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Favonio

Brutto di faccia brutto di cuore

Il poeta foggiano Antonio Lepore scriveva a proposito del favonio (“favugne” in dialetto): 'U vinde quacche vote face sckanda', spisse luccheléje cum'è nu pacce, nu munne de térre te jétte 'mbacce: se nen te mandlne puje ciambeca' (Il vento qualche volta spaventa, spesso grida come un pazzo, un cumulo di terra ti viene in faccia: se non ti mantieni puoi cadere).

Il favonio è un vento caldo e secco molto frequente d’estate nella zona del Tavoliere delle Puglie, ovvero nei pressi del capoluogo di Foggia e provincia. Questa introduzione è dovuta perché la recensione parla di una ensemble foggiana che prende il nome dal vento, appunto il Favonio. Un gruppo che ormai da molti anni calca le scene dei locali e dei teatri in Italia e il 27 novembre hanno pubblicato il nuovo album intitolato Brutto di faccia brutto di cuore, mentre il 17 novembre sono stati invitati a partecipare all’edizione del Premio Tenco 2012.

I Favonio sono e vogliono rappresentare un ponte ideale tra la canzone d’autore e le radici profonde della loro terra, la Puglia e il risultato è più che positivo. Si fanno trascinare dalle passioni quali il jazz, il rag-time, il folk pugliese più classico, sonorità latine, tracce di ska, sterzando verso nuove sonorità elettriche, il tutto senza dimenticare l’importanza del testo, della parola.

Dopo tanta gavetta in giro per concorsi nel 2007 arriva il loro primo album intitolato Favonio (registrato negli studi di Mauro Pagani) e nel giro di pochi anni hanno messo a punto una sinergia e un  percorso artistico che li vede in prima fila tra le realtà emergenti da seguire con più attenzione, grazie anche alla buona riuscita del nuovo album. Un lavoro interessante, pieno di momenti coinvolgenti, dove le canzoni sono una scultura nel vento e ancora una volta si muovono in vari spazi, mescolando cielo e tradizioni.

La maggior parte dei brani di Brutto di faccia brutto di cuore sono scritti da Mimmo Petruzzelli (alle varie ance, fisarmonica e kazoo) e Paolo Marrone (voce e frontman), mentre il resto delle canzoni sono di Giovanni Mastrangelo (basso elettrico e contrabbasso) e Lucio Pentrella (chitarre e bouzouki). Si aggiungono alla band Piernicola Morese (percussioni), Giuseppe Guerrieri (batteria), Antonello Del Sordo (tromba e flicorno) e Stefano Capasso (pianoforte, tastiere e fisarmonica) a cui si aggiungono alcuni ospiti: Michela Celozzi (violoncello), Fabio Contillo (clarinetto e clarinetto basso), Fátima Sánchez Silva (flauto).

L’inizio spetta ad una cover del cantautore Franco Fanigliulo incisa nel 1979, intitolata A me mi piace vivere alla grande. Estratto come primo singolo, ha un arrangiamento fresco e vitale che rappresenta i Favonio, quasi una ouverture che apre le danze: quando si accentuano i ritmi, sfocia nel finale jazz, improvvisando la melodia che continua a scorrere in maniera appassionate lasciando spazio al pianoforte. Quasi come un ponte di congiunzione il secondo brano è Sono un artista, che inizia con un pianoforte suonato in punta di dita, quasi un’improvvisazione, per poi sfociare in un veloce ritmo ska. Alcuni versi sono presi come citazione ancora da Franco Fanigliulo (L’artista) e Piero Ciampi (Ha tutte le carte in regola).

Lo scrittore e la ragazza, dal sapore latino, viene introdotto dal violoncello suonato dalla brava Michela Celozzi e ricorda momenti nebulosi ed oscuri di vita, dove il piacere e il dolore confondono i propri confini nell’amore, uniti al sogno e la realtà che, intrecciati insieme, tessono legami profondi che difficilmente riescono a sciogliersi. La fisarmonica suonata da Mimmo Petruzzelli evoca dolce malinconia, mentre il ritornello descrive la summa di tutta la canzone: “Lei… se ne andò per sparire, per lasciare svanire tutta la sua bellezza al ricordo di un uomo. Il pensiero di un nome che una sera per cena la sua carne donò”.

La bellezza di Giano, scritta dal contrabbassista Giovanni Mastrangelo, scaturisce proprio dal contrasto che si crea tra echi di musica folk irlandese e folk popolare del Gargano. Una ballata che profuma di pioggia nell’arrangiamento e che si sposa con le placide e sognanti strofe, come quando piove con il sole. Dolce è l’intervento della fisarmonica, che punteggia di suoni morbidi il brano, quasi a lasciar immaginare paesaggi densi di colline.

Si sente la teatralità, marchio di fabbrica dei Favonio, in Cipressi nei pressi con quel ritmo giocoso e il dispiegarsi dei versi in tono serio e agrodolce. Provoca un’inguaribile sensazione di solitudine già dalle prime parole del testo con la cruda espressione attraverso la voce grave del cantante: “Cipressi nei pressi, melograni lontani, mi sudano gli occhi, mi bruciano le mani”.

L’uomo del tavoliere è l’ultima canzone scritta, ma mai incisa, del folksinger di Apricena (paese in provincia di Foggia) Matteo Salvatore. I Favonio l’avevano presentata in anteprima alla IV° Edizione del “Premio Matteo Salvatore” a Foggia, e riportata in un album dal vivo, Matteo Salvatore. Le canzoni e la storia, allegato all’omonimo libro (Giuseppe Barile Editore). Sonorità latine, con un intro incisivo della tromba per poi sfociare in una canzone dal tono popolare.

Sonorità medievali introducono invece Sotto l’albero del melograno, per poi sfociare in un valzer-musette dolente caratterizzato dalla fisarmonica. Si conclude con variazioni jazzate evidenziate dal sax soprano. Tutto sommato è un tango che unisce melodia e ritmo con chiari riferimenti alla musica popolare folk; la voce di Paolo Marrone marca le parole. La titletrack è un chiaro omaggio alla musica popolare del Gargano, con ritmi vorticosi della fisarmonica. Una filastrocca veloce tutta da ballare anche se si avvertono alcuni echi tesi alla Morricone (con chiaro riferimento alle colonne sonore western). Le sorprese non si esauriscono con Dormire, che si distacca dal resto delle altre tracce per un taglio che vira più al rock. L’ultima canzone è la struggente ‘O core s’è stancato, con sonorità che richiamano le bande di paese che seguono le processioni e con un finale segnato da frasi in dialetto ‘prese sul campo’.

Un album ricco di spunti musicali quindi, che mette in luce anche l’evoluzione “tecnica” dei musicisti e che vede la sua massima espressione nei live. L’attesa per il prossimo viaggio con i Favonio è cominciata, ma non dimenticate un buon caffè durante l’ascolto.

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In dettaglio

  • Anno: 2012
  • Durata: 46:34
  • Etichetta: Iperspazio

Elenco delle tracce

01. A me mi piace vivere alla grande

02. Sono un artista

03. Amore bradipo

04. Giano

05. Lo scrittore e la ragazza

06. Cipressi nei pressi

07. L’uomo del tavoliere

08. Sotto l’albero del melograno

09. Tutto sommato

10. Dormire

11. Brutto di faccia brutto di cuore

12. ‘O core s’è stancato

Brani migliori

  1. Giano
  2. Lo scrittore e la ragazza
  3. L’uomo del tavoliere

Musicisti

Paolo Marrone: voce Mimmo Petruzzelli: sax tenore, alto, baritono e soprano, clarinetto, fisarmonica e kazoo Piernicola Morese: percussioni Giuseppe Guerrieri: batteria Lucio Pentrella: chitarre e bouzouki Antonello Del Sordo: tromba e flicorno Giovanni Mastrangelo: bassi elettrici e contrabbasso Stefano Capasso: piano, tastiere e fisarmonica Michela Celozzi: violoncello Fabio Contillo: clarinetto e clarinetto basso Fátima Sánchez Silva: flauto