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Buzz Aldrin

Buzz Aldrin

A Bologna ci si conosce un po’ tutti. I club dove ci si ritrova abitualmente per concerti si contano sulle dita di una mano. Capita quindi di sorprendersi quando nuovi volti r’n’r compiono il proprio ingresso sulla scena. Due estati fa stessi gusti musicali mi portano a incrociare chiacchiere e attestati di stima reciproca per i suddetti gusti con un giovane fotografo. Di lì a poco l’annuncio: domani suono col gruppo, stiamo insieme da poche settimane, ma il progetto è davvero valido. Vedremo, penso, mentre mi dirigo all’XM24, un posto poco incline ad ospitare live. L’apertura ad opera dello stralunato Bob Corn non aiuta a chiarirmi le idee su cosa ascolterò di lì a poco. Intanto continuo a chiedermi se il nome scelto dal gruppo derivi direttamente dal secondo uomo ad aver messo piede sulla luna o dal libro di Johan Harstad, che poi alla fine non è la stessa cosa? Comunque mi piace.

Probabilmente altri pensieri mi affollerebbero la mente se in un solo attimo i colpi inferti alla batteria non cancellassero il resto. Perché dalla batteria parte tutto e da lì andiamo a sommare loop, riverberi, distorsioni senza mai perdere per un solo attimo la rotta. È un caos ordinato quello che sto ascoltando. Una fantasia al potere che mi porta a ricordare passaggi difficili da tenere a mente. Litanie che non ricanterò, ma riproducibilissime nella testa.

L’omonimo debutto di Buzz Aldrin sposta l’asticella ancora un po’ più su. Se dal vivo è bello arricchire, su disco si lavora per sottrazioni. Il risultato è un impasto di suoni pulito e catalizzante, prodotto da tre menti che non hanno paura di sperimentare e una voglia incredibile di giocare al rialzo laddove i natali potrebbero pregiudicare. E il paragone con una certa scena nu-wave oltreoceano potrebbe non nascere a sproposito. Il problema è che quando conosci una band sai bene che certi brani nascono più facilmente attorno a un tavolo da cucina piuttosto che in viaggio alla ricerca di chissà quale luogo. E proprio come certi odori, spesso anche i suoni restano attaccati alle vesti.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Buzz Aldrin
  • Anno: 2010
  • Durata: 32:28
  • Etichetta: Unhip Records/Ghost Records

Elenco delle tracce

01. Eclipse
02. The fall
03. Giant rabbits are looking at the sun
04. Machine 2999,99
05. Hola Gringo
06. White church
07. Let's walk the children around the space
08. Enter
09. No time/no age (white eyes)

Brani migliori

  1. Eclipse
  2. Let's walk the children around the space

Musicisti

Gelo: voce e batteria Giallo: voce e basso Nico: sinth, voci e chitarra