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Arianna Antinori

ariannAntinori

Se partissimo solo dall'esplosivo concerto che sabato 09 marzo Arianna Antinori ha tenuto nell'ambito della manifestazione “Parabiago d’Autore” organizzata dalla testata ‘L'Isola che non c'era’, avremmo una visione parziale di questa straordinaria artista.

Parziale in quanto il concerto è un'evocazione costante e continua, forse inimitabile, della presenza scenica di Janis Joplin a cui Arianna assomiglia in maniera (in)credibile. Non è francamente da tutti proporre brani come Piece of my heart, Raise your hand, Me and Bobby McGee, Mercedes Benz con la potenza vocale, la precisione, la sicurezza con le quali le ha proposte l'artista di Velletri (ma ormai di casa a Vicenza da oltre quindici anni).

Perché artista e non cantante? Perché la differenza non è formale, ma è tutta nella capacità dell'artista di trascinare gli spettatori in un mondo diverso dal loro, stanarli dalle loro prospettive, travolgerli con la propria capacità ammaliatrice, raccontargli l'inizio di una storia con la certezza che saranno loro, gli spettatori, a concluderla. L'artista, a differenza del cantante, non fa il compitino - pur corretto ed in bella calligrafia vocale e formale - ma ti strapazza l'anima, ingenera nel profondo un turbinio emotivo che rappresenta una sorta di Daimon socratico, che sovverte ogni precedente situazione interiore. Tradotto in maniera più chiara: quando si esce da un concerto (e in questo caso non parliamo di genere, è un discorso che vale per tutti i generi musicali…) con la consapevolezza che “è accaduto qualcosa” allora significa che abbiamo incontrato un artista.

Decisa e conscia dei propri mezzi vocali ed interpretativi Arianna (qui in una foto di SKAttomaTTO. net), coadiuvata dagli ottimi chitarristi Giovanni De Roit e Davide Repele e con Marco Pandolfi a sostenerla con il suono della sua ammaliante armonica (un artista straordinario che l’Europa ci invidia), ha portato tutti i presenti nel mondo “incantato” degli anni '70 (splendida la versione di White Rabbit, di jeffersoniana memoria oppure di una intensa Oh! Darling la cui interpretazione avrebbe strappato applausi anche a Paul Mc Cartney) . Atmosfere e reminiscenze di un mondo che Arianna ha cercato di riproporre con il suo primo lavoro discografico, chiamato semplicemente con il suo nome e cognome ariannAntinori.

Dieci i brani, che si fondano essenzialmente sul lavoro di Jean Charles Carbone e Marco Fasolo, autori principali dei testi e delle musiche dell'album, a cui va aggiunto anche quello di Manuele De Pretto, coautore musicale in due brani (nonchè autore dell'artwork del libretto in puro stile anni Settanta, che ben si adatta all'atmosfera dell'album). Tra i dieci brani troviamo anche un inedito scritto da Janis Joplis per quanto riguarda le liriche e Dave Getz (batterista dei Big Brother & The Holding Company, primo gruppo professionale dell'artista texana) per la musica: Can't be the only one. Questo brano, scritto nel 1968 e mai inciso da Janis, è stato recuperato nel 2010 da Getz ed Arianna è stata invitata a cantarlo con il risultato di renderlo vivo e pervasivo come se lo stesse cantando, oggi, la grande Janis. Missione certamente compiuta. Merito anche del prestigioso contest internazionale messo in palio per la prima volta dalla famiglia Joplin (fratello e sorella di Janis) e che Arianna vinse due anni fa presentando il brano Mercedes Benz.

Ma seppur dicevamo che i brani di questo nuovo album, gli arrangiamenti, la resa vocale, riportano a qualche decennio fa, l’impronta complessiva del lavoro emana freschezza e una capacità compositiva davvero fulminante. L’unico neo, che è doveroso segnalare, è la mancanza di una vera e propria masterizzazione (ricordiamo che l’album è interamente autoprodotto) con qualche rimpianto – e anche più di uno – per non essere riusciti a trovare un’etichetta capace di salire su questo treno in corsa che si chiama Arianna Antinori. Poco male, è tutta rabbia e grinta da buttare nei live.

La ricchezza artistica ed il sacro fuoco del rock blues che attraversa l'anima dell'artista laziale ha evitato anche un altro pericolo che passa latente a chi si avvicina a questo tipo di mondo, quello di essere etichettate/i come dei cloni, di Janis Joplin in questo caso.  Ma, ripetiamolo, quando si arriva in fondo ai dieci brani del disco, ci si accorge che qui siamo di fronte a qualcosa di diverso, di più vero e sincero che non il tentativo di apparire per forza uguale ad un originale.

Basta ascoltare infatti il primo brano, I Give, per comprendere la grande forza emotiva che è presente tra i solchi (come si diceva una volta...) oppure per scoprire il rock blues presente in You know che riporta alla mente il suono degli scozzesi Stone the Crows dell'indimenticata Maggie Bell ed, insieme, quello del dirigibile Led Zeppelin di Houses of the Holy.

Concepire un album come ariannAntinori (ma anche suonarlo e cantarlo…) vuol dire essere forgiati da grandi ascolti musicali (l'intro pianistico di For my friend è l'abbraccio fraterno con il primo Neil Young “solo”, mentre nel seguito del brano sembra scorgersi la presenza di James Taylor e Carly Simon che ballano appassionati in un locale di Nashville) che si sono tradotti in un percorso musicale capace di affrontare suoni, atmosfere, dettagli di un grande passato ma plasmato con la grazia e la passione che solo i grandi artisti possiedono. Un album potente, con tanti filoni di indirizzo, come la zeppeliniana e spettacolare Freedom oppure I see you, di certo una delle più trascinanti o ancora Gone, scritta insieme a Walter Antinori (musicista e padre di Arianna), fino a The river’s end, brano soffuso che chiude l’album e che ci mette qualche ascolto in più prima di catturarti, ma poi…).

Quaranta minuti da ascoltare con grande attenzione e partecipazione emotiva essendo consapevoli che siamo nell'anno 2013 ma che, al contempo, gli anni '60 e '70 sono stati fondamentali (ed irripetibili) nella storia della musica contemporanea. Arianna Antinori, grazie al suo talento innato, con questo disco è qui a ricordarcelo. Da ascoltare, sostenere, valorizzare.


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In dettaglio

  • Produzione artistica: Jean Charles Carbone e Marco Fasolo
  • Anno: 2012
  • Durata: 38:35
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

1.     I give

2.     Freedom

3.     For my friend

4.     You know

5.     Our days

6.     Gone

7.     Can't be the only one

8.     I see you

9.     Shut up

10.  The river's end


Brani migliori

  1. Freedom
  2. Can't be the only one
  3. The river's end

Musicisti

Arianna Antinori: voce  -  Jean Charles Carbone: pianoforte, basso elettrico, piano Rhodes, Hammond, sassofono, percussioni, cori  -  Marco Fasolo: batteria, percussioni, chitarre, Hammond, basso elettrico, cori  -  Ernesttico: percussioni  -  Marco Pandolfi: armonica  -  Luca Moresco: trombone, tuba  -  Davide Pezzin: basso (in Shut up)