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Libero

9TERRE

Tra i suoni caldi del sud, dove le chitarre acustiche e i ritmi travolgenti disegnano sconfinate lande di terra sotto il cielo azzurro e il sole battente delle melodie mediterranee, si dipanano avvolgenti le canzoni di Libero Reina, in arte semplicemente Libero, che con il suo secondo album, 9TERRE, fa proprio della terra (la sua terra, la nostra terra) il soggetto principale da fotografare all’interno di testi appassionati e profondi che alternano le scene, gli umori e le lingue (tra cui ampio spazio è dato al suo dialetto, quello siciliano).

Questo nuovo lavoro sulla lunga distanza del cantautore trinacrio segue a distanza di tre anni il suo debut album, Alien Passengers, affinando la scrittura, migliorando le interpretazioni vocali e mescolando con eleganza i suoni rotondi e caldi dalla sensuale anima etnica con moderni ingredienti elettronici che costituiscono una novità importante per l’artista poiché, oltre a rinfrescare e rendere più contemporanea la sua proposta, permettono alle sonorità di 9TERRE di fare un passo avanti rispetto a quelle del primo album, pur navigando sempre in un mare tempestoso e dalle alte onde folk. Resta invece invariata l’attitudine del nostro a comporre brani intimi in cui scorre il passionale sangue dei menestrelli e dei poeti, con canti che raccontano piccole grandi storie colte direttamente dalla realtà circostante, osservata con occhi e cuore spalancati e con una grande sensibilità.

La parola chiave di questo disco potrebbe essere contaminazione, poiché così come si mescolano e appunto si contaminano tra loro le musiche, i generi e le diverse lingue (italiano, arabo, francese, dialetto siciliano…) dando vita a disegni sonori innovativi, eterogenei e coinvolgenti, allo stesso modo il cantautore guarda alla contaminazione tra i popoli come possibilità di accrescimento per ognuno, perché “culture diverse creano nuovi uomini”, canta il nostro in Binnajaah (Buona fortuna), uno dei singoli del disco (il cui titolo arabo alla lettera significa “con successo”). In un momento in cui si parla di chiudere i porti, arginare le frontiere e chiudersi a riccio nella propria microscopica e limitata nicchia, il messaggio di Libero diventa quanto mai attuale e fondamentale per ricordare a tutti noi che sono stati proprio i viaggi e, ancora una volta, le contaminazioni tra i popoli, le culture e le tradizioni a farci evolvere come individui e abitanti dello stesso pianeta, concittadini di questa grande città chiamata “mondo”. In tal senso diventa particolarmente evocativo il brano He Yama Yo, titolo ripreso da un antico canto lakota, che mescola richiami dei nativi americani con il dialetto agrigentino e sottolinea la grande capacità del cantautore siculo di assemblare ingredienti di diversa provenienza scovando in ciascuno di essi il tassello che perfettamente si incastra nell’altro, metafora del messaggio che tutte le 9 terre/tracce di questo disco, ciascuna in modo diverso, contribuiscono ad esporre, muovendosi su coordinate diverse per ritrovarsi poi ad ammirare lo stesso paesaggio, perché in natura i confini non esistono (come canta il nostro nel recente singolo Quando saremo giovani).

Un disco autentico che con passione e dedizione mira a realizzare un domani in cui si potrà finalmente ammirare in tutto il suo splendore l’arcobaleno di razze, usanze e tradizioni che rendono il nostro mondo complesso, variopinto e meraviglioso.

 

 

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Libero Reina e Francesco Barbata
  • Anno: 2019
  • Durata: 34:00

Elenco delle tracce

01. Binnajaah
02. Lassame ccà
03. He Yama Yo
04. Au Maghreb
05. Quando saremo giovani
06. Timpa
07. Petricore
08. Angela
09. Involuzioni

Brani migliori

  1. Binnajaah
  2. Au Maghreb
  3. Quando saremo giovani

Musicisti

Federico Maniscalco: basso - Giuseppe Perrone: batteria - Pino Tortorici : fisarmonica - Antony Belhay: cajon - Beatrice La Sala, Yamile Fornò e Angela Presti: cori - Ezio Noto: voce su Binnajaah