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Umori e malumori delle Targhe Tenco 2012

Zibba, Afterhours, Avitabile, Colapesce e Baccini i vincitori di quest'anno

Nuovi artisti bussano al castello

Ciak, si gira. Nuovo anno, nuovo film, stessa trama. Parte la solita tiritera dei delusi, di chi grida “al lupo, al lupo” e chi invece riconosce che una certa apertura al nuovo, alla voglia di sondare nuovi territori e nuovi modi di costruire canzoni si stia facendo largo anche al Premio Tenco. Sono infatti usciti i vincitori di questa edizione 2012 (Colapesce tra le Opere Prime, Enzo Avitabile per il disco in dialetto, Baccini tra gli interpreti, Afterhours e Zibba - qui nella foto - a dividersi il tetto più alto e ambito, quello come miglior disco).

Da queste pagine (anzi, schermate) l’avevamo già detto qualche settimana fa, quando uscirono le rose dei canditati di ogni categoria: una ventata di aria nuova si percepiva negli ultimi anni e anche con questa edizione la tendenza era quella di esplorare mondi spesso considerati lontani dalla canzone d’autore classica. In fondo a queste righe ripubblichiamo l’elenco di tutti i candidati di ogni sezione, proprio a suggellare e a condividere maggiormente con voi questa riflessione.

Ma senza andare troppo lontano basterà prendere l’elenco dei nomi nella categoria “Miglior album dell’anno”. Zibba e Afterhours vincono (secondo chi scrive più che meritatamente), ma a contendersi i voti c’erano Edda, Teatro degli Orrori (nella foto a fianco), Fabularasa, Dente. E in questo caso voglio lasciar fuori dalla mischia volutamente il buon Vinicio. Fino a pochissimi anni fa era infatti impensabile, fuorviante, impossibile, vedere questo pacchetto di nomi così “nuovi” (oseremmo dire quasi “giovani” se non fosse che Edda Rampoldi, in arte solo Edda ha inciso il suo primo album quando Ligabue stava ancora girando – inutilmente - per case discografiche, visto che la sua esperienza con i Ritmo Tribale porta la data del 1988, o che Paolo Capovilla, istrionico e incredibile performer del Teatro degli Orrori corre su e giù dai palchi da quasi vent’anni) affiancarsi a talenti indiscussi come può essere appunto il Capossela di turno.

Su Facebook qualche voce, anzi più di una, ha cominciato a sputar sentenze, a dire che il Tenco sta perdendo la sua identità o altri concetti del genere. Puttanate.

I nomi che poi finiscono nelle candidature delle Targhe Tenco sono solo il risultato di una (giusta e doverosa) apertura che De Angelis, Silva e soci hanno messo in atto da qualche anno. E due sono i fattori che hanno inciso profondamente in questo senso. Primo, il continuo e progressivo aumento delle occasioni in cui il Premio Tenco incontra il territorio, ergo i nuovi artisti, attraverso rassegne di uno o due giorni (Il Tenco ascolta) e tra le ultime ricordiamo quelle di Laigueglia, Piombino, Montesilvano, Napoli e Rivoli. Occasioni ghiotte per vedere, conoscere, approfondire artisti che stanno crescendo nelle mille sfaccettature di cui la canzone d’autore oggi si nutre. Occasioni in cui anche le etichette, gli uffici stampa, i giornalisti locali, gli artisti stessi, conoscono meglio la più importante rassegna italiana in fatto di canzone di qualità. Un osmosi utilissima ad entrambi.

Secondo, e ancora più significativo motivo delle nuove venature cantautorali in lizza, metterei i giurati che sono chiamati a votare. Negli ultimi tre-quattro anni c’è stato un ampliamento - mirato e oculato per quanto possibile - di nuovi giurati (si può comunque affinare sempre meglio la lista, verificando più spesso, per esempio, chi scrive nell’ultimo anno e chi invece scriveva…). Cronisti e recensori che arrivano da mondi magari lontani dal nucleo storico di giornali, riviste, siti web di cui si era circondato il Tenco per anni, decenni, ma certamente salutare per una visione più globale della realtà musicale italiana.

Ecco perché certi nomi non devono sorprendere, ma solo far riflettere chi vorrebbe la canzone d’autore chiusa in una torre d’avorio a buttare olio bollente su chi tenta di entrare. Il Premio Tenco, si è tanto detto - da noi e da qualche altro centinaio di addetti ai lavori - è un patrimonio da salvaguardare, uno dei momenti topici durante l’anno in cui ci si ritrova ad ascoltare artisti familiari e, soprattutto, conoscere nomi nuovi o pseudo tali.

E a richiedere attenzione (oltre a quelli che erano nelle cinquine quest’anno) a chi abita o frequenta quel castello, da un po’ di anni sono artisti come Brunori, Dimartino, Nicolò Carnesi, A Toys Orchestra, Paolo Benvegnù, Diego Mancino (qui nella foto), Iosonouncane, Luca Gemma, Pinomarino, Roberto Angelini, TekaP, Nobraino, Giardini di Mirò, Verdena, Giorgio Canali, Cesare Basile, Alessandro Grazian, Andrea Ra, Non voglio che Clara, Perturbazione, Pilar (nella foto), Piji, Lele Battista, Naif, Folco Orselli, Marta sui tubi e molti, molti altri di cui mi scuso fin da ora per non averli citati. Ma il senso spero arrivi lo stesso. Tutti artisti “portatori sani” di una voglia di rinnovamento, di esplorazione a più largo raggio di cosa voglia dire costruire una canzone.

Qui ho lasciato volutamente fuori chi, più che dignitosamente, si cimenta in territori più precisi, come il jazz, il blues, il rock duro, l’elettronica, i lavori solo strumentali o quell’immenso e meraviglioso mondo che è il dialetto, con nuovi talenti (lasciatemi citare almeno Mario Incudine, nella foto, arrivato secondo quest’anno dietro un monumento come Avitabile, ma di cui sentiremo parlare a lungo). Qui parliamo di gente che ha tutto il diritto di rivendicare un modo “diverso” di intendere la canzone d’arte, la canzone d’autore. Alcuni si sono anche esibiti (altri mai e fanno grande musica da vent’anni….), ma il concetto che vorrei passasse è quello di un mercato musicale che si muove velocemente e che una rassegna, un castello come il Tenco, quel mercato deve poterlo monitorare per poi confrontarsi. Sapendo riconoscere, per esempio, che se dai voti di duecento giornalisti escono nomi “meno convenzionali”, questa è una ricchezza e non un’usurpazione. Mi sembra che negli ultimi anni questo processo l’abbiamo capito meglio i gestori del castello che i visitatori abituali.

Abbassiamo quindi quel ponte levatoio che porta verso una valorizzazione piena e autorevole della nostra canzone d’autore. Proviamo a cambiarne il nome se vogliamo, ma la magia creata da un testo ed una musica che diventano cosa sola, trasformandosi in emozione, io continuo a chiamarla canzone d’autore fin che qualcuno s’inventerà un termine capace però di inglobare tutti quei nomi che facevamo prima. Sono modi diversi di intendere e costruire la canzone, sia chiaro, ma in tutti quei nomi riconosco una tensione, una costruzione musicale che mi affascina e me li fa sentire vicini.

Duemila anni fa venne un uomo a sancire che il Verbo era (solo) Lui, ma nella musica non è così. I maestri sono tanti così come i discepoli, e la verità (per fortuna) non ce l’ha in tasca nessuno. Più passa il tempo, più ascolto, più conosco cose nuove e più mi rendo conto che è proprio così. 

 

E mentre finisco questo articolo accarezzo i miei vinili, guardo fuori dalla finestra soddisfatto e vedo che c’è Buontempo, che le Luci a San Siro sono accese, mentre l’occhio mi cade sulla foto della Topolino Amaranto di mio nonno e senza accorgermi riprovo il vecchio Eskimo, accarezzo La gatta, abbraccio Teresa, ma continua a frullarmi in testa un ritornello, ossessivo, che mi dice Vedrai, vedrai, vedrai che cambierà, in fondo non c’è Niente da capire.

E mai come in questo momento sento che mi appartiene, in maniera viscerale, una canzone di Pierangelo Bertoli che mi ha sempre accompagnato in questi anni, capace com’è di ricordarmi di essere “con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro”.

 

 

 

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Candidati alle Targhe Tenco 2012 (in maiuscolo i vincitori)

 

 
MIGLIOR ALBUM

 

AFTERHOURS - “Padania”
Vinicio Capossela - “Rebetiko Gymnastas”
Dente - “Io tra di noi”
Edda -  “Odio i vivi”
Fabularasa - “D'amore e di marea”
Il Teatro degli Orrori -  “Il mondo nuovo” 
ZIBBA - “Come il suono dei passi sulla neve” 
   

 

                  
ALBUM IN DIALETTO

 

ENZO AVITABILE - “Black tarantella” 
Mario Incudine - “Italia talìa”
Lautari - "C'era cu c'era" 
Lou Dalfin - “Cavalier Faidit” 
Raiz & Radicanto - “Casa”

 

                        
OPERA PRIMA

 

Roberta Barabino - “Magot” 
Giovanni Block - “Un posto ideale”
COLAPESCE - “Un meraviglioso declino”
Dellera - "Colonna sonora originale" 
Giacomo Lariccia - “Colpo di sole”
Elsa Martin - “vERsO”

 

 

 

INTEPRETI CANZONI NON PROPRIE

 

FRANCESCO BACCINI - “Baccini canta Tenco”
DauniaOrchestra - “Di fame di denaro di passioni”

I Luf – “I Luf cantano Guccini”

Massimo Priviero e Michele Gazich – “FolkRock”

Daniele Sepe - “Canzoniere illustrato”

 


 


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