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Ritorna il Premio Mario Panseri

A Cairo Montenotte una serata dedicata al cantautore

Ospiti Max Manfredi, Cristiano Angelini e Francesco Baccini

Ci sono autori che, pur passando come meteore nel firmamento artistico, hanno lasciato una traccia indelebile del loro transito. Forse per “pochi” cultori della canzone d’autore, forse per gli appassionati e per gli addetti ai lavori. Ma ciò tutto sommato non importa. O forse sì. Perché è anche per questo - per far scoprire anche a chi non lo conoscesse - che diventa prezioso il lavoro di recupero. È quello che sta facendo tenacemente la famiglia Panseri (con il preziosissimo supporto della giornalista di Repubblica Lucia Marchiò) da qualche anno a questa parte. Mario Panseri - scomparso prematuramente nel 1995 - è stato davvero uno dei grandi nomi della canzone d’autore degli anni Settanta. Autore raffinato, colto e apprezzato (ha partecipato alle prime edizioni della Rassegna Tenco, scoperto proprio da Amilcare Rambaldi, ha collaborato con grandi musicisti, ha avuto l’apprezzamento di uno scrittore del calibro di Alberto Moravia). Lodevole e giusto che la sua città d’adozione, Cairo Montenotte, gli abbia dedicato una serata (sapientemente condotta sul palco da Daniele Lucca con interventi anche della stessa Marchiò), sabato 28 aprile, che ha visto la partecipazione, tra gli altri, di Max Manfredi, Cristiano Angelini e Francesco Baccini.

Panseri ha all’attivo solo tre album: Mario Panseri (1970), Adolescenza (1973) e Sulla spiaggia d’inverno (1978). Dischi profondamente diversi da un punto di vista musicale; se il primo - curato nientemeno che da Gian Piero Reverberi - risente della forte influenza di Luigi Tenco (persino nell’incedere della voce); il secondo (una rielaborazione del romanzo Agostino di Alberto Moravia) è attraversato da quella vena Prog che tanto aveva caratterizzato l’inizio del decennio; più variegato, infine, il terzo che è forse quello che ha saputo resistere meglio all’usura del tempo. La poetica che invece attraversa i tre lavori appare molto uniforme e coerente. Vi si avverte un profondo senso di straniamento dell’Io lirico, come se chi cantasse si sentisse in asincrono rispetto al mondo circostante, portatore di una sensibilità che solo in pochi sanno cogliere e davvero capire. In qualche modo è il destino dell’artista decadente e déraciné (dove il termine Decadentismo va letto in chiave ampio: un periodo, cioè, in cui l’artista è portavoce non della crisi della letteratura, come voleva Benedetto Croce, ma che al contrario sa farsi interprete di una letteratura della crisi…). Il mondo della purezza (quello dell’infanzia) è perduto per sempre e a nulla servono i tentativi di rientrarvi: “Lanciare una palla di neve/ contro un bambino/ sperando che lui ricambi il tuo gesto/ per tornare ad essere un po' come lui/ e accorgerti invece che lui/ per un attimo solo ti guarda/come si guarda uno scemo/ poi gira gli occhi e se ne va” (Col sole negli occhi). Da questo punto di vista Adolescenza è un lavoro emblematico: Alessio Lega lo definisce il disco dell’erotismo, ma è una lettura inevitabilmente parziale. In realtà è un lavoro che segna il dramma del fanciullo che raggiunge l’adolescenza, scoprendo la verità sul mondo che lo circonda: dal corpo nudo della madre che stavolta genera angoscia perché fonte di sessualità per altri uomini, all’incontro con altri ragazzi più grandi che hanno conosciuto la violenza e la mettono in pratica. Insomma, Adolescenza è un romanzo di formazione e un viaggio iniziatico verso un mondo adulto sentito come ostile rispetto all’ingenuità infantile. C’è poi, naturalmente, l’amore - terma particolarmente presente nel primo e terzo disco - che ha di solito un ruolo salvifico ma che può aprire anch’esso spirali di angoscia (si veda il finale aperto di Sulla spiaggia d’inverno che - come giustamente nota Daniele Lucca - ricorda le ultime sequenze iconografico de La dolce vita). Ma il tema dello straniamento rispetto al mondo riguarda anche il proprio ruolo di cantautore. Panseri riflette sul mondo della canzone e dell’industria discografica con una lucidità e una lungimiranza sorprendenti (si veda Sabato prossimo). È un tema, questo, anche biografico, perché proprio l’ultimo lavoro a cui Panseri aveva dedicato tempo e grande energia si dimostrerà un flop di vendite, allontanando di fatto il Nostro dalle scene musicali (pur continuando in realtà a scrivere ancora canzoni).

Di tutto questo si è parlato nella serata a Cairo Montenotte a lui dedicata. Ma si è parlato anche del Panseri uomo grazie alla presenza di numerosi amici (Giorgio Moiso, Vanni Perrone, Renzo Perrone, Fabio Cassone, Gianni Daniel) che hanno ricordato alcuni aneddoti curiosi e divertenti che ci hanno restituito la sua figura umana (dall’amore per il gelato all’ipocondria!). Ovviamente non si è solo parlato ma anche suonato; numerosi gli artisti che si sono alternati sul palco, da Marco Stella (accompagnato alla chitarra da Marco Cravero) ai R&R Blues riunion (interpreti di quattro splendide cover di Panseri e poi raggiunti da Bruno Giordano), e poi - come detto - la nutrita schiera di genovesi: Marco Spiccio, Cristiano Angelini, Max Manfredi e Francesco Baccini.

La serata è stata il prodromo al Premio Panseri - che giunge così alla sua terza edizione e grazie al contributo della moglie del cantautore, Franca, e della figlia Floriana - che si svolgerà il 21 luglio e che vedrà in giuria, tra gli altri, anche Massimo Cotto. Il vincitore si aggiudicherà una borsa di studio in denaro, la registrazione presso Greenfog studio, la possibilità di esibirsi nell’ambito del Premio Tenco e del Premio Bindi. Qui il link per accedere al bando di iscrizione: 

https://www.comunecairomontenotte.gov.it/premio-mario-panseri-alla-canzone-dautore-citta-di-cairo-montenotte/


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