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Corde Oblique

Back through the liquid mirror

"Spesso ci si trova a far parte di un filone musicale un po' per caso; quando iniziai a scrivere musica non sapevo che esistesse un filone ethereal neofolk, né sapevo che veniva chiamata così, inviai una demo tape in Inghilterra e la casa discografica World Serpent ci mise sotto contratto, era il 1999."

Erano nati come Lupercalia, la prima creatura musicale ideata dal chitarrista e compositore Riccardo Prencipe, caratterizzati da una impostazione e da temi neogotici e darkwave, ma la storia di questa creatura avrebbe avuto sviluppi davvero interessanti soprattutto negli anni a venire. Nel 2005 infatti inizia l’avventura delle Corde Oblique, avventura che si è sviluppata attraverso la realizzazione di sette album, la collaborazione con un nutrito gruppo di musicisti, italiani ed internazionali e la costante ispirazione, nella composizione dei testi e delle partiture della band, alla storia dell'arte, dovuta proprio alla doppia formazione di Riccardo Prencipe, musicista ed anche dottore di ricerca in Storia dell'Arte. Back through the liquid mirror è il settimo album realizzato da quello che è ormai divenuto un sestetto, spesso ampliato nelle situazioni live, ed è un album particolare, sia dal punto di vista della genesi che da quello della realizzazione: Prencipe ha sentito la necessità di raccogliere, in un singolo lavoro, alcuni fra i passaggi più rilevanti del percorso artistico della band, ma ha voluto farlo in maniera originale.

Non siamo infatti di fronte ad un “best of” in senso stretto, e neppure ad una raccolta di registrazioni di brani, magari rimasterizzata: le Corde Oblique sono entrate negli Splash Studio di Napoli, che rappresentano uno spazio acusticamente davvero ideale, per registrare e filmare un vero e proprio show dal vivo, una sorta di epitome della propria carriera filtrata, però, attraverso le esperienze sviluppate negli anni e la sensibilità attuale. I brani, completamente risuonati, sono oggi decisamente differenti dagli originali e questo proprio perché, ad un discorso di tipo storico e biografico, questi musicisti hanno voluto affiancare  l’espressione di cosa e come sono, oggi, quegli stessi brani.

Musica progressiva in chiave acustica dunque, e  Suono su tela e Blubosforo ne sono due esempi illuminanti, con una dimensione spaziale ampia e quasi sinfonica, certamente favorita dall’ambiente degli studi, suoni aperti e profondi, una ricca varietà di timbri, un attento bilanciamento di pieni e vuoti: quella famosa dinamica che, spesso, viene trascurata in favore di soluzioni più “ad effetto”, ma che trova la sua sublimazione nell’alternanza attenta fra passaggi più intensi e pause. E poi le “corde”, quelle della chitarra e del violino, certo, ma anche quelle lunghe del pianoforte, protagoniste assolute insieme alla voce, ed anche qui si parla di corde, una voce suadente ed avvolgente ed una sezione ritmica che mai come in questo caso si può definire ricca di discrezione, che a tratti trascina letteralmente i pezzi, in altri passaggi viaggia invece davvero in punta di dita, si preoccupa piuttosto di fare da collante e di tenere insieme i brani lasciando, appunto, alle corde, strumentali e vocali, il compito di raccontare.

E quello che le Corde Oblique raccontano non sono storie dai riferimenti geografici precisi: ci sono la Campania in più di qualche sfumatura, o forse più propriamente il Mediterraneo inteso però come insieme di luoghi, ma anche il Sudamerica, attraverso qualche accenno di flamenco, il Nordamerica, quello dei nativi o le danze popolari celtiche. Chi ascolta può tranquillamente leggere, fra le note, i propri riferimenti culturali personali senza doverli cercare o adattare con fatica. Quello che fuoriesce dalle undici tracce presenti in questo lavoro è una potente forza evocativa spogliata, almeno in parte da quella patina neo-gotica che ha rappresentato una caratteristica precipua del gruppo nei lavori precedenti ed arricchita invece di calore e di energia.

Interessante davvero questo lungo percorso musicale se si considera il fatto che, sia Prencipe che Edo Notarloberti, non nascondono, anzi rivendicano, il loro amore per il metal: la cover di Kaiowas è semplicemente un esempio di questa passione mai sopita.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Massimo Aluzzi, Corrado Taglialatela, Andrea Cutillo, Salvio Vassallo
  • Anno: 2018
  • Durata: 53:36
  • Etichetta: Dark Vinyl/Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Arpe di vento
02. Flying
03. Venti di sale
04. Papavero e memoria
05. Averno
06. Le pietre di Napoli
07. My pure amethyst
08. Suono su tela
09. Blubosfroro
10. Cantastorie
11. Kaiowas

 

 

Brani migliori

  1. Averno
  2. Suono su tela
  3. Blubosforo

Musicisti

Annalisa Madonna: vocals  -  Edo Notarloberti: vocals  -  Umberto Lepore: bass  -  Alessio Sica: drums  -  Luigi Rubino: piano  -  Riccardo Prencipe: classical, acoustic, electric guitar