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Umberto Petrin

A dawn will come

Varcata la soglia dei cinquanta (lo scorso 15 luglio, quattro mesi esatti dopo l’incisione di questo cd, avvenuta alla Casa della Musica di Genova) e in attesa del lavoro su Brel, il pavese Umberto Petrin ci offre un nuovo album solitario, il secondo (dopo Monk’ World, o il terzo, se contiamo anche Particles, che includeva però interventi di Stefano Benni) della sua ormai venticinquennale carriera. Vi si miscelano, in un evolvere peraltro molto coerente, conseguente, stilemi pianistici che spaziano da aree più memori delle radici classiche del Nostro a (forse in questo caso persino minoritari) segmenti in cui è invece il Petrin più squisitamente jazzistico (un jazz sempre coniugato nel segno della ricerca, certo non della supina rimasticatura di patterns ormai decisamente consunti) a prevalere.

Diversi brani (tutti a firma del pianista tranne il conclusivo San Francisco Holiday, tratto dal Monk meno visitato) recano dediche esplicite, a testimoniare il largo spettro di amori creativi di Umberto, musicista ma anche poeta, e grande appassionato di arte visiva. Così Mantra and Blue omaggia quel Joseph Beuys su cui Petrin sta lavorando da anni; così Balkan Epic è invece dedicato alla body performer (non si pensi a nulla di pruriginoso, per carità) serba Marina Abramovic; così, ancora, le due Black Series evolvono sulla suggestione indotta dalla pittura dell’americano Brice Marden.

Ci sono episodi più pacati e riflessivi, introspettivi e seduttivi (tipo Waiting for the Dawn, che peraltro procede a saliscendi, o il quasi impressionistico Love Song) ed escursioni più frastagliate, nervose (per esempio l’inizialmente grave, e poi quasi magmatico, omaggio a Beuys), anche se più spesso è il singolo brano a contenere – magari in percentuali differenti – entrambi gli elementi, nonché altri ancora. Già, di fatto, almeno un paio dei pezzi citati procedono in tal senso, ma forse più ancora questo accade in Balkan Epic, che parte con stimmate tayloriane e si sviluppa poi altrimenti, mantenendosi peraltro incalzante e coeso, mentre le due Music for a Performance si espandono l’una poco per volta dall’iniziale so(m)brietà, l’altra stemperando qua e là un moto quasi rapsodico, e così via.

Disco ragguardevole, quindi, che stuzzicherà forse più coloro che amano miscelare i vari Bley, Taylor, o lo stesso, monumentale, Jarrett di Testament, che i patiti di Einaudi e Allevi. I quali, comunque, forse non lo disdegneranno neppure loro. Non fosse altro che per comprendere che un piano solo “ascoltabile” può battere anche altre bandiere.      

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Umberto Petrin, Leo Feigin
  • Anno: 2011
  • Durata: 56:35
  • Etichetta: Leo Records

Elenco delle tracce

01. Ostinatamente

02. Waiting for the dawn

03. Mantra and blue (for Joseph Beuys)

04. Black series 1 (around a painting of Brice Marden)

05. Balkan epic (around Marina Abramovic)

06. Music for a performance 1

07. Love song

08. Black series 2 (around a painting of Brice Marden)

09. Music for a performance 2

10. Angelo del millennio (around Bill Viola)

11. San Francisco holiday

Brani migliori

  1. Mantra and blue
  2. Black series 2
  3. Music for a performance 2

Musicisti

Umberto Petrin: pianoforte