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Lucio Quarantotto, cantautore veneto, è morto a Mestre il 31 luglio

Trent'anni di carriera e tre album all'attivo per un artista fuori dal coro

Aveva cinquantacinque anni e stava lavorando ad un nuovo album

Martedì 31 luglio Lucio Quarantotto ha scelto di porre fine alla sua (complicata) esistenza. Lo ha fatto a cinquantacinque anni e nella sua città natale, Mestre.

Personaggio schivo, duro, segnato anche da qualche problema fisico, ma dalla penna - e dalla voce - formidabile, aveva iniziato la sua carriera artistica pubblicando l’album “Di mattina molto presto”, nel 1982.

L’album uscì come Lucio 48, contraendo quindi in un numero il suo cognome, con un libretto curato pieno di disegni a corollario dei testi. Che fosse un cantautore innovativo, in particolar modo nei testi, lo si capisce subito e infatti nel 1984 vince la Targa Tenco e per i primi anni la critica lo segue con attenzione. Alessandro Colombini, produttore di peso della musica italiana, gli produce il disco, così come la seconda prova “Ehi là” quattro anni dopo, dove si rinforza e si conferma ancora di più la capacità di Quarantotto di scrivere testi asciutti, che colpiscono per durezza e profondità. Anche in questo caso il disco esce a nome Lucio 48 e di quell’album è giusto ricordare le belle parole che ha speso Roberto Roversi, (straordinario poeta bolognese già vicino alla “musica leggera” nel suo fortunato sodalizio con Lucio Dalla) nelle note di copertina. Roversi riconosce a Quarantotto un capacità di analisi e di visione della realtà senza infingimenti, mettendo al centro errori e debolezze, scavando nel cuore del parole e restituendole all’ascoltatore in maniera pulita, chiara, affinché non se ne perda il valore o il significato.

Sono gli anni in cui altri colleghi più conosciuti cominciano ad accorgersi di lui, come ad esempio Franco Battiato. L’artista siciliano incoraggia e spinge Lucio a scrivere un mini-lp, un lavoro che nelle intenzioni avrebbe dovuto uscire proprio per L’Ottava, la collana discografica di Battiato. Poi le cose andarono diversamente e L’Ottava venne assorbita nel circuito Sugar. Ed qui che Lucio Quarantotto trova uno dei più attenti talent scout di quegli anni (ma anche adesso….), Caterina Caselli, che lo mette sotto contratto.

Siamo nel 1990 e finalmente esce “L’ultima nuvola sui cieli d’Italia” (quello che a tutt’oggi è stato il suo ultimo lavoro discografico) e questa volta in copertina troviamo il suo cognome per esteso. Il disco viene presentato ancora al Premio Tenco, dove gli verrà tributata una calorosa e sentita accoglienza.

Lucio scriverà, sempre insieme ai fidi Piercarlo D’Amato e Francesco Sartori (che lavorano soprattutto sulle musiche e sugli arrangiamenti), molti brani per la nuova casa discografica. Anche per la stessa Caterina Caselli, che nel suo album “Amada mia” inserisce E se questa fosse l’ultima, brano che poi Lucio metterà anche nel suo album. Grande visibilità, sempre nel 1990, quando Caterina Caselli lo invita a salire sul palco del Primo Maggio, proprio per cantare insieme questo brano. Ancora pochi anni e arriva la perla che gli darà notorietà internazionale, quel Con te partirò che la splendida voce di Andrea Bocelli porterà in ogni parte del globo. Poi molti brani per artisti sempre della scuderia Sugar (ricordiamo almeno Amarsi sì, il brano che Filippa Giordano presentò a Sanremo nel 2002).

Di questi ultimi anni si erano un po’ perse le tracce, fatta salva la notizia che Lucio era in procinto di uscire con un nuovo album. Il titolo, provvisorio, riletto ora riveste un sapore amaro e provocatorio: “Alla fine di un concerto rock”. Non sappiamo quale direzione musicale avrebbe preso Quarantotto in questo ultimo album e, visto il titolo, quanta metafora o allegoria avrebbe usato nei testi per spiegare a suo modo questi anni così rumorosi, frenetici, eppure maledettamente capaci di farti sentire solo.

 

www.lucioquarantotto.it

www.sugarmusic.com


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