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Clamidia

Al mattino torni sempre indietro

“Le sonorità che accompagnano i testi sono scure, soffocanti e rimarcano il forte stato d’angoscia nei confronti della vita. Le illusioni risultano sepolte, la fede cessa la sua attività lenitiva e i corpi sorreggono teste tormentate dal pensiero dell’impossibilità. L’estremo non è più tale, tutto è lecito ed il continuo movimento dei personaggi è la costante ricerca di ciò che soddisfi, di un desiderio mai appagato. Il ritorno rappresenta unicamente la sconfitta”. Definiscono in questo modo, i Clamidia, il loro ultimo lavoro Al mattino torni sempre indietro, che fa seguito ad un Ep La mia diagnosi uscito nel 2006 ed all’album La prima guerra cinese dell’oppio pubblicato nel 2009.

Se c’è una parola che, facendo una sommaria sintesi, riesce a definire questo lavoro, questa è certamente claustrofobico: ed in questo senso ogni singolo strumento è concentrato sul come rendere evidente, quasi palpabile, dal punto di vista sonoro, questa sensazione. Ed allora ecco una batteria, Luca Balacca, essenziale, quadrata, che scandisce il tempo con un’ossessività metronomica; un basso, Lorenzo Serra, martellante, cupo nelle tonalità ed angoscioso nelle sequenze ritmiche; chitarre, Antonio Morritti e Paolo Macina a cavallo tra il “floydiano” ed il post-punk, che disegnano schemi armonici che paiono provenire da lontano, e che a tratti sbucano fuori da questo “altrove” con sequenze stridenti, lancinanti. Su questo tessuto connettivo si impone la voce, Morris Celli, a tratti suadente, poi angosciata ed infine rabbiosa, quasi furibonda.

Descritto in questi termini, potrebbe sembrare un album omogeneo, quasi monocorde, ed invece la capacità dei Clamidia di mescolare in modo differente queste caratteristiche fa sì che i singoli brani abbiano una vita ed un’autonomia ben definite: certo, le immagini evocate dalle dieci tracce sono immagini di sofferenza, di angoscia, di solitudine, scenari vuoti, bui, in cui la visione ambientale si giustappone a quella intima creando uno sdoppiamento di sensazioni per cui è sempre difficile comprendere se ciò che viene descritto sia uno stato d’animo o una situazione esterna. Malgrado questa ambientazione l’album attrae, perché sorge nell’ascoltatore più attento il desiderio di penetrare questa cortina oscura di gettarsi quasi a capofitto in questa congerie di sensazioni fino a toccarne il nocciolo, il nucleo e cogliere l’essenza di tanta disperazione. Un modo di fare musica, quello dei Clamidia, certamente “fuori moda”, e che non mira a certo a stupire quanto ad avvolgere e coinvolgere, ed in questo senso la solidità della proposta musicale e testuale centra in pieno l’obiettivo; rimane, da parte di chi si approssima a questo album, la necessità di avere una disposizione mentale e psicologica in grado di accettare ed elaborare questa affascinante sfida.

 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Umberto Palazzo, Alfredo “Epi” Gentili, Antonio Morritti
  • Anno: 2015
  • Durata: 41:39
  • Etichetta: Cup Of Tea Consortium/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. La croce
02. Spazi pubblici per scambisti
03. Fondazione nuovo sentiero
04. Ulisse05. Sotto il diluvio
06. Le controfigure
07. La sposa suicida
08. Assalti ai muri
09. L’agguato
10. Redenzione e grazia

Brani migliori

  1. La croce
  2. La sposa suicida
  3. Assalti ai muri

Musicisti

Morris Celli: voce  -  Luca Balacca: batteria  -  Antonio Morritti: chitarra  -  Paolo Macina: chitarra  -  Lorenzo Serra: basso