«L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». Lo conoscono anche i bambini delle scuole l’articolo 1 della nostra Costituzione. Ma sempre più adulti lo considerano un accessorio, un qualcosa di trascurabile, di relativa importanza.

 

E quelli della Casa del Vento non ci stanno. Il loro nuovo album in studio è completamente incentrato sulle attuali problematiche del lavoro in Italia: dalle tristi vicende della ThyssenKrupp, ricordate con incredibile sintesi in “7”, al frazionamento di un popolo che una volta lottava per difendere i propri diritti (“Primo maggio”), alle visioni realistiche di un momento storicamente difficile per i lavoratori nel nostro Paese (“Articolo Uno”).

 

Testi che inevitabilmente fanno riflettere, capaci di portare alla luce tematiche che sono ogni giorno davanti ai nostri occhi, come quella del lavoro nero degli immigrati, fotografato nella splendida “Dal cielo”, arricchita dalla chitarra affilata di David Rhodes. Poi, tra i brani, ci sono le voci degli operai che, con parole semplici, danno maggior risalto ai significati; testimonianze dirette di un Italia che anziché reagire «esce di casa solo per andare al supermercato, in chiesa e allo stadio» per dirla con Ascanio Celestini, tra gli ospiti del disco.

 

E non sono solo le parole a rendere “Articolo Uno” un album maiuscolo, sullo sfondo c’è la musica, che in molti amano appellare come combat-folk, anche se più che da combattimento quello della Casa del Vento sembra un sound di resistenza, di opposizione. Ottimi gli interventi del violino, coinvolgenti gli andamenti spesso riconducibili allo schema di un inno, di una dichiarazione d’intenti. Motivi pungenti che ci hanno fatto apprezzare quest’ora di musica, amara, consapevole e niente affatto retorica.