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ELASI

Campi Elasi

Che paradosso, la sintesi. Nella dialettica e nella scrittura è la capacità di organizzare un’analisi, è una dote o una qualità auspicabile. Nella musica, superate le definizioni tecniche, è spesso usata come additivo, come strato ulteriore della composizione, ma a volte si raggiungono risultati poco rilevanti o si corre il rischio di trasformare la canzone in sofismo, in occhiolino di genere. Non sempre, però. È il caso di ELASI, che nel suo EP di esordio Campi Elasi fa della sintesi (testuale, musicale e strumentale) il suo stilema principale.

Dietro, però, c’è una graduale e mirata attività di ricerca estetica, risolta in una prima produzione che si distacca da ogni etichetta morfologica, almeno in Italia. Dopo gli studi di chitarra classica e produzione musicale, dopo l’esperienza romana di Officina Pasolini (compagna di biennio dei vari Carlo Valente, Buva, Francesco Anselmo, finalisti a L’Artista che non c’era), dopo una serie di singoli (Benessere e Vivo di vividi dubbi per Costello’s Records/Peermusic, Si salvi chi può e Continenti per Sugar), Elisa Massara da Alessandria raccoglie sei brani per Neverending Mina.

Il concept dell’EP si trova nell’evidente gioco di parole con i campi elisi. Se il luogo che nella mitologia ospitava le anime dei saggi e degli eroi è simbolo di beatitudine e di rinascita, i Campi Elasi sono il luogo della goduria artistica, ludica, il luogo di un’eterna primavera piena di colore e di luce, che trova il proprio correlativo nell’iconografia con cui l’opera viene comunicata e diffusa. Le canzoni dell’EP, per larga parte co-prodotte dall’autrice piemontese, sono annodate a un lavoro minuzioso sull’immagine e sugli abiti, che guarda a Oriente e al Nord Europa.

Il ritmo e la sintesi sono le risposte che ELASI dà alle incertezze biografiche su cui riflette nei suoi testi. Il suo è un dance writing incentrato sul campionamento e sulla produzione (e sperimentazione) digitale. La sintesi, che qui è usata sia filologicamente sia nel suo paradosso, è stata elaborata assieme a producer e musicisti di svariate geografie (Singapore, Armenia, Brasile, Mali) in varie sessioni di home recording prima del lockdown causato dalla pandemia. Una sorta di composizione 3.0, che si bea della propria fluidità e che mescola la tecnologia alla ricerca strumentale (emblematica in questo senso la canzone di apertura Souvenir, che abbina il beat a un riff di balalaika) e umana. Un aspetto che, nella rincorsa alla sintesi, il mondo ha abbandonato.

Chi scrive non ha una predilezione particolare per la musica dance o per l’elettro-pop, ma ha trovato nel politeismo musicale di ELASI un’autentica manifestazione di personalità. Un punto di vista per il quale, sempre per amor di sintesi, l’aggettivo “alternativo”, usato a iosa per definire gli autori del nuovo pop, suona tutt’altro che vuoto.

 

Foto di Chiara Quadri e Silvia Violante Rouge

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: ELASI, Mastermaind (Souvenir), STABBER (Souvenir e Valanghe), Fabio Grande (Esplodigodi e Voli pindarici), Simone Manzotti (Esplodigodi), Pietro Paroletti (Esplodigodi e Voli pindarici), Federico Secondomè (Supererrore), Frank Carozza (Sentimentale anarchia)
  • Anno: 2020
  • Durata: 17:57
  • Etichetta: Neverending Mina

Elenco delle tracce

01. Souvenir
02. Esplodigodi
03. Supererrore
04. Sentimentale anarchia
05. Valanghe
06. Voli Pindarici

Brani migliori

  1. Voli pindarici

Musicisti

Domenico Cambareri (balalaika, chitarra), Mehak Torosian (duduk), Moustapha Dembelè (balaphon), Sulwyn Lok (zhongruan), Bela Couy (percussioni)