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Cristina Meschia

Camaleonte gitano

Trentenne di Verbania, Cristina Meschia ha alle spalle già un paio di album che ci avevano fatto alzare le antenne al suo indirizzo: questo Camaleonte gitano rappresenta un ulteriore, sensibile passo in avanti, attraverso un lavoro di scavo e di “restituzione”, per così dire, che ci fa senz’altro salutare il disco come uno dei migliori ascoltati negli ultimi mesi. Vi trovano posto, come ci dice la stessa Meschia, “canti di abbandono, di nostalgia, di lontananza, di risposte negate, d'amore, di sdegno, di forte appartenenza, di legami indissolubili con le origini, danze passionali, viscerali, universali”.

Tutto questo ampio florilegio di mood espressivi trova puntuale riscontro nelle undici tracce del disco, che sarà il caso di passare in rassegna – pur in estrema sintesi – una a una. Cu ti lu dissi è un canto di tradizione siciliana legato alla grande Rosa Balistreri, elegante quanto suggestivo. Ben più corporeo, vitale e affermativo, Opa Tsupa, di matrice balcanica, in cui fa il suo ingresso il violino turbinoso di Anais Drago (nella foto qui a fianco), dopo di che il percorso quanto mai frastagliato (ma al tempo stesso di una coerenza, una consequenzialità, assolute e tangibili) torna a ripiegarsi in Fioca, brano evocativo e prezioso dell’area d’origine della cantante, il Verbano-Cusio-Ossola, per sole voce e fisarmonica (magistrale, decisivo per la riuscita del disco l’apporto degli altri due “convenuti”, Julyo Fortunato, qui appunto alla regina dei mantici - almeno a casa nostra: gli argentini avrebbero qualcosa da ridire in proposito…, e Alessandro Di Virgilio).

Con Dream of You si entra in zona manouche, evocando i fantasmi (ben poco spaventevoli, anzi senz’altro amabili) di Django Reinhardt e Stéphane Grappelli. mentre con La Llorona ci spostiamo in Messico, per passare in Grecia con La Trata Mas, per voci (al plurale, sì) e corde, ancora con un notevolissimo solo di violino. Ma Navu, di provenienza yemenita, ci riporta su un terreno ben più soffice-evocativo, ed è un’altra gemma assoluta. Milonga de la anunciación appartiene poi a quel preziosissimo scrigno che è il songbook di Astor Piazzolla (di cui fra l’altro cadrà a breve il centenario della nascita), laddove Ederlezi, ancora di provenienza balcanica, rientra nel filone più intimo del cd, per lasciare quindi il posto alla celeberrima Gracias a la vida, che però Cristina Meschia decide di offrirci nella versione in italiano (unica presenza nell’intero album) di Gariella Ferri, omaggiando quindi la grande artista romana insieme con l’autrice dell’originale, ovviamente Violeta Parra. Completa quelli che una volta si chiamavano “solchi” Rumelaj, vivace canto macedone (e zone limitrofe), sempre nel segno di quella danzabilità, più o meno esplicita e più o meno intestina, che attraversa l’intero album. Chiuso così in gloria, come si addice a un’opera di sicuro spessore e felicità comunicativa come questa è senza ombra di dubbio.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Cristina Meschia
  • Anno: 2020
  • Durata: 44:45
  • Etichetta: Autoprodotto/I.R.D

Elenco delle tracce

01.  Cu ti lu dissi
02.  Opa Tsupa
03.  Fioca
04.  Dream of You
05.  La Llorona
06.  La Trata Mas
07.  Ma Navu
08.  Milonga de la anunciación
09.  Ederlezi
10.  Grazie alla vita
11.  Rumelaj

Brani migliori

  1. Cu ti lu dissi
  2. Fioca
  3. Ma Navu

Musicisti

Cristina Meschia: voce - Julyo Fortunato: fisarmonica, contrabbasso, mandolino, cucchiai di legno - Alessandro Di Virgilio: chitarra, balalaika, sonagli, voce - Anais Drago: violino