era la sua (musica, melodia, uso della voce) ma che l’esigenza di andare verso altri suoni doveva passare per un altro tipo di gusto, di musicisti. Parte appunto incendiario e su questo diventa pompiere di se stesso, questa almeno la sua scelta se vogliamo dirla in due righe. E tutto questo avrà inizio in maniera completa proprio con Geoff Westley, per poi mettersi nelle mani del suo fonico di fiducia, Greg Walsh (vatti a fidare dei fonici….), che lo traghetterà in un altro, meraviglioso mondo, quello dell’elettronica, che a sua volta diventerà talmente essenziale ed esasperata da fargli perdere per strada alcuni estimatori della prima ora. Ma a guadagnarne altri. Anzi, a parere di chi scrive, aumenteranno anno dopo anno, specie nelle nuove generazioni. Stop. Fine del libro ipotetico. Torniamo a bomba.

Per presentare “Masters” (sottotitolo ‘Battisti come non l’avete mai sentito’, un po’ lungo per la verità ma che rende bene l’idea) è stata scelta una location particolare, in sintonia perfetta con lo spirito che si è voluto creare. La conferenza stampa si è tenuta infatti nella ‘On House’ di Via Passione a Milano (uno showroom iperteconologico, dove ogni concetto di perfezione audio, ma non solo, è messa in pratica) alla presenza di alcuni referenti di peso di Sony Italia tra cui Stefano Patara e Paolo Maiorino, i già citati (così nell'ordine della foto in alto) Franz Di Cioccio, Alberto Radius, Gaetano Ria, fonico di ‘Umanamente uomo: il sogno’ e Geoff Westley. A coordinare l’incontro Franco Zanetti, direttore di Rockol, da sempre attento e sincero estimatore del mondo battistiano, fautore di molte iniziative non solo editoriali e di lunghe chiacchierate con tema centrale la musica di Lucio. A tal proposito, ricordo quando mi fece notare che l’ultimo suo album, Hegel, uscì il 29 settembre del 1994! e alla luce di quanto celebriamo oggi, mi sembra la coincidenza più azzeccata. Un altro piccolo inciso, ma crediamo che questa sia l’occasione migliore per ricordarlo. Ci riferiamo all’idea di Zanetti che nel 2003 mise insieme le voci di Alessia e Giorgia Alissandri con quella di Roberto Martinazzo per formare gli equiVoci, gruppo a cappella che unitamente ad un quartetto d’archi femminile di Benevento, guidato dal maestro pianista Alterisio Paoletti, diedero vita a ‘Sinceramente non tuo’, album in cui erano raccolti una manciata di brani del periodo ‘bianco’. Chiusa parentesi, come si diceva poco sopra, la location della conferenza stampa era ben attrezzata per ascoltare al meglio e infatti tra una domanda e una risposta, un aneddoto e l’altro, si è ascoltato qualcosa di Battisti (periodo Mogol…) come in effetti la stragrande maggioranza di noi non l’aveva mai ascoltato (per la cronaca l’impianto era della Bowers & Wilkins).


Tutti concordi con il dire che non si sono rumori di sottofondo, senti come escono quelle percussioni che sembravano minime su cd e invece, eccetera, anche se verrebbe da dire che non è da questi particolari che si giudica un giocatore, pardon, un artista (questa non la segno come citazione, siamo fuori tema), ma quantomeno dalla fantasia. Dalla qualità intrinseca delle melodie, dei testi, dagli arrangiamenti, anche se oggettivamente ascoltare brani come Emozioni o Prendila così in queste nuove versioni è tanta roba.
Qualche domanda, senza nessuna velleità polemica, ha cercato di portare l’accento sulla contraddizione di un’operazione che pare destinata ad un pubblico vintage, senza voler offendere chi ama ascoltare buona Musica da molti decenni. Viene però spontaneo chiedersi chi ha voglia, tempo, di ascoltarsi in cuffia brani che conosce a memoria solo per coglierne la pulizia del suono? Ok, un lavoro tecnologicamente straordinario, ma si parla pur sempre di brani editi in tutte le salse. Più urgente sarebbe risolvere le difficoltà che il repertorio battistiano ha di arrivare alle nuove generazioni (leggasi battaglia legale per far sì che si possa acquistare, si badi bene, non rubare o scaricare illegalmente, parliamo di acquistare, brani di Battisti sulle piattaforme digitali mondiali). Forse non era quella la sede più adatta (o forse sì?) e Stefano Patara ha fatto capire che molti passi in avanti si sono fatti in questi ultimi tempi sul mondo “Battisti” (e altri se ne faranno), tra cui appunto la volontà della Sony di fare un investimento così importante per dare dignità al Battisti musicista, produttore, perfezionista del suono. E questo interessa molto anche alle nuove generazioni, è vero, verissimo, perché se da una parte c’è una forte componente di sciatteria nell’ascolto moderno della musica, l’operazione Archivio Sonoro di Sony Music va controcorrente e siamo certi che darà i suoi frutti anche per i Millenials di oggi.

Chiudiamo segnalando che in concomitanza con il lancio di ‘Masters’ è stato aperto un temporary store, presso Vinile, luogo diventato punto di aggregazione di tutti gli appassionati di musica. Un po’ negozio, un po’ locale per showcase, un po’ luogo dove mangiare ascoltando musica senza che diventi invadente, Vinile merita una vista e non solo per questa occasione. In queste sere, poi, alcuni artisti della scena musicale italiana si alterneranno in mini live. Il temporary store sarà attivo per una settimana, a partire da venerdì 29 settembre, e fino a giovedì 5 ottobre. Clicca qui per tutte le info di Vinile (Via Tadino, 17 – Milano)

 

(*tradotto: non ce la farai a farcelo dimenticare my dear, ma se continui così il rischio per le nuove generazioni è alto. Ma ne vale la pena?)

 

 Francesco Paracchini


Foto di Giuseppe Verrini
(dove indicato)

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RIMASTERIZZAZIONE A 24-bit/192kHz

 

I nastri di studio su cui venivano registrati e conservati i master originali di questo disco sono supporti destinati ad un processo degenerativo e di deterioramento fisico, causato dal materiale stesso che costituisce tali supporti.

Il superiore dei tre strati che solitamente compongono un nastro magnetico, utilizza un collante per fare aderire le particelle magnetiche che, a causa di diversi fattori ambientali, con il passare del tempo tende a sciogliersi, incollando le spire del nastro le une alle altre, rendendone così impossibile la riproduzione. Il primo passaggio di questa catena di restauro consiste nel rendere riproducibili i nastri in queste condizioni, i cosiddetti “sticky tapes”.

Il metodo utilizzato è quello di riscaldarli in un forno termostatato e ventilato a controllo digitale, che fa sciogliere la colla e rende riproducibile il nastro.

A questo punto il nastro rigenerato viene prima trasferito su un nuovo nastro al fine di mantenere una nuova copia analogica del master originale e successivamente riprodotto su un lettore analogico e digitalizzato attraverso una conversione AD (Analog-Digital) ad uno dei più alti standard tecnici, 24bit/192 khz.

Quello che accade in questo processo di digitalizzazione, chiamato campionamento, è la trasformazione di un segnale analogico continuo (in questo caso una variazione magnetica sul nastro) in una serie ordinata di informazioni numeriche, quindi digitali (dall’inglese digit = numero). Più è alta la frequenza di campionamento, più sarà dettagliata la quantità di informazioni registrate digitalmente, in questo caso 192000 al secondo, oltre 4 volte superiore alla frequenza di campionamento di un normale cd.

Una volta che la registrazione è stata digitalizzata diventa riproducibile infinitamente senza alcuna perdita di qualità, cosa che invece avviene nei sistemi meccanici, ciò diventa indispensabile per la fase successiva della lavorazione: il restauro e la rimasterizzazione del contenuto musicale.

La musica viene processata attraverso una strumentazione specifica per rimuovere gli eventuali disturbi, ad esempio il rumore di fondo e per compensare eventuali deficit causati dalla degradazione del supporto e della strumentazione utilizzata all’epoca della registrazione originale, in modo da restituire alla musica il sound voluto dai musicisti e dai tecnici che hanno lavorato alle registrazioni originali e ottimizzandolo attraverso la tecnologia più evoluta odierna.

Da questa rimasterizzazione di altissima qualità si crea la matrice che verrà utilizzata per la stampa dei dischi in vinile.

Grazie a questa procedura è possibile godere del suono e delle dinamiche peculiari degli storici supporti analogici, restaurati e riportati al loro massimo splendore, grazie alle più avanzate tecniche digitali.


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