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Il ritorno del Principe nei locali

Francesco De Gregori

Vox Club, Nonantola (MO) - 6 ottobre 2011

È un De Gregori in grande spolvero quello che sale sul palco del Vox Club di Nonantola in questa prima data della nuova tournee intitolata appunto Pubs & Clubs Tour. Palco decisamente ristretto, questo, come tutti gli altri che seguiranno, tanto da dover rinunciare alla presenza rassicurante del pianoforte al centro della scena. Ma tant’è, via tutto il superfluo, appena qualche luce azzurra a tagliare la sua e la nostra faccia, ed è la musica a farla ancora da padrona. E la sua voce su tutto, matura, bellissima, sempre più intensa e forte, arrotondata e calda con il beneficio dell’età, dopo più o meno quarant’anni di concerti.

Piccoli palchi stavolta, si diceva. Per scelta, per ritrovare il contatto umano, il calore del pubblico da vicino, di un pubblico fedele che è lì apposta per te e che ti guarda, che ti ascolta e che ti parla. Pubblico al quale tu, artista, puoi rispondere non solo con la tua musica, ma anche con una parola in più, una strofa cambiata, una rima volutamente fuori posto o fuori tempo, o un sorriso imprevisto, inaspettato, a cui seguiranno l’ovazione e l’applauso. Ed è proprio nelle piccole distanze che si trova lo spazio giusto per farci entrare tutto questo.

È la ragione per cui, dopo le grandi piazze (spesso gratuite, molto gremite ed eterogenee) del tour estivo appena trascorso, dopo il bagno di folla equamente diviso con Lucio Dalla del lunghissimo Work in progress tour, dopo molti anni il Principe dei cantautori ha scelto di tornare a suonare in spazi raccolti, da un migliaio di posti a sera. Non succedeva dal 2005, quando dopo l’uscita dell’album Pezzi De Gregori aveva fatto alcune date nei Club (il Buddha di Orzinuovi o ancora il Vox, ad esempio), anche se l’ultimo vero Tour nei locali risale al 2003.

Evidentemente l’idea di un De Gregori “a portata di mano” piace, e fin da questa prima data si dimostra una scelta vincente. Il pubblico risponde da subito, l’atmosfera è molto calda e partecipata, l’impatto è immediato, ci si diverte. Tutti si divertono, visibilmente, a partire dai musicisti sul palco. Anzi, a partire proprio da lui, il “burbero” e “scontroso” (di fama) Principe della musica italiana.

Ex burbero ed ex scontroso ora, ma sempre elegante, sempre rigoroso, sempre perfetto nel suo “aplomb” sul palco con tanto di cappello. E più simpatico (se la simpatia può essere una dote da ricercare in un cantatutore), decisamente più simpatico!

Non è un tour acustico, a differenza di quanto si potrebbe pensare nell’ambito di spazi così raccolti. Il concerto è invece molto suonato, molto ricco e vario musicalmente; i musicisti sono tutti presenze forti e si fanno sentire, eccome! Gli arrangiamenti nuovissimi di certi brani spaziano dal rock, al country, al blues, fino al finale di Rimmel (ad esempio) che diventa quasi reggae.

La Band è più che collaudata e ricomposta totalmente dopo la parentesi del tour in duo. E’ guidata come sempre dal “capobanda” Guido Guglielminetti al basso e al contrabbasso elettrico. Elemento nuovo e di grande talento è invece la violinista Elena Cirillo, entrata a far parte di questa Band dal tour estivo 2011 col suo apporto anche di voce (nei cori), di cembalo e di bellezza. Unica donna (finalmente!) in formazione, mentre alle tastiere e alla fisarmonica come sempre c’è Alessandro Arianti, alle chitarre Paolo Giovenchi e Lucio Bardi (chitarre e violino), alla steel guitar e al mandolino c’è Alessandro Valle, e infine alla batteria Stefano Parenti. Tutti musicisti di grande esperienza e sensibilità, in evidente sintonia sia artistica che personale con Francesco De Gregori. E quando una band “funziona” nel suo insieme, c’è già un’ottima base per fare davvero un buon lavoro.

L’inizio del concerto è di quelli che non ti aspetti, e ci metti un po’ a riconoscere l’introduzione del primo brano, fatta di chitarra e violino. Perché sicuramente tu, ascoltatore che ti ritieni “allenato” e pratico di palchi degregoriani, quella canzone non l’avresti proprio messa lì, per prima, e già qui ti spiazza, t’incuriosisce, ti avvince. Il concerto inizia infatti con una Generale riarrangiata molto slow, molto dolce, complice il violino di Elena Cirillo, bravissima nell’entrare da subito perfettamente in sintonia con il tutto. Il suo violino duetta in molti brani con la voce di De Gregori, dando luce nuova agli arrangiamenti di classici come La donna cannone, Alice o La storia (quest’ultima eseguita da De Gregori alla tastiera “prestatagli” per soli due brani da Alessandro Arianti, circondato dagli altri musicisti e dallo stesso Arianti alla fisarmonica), che sempre dà i brividi, ora più che mai. La mente corre ai ragazzi dei cortei coi libri in mano, che forse non ne avranno letti un milione, ma che manifestano per la cultura, per voler essere la Storia di questo Paese. Ma anche quelli che non sapranno nemmeno parlare forse conoscono a memoria le tante canzoni di De Gregori che ascolteremo in questo tour. Perché la scaletta è un continuo alternarsi di brani molto famosi ( penso a Sempre e per sempre, a Niente da capire, a Vai in Africa Celestino o a Titanic) e di sorprese (Caldo e scuro, Il panorama di Betlemme, La casa o Bellamore, una canzone molto sentimentale, come la presenta Francesco). Canzoni magari tenute per un po’ nel cassetto (Tempo reale, Gambadilegno a Parigi, Battere e levare con i due violini di Elena e Lucio che irrompono all’inizio in perfetto stile country) e ora ritornate alla luce con un nuovo vestito, e altre invece rimesse in circolo così come sono (la dylaniana Non dirle che non è così che Francesco dice di aver “solo” tradotto, Finestre rotte, e quell’ Agnello di Dio che per la verità non se n’era mai andata dai suoi live) perché belle senza fronzoli, perché sono così come devono essere.

E poi ci sono i pezzi immancabili nei suoi concerti, quei classici “a grande richiesta” (Alice, malinconica e dolcissima, Rimmel nella versione estiva con l’ukulele di Giovenchi e la sola voce del Principe, che è capace di risvegliare ancora i brividi, e quella Buonanotte Fiorellino che non si assomiglia mai, ora stravolta nei tempi e nelle strofe, con parole impreviste che vanno oltre ad ogni metrica, e impossibile per il pubblico da cantare insieme a lui) che si ripresentano protagonisti, riarrangiati questa volta forse con più amore. In tutto ciò emerge il gusto del fare, del fare ancora musica, del fare questo mestiere a quest’età – la sua età -, del fare spettacolo, del fare arte, del fare sempre qualcosa di nuovo per dare un senso a questo lavoro. Con un’armonica al collo e con una chitarra in mano. O semplicemente accarezzando l’asta del microfono, armato solo di una splendida voce e di una mimica essenziale ed elegante delle mani ad accompagnare il crescendo dell’emozione (La donna cannone). E in un finale ricco di ben cinque bis, il cui ultimo pezzo (e mi piace mantenere la sorpresa sul titolo in questione) dà modo a De Gregori di divertirsi davvero fino in fondo. Applaudendo e sorridendo ai suoi musicisti, inchinandosi e togliendosi il cappello, applaudendo in sintonia con un pubblico visibilmente appagato, e ancora applaudendo scherzoso a se stesso per un ottimo concerto e per una grande serata. Applausi tanti e tutti meritati.

…E poi lo dipingevano come quello un po’ più “orso” fra i cantautori italiani! Grazie Principe, buon Tour…!

 

[Report fotografico a cura di Valeria Bissacco]


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