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Canio Loguercio e Alessandro D'Alessandro

Canti ballate e ipocondrie d'ammore

Siamo su un’isola del Dodecaneso, piccolissima e sfiorata appena dalle rotte dei turisti che tutte le estati sciamano per questo mare. Poche case e un pugno di abitanti, duecentocinquanta anime e trecentocinquanta chiesette e cappelle votive cristiano ortodosse, sparse senza una apparente logica ovunque. Le trovi in prossimità del porto ma anche abbarbicate alla roccia in posti a tutta prima inaccessibili. E resti con il dubbio di come si possa costruire in quel modo, e di che rapporto ci sia tra la preghiera e quell’esercizio edile incredibile. Un monastero che a raggiungerlo perdi tutto il fiato possibile sulla salita e poi cappellette e tombe e una chiesa grande sul porto, con il pope che è anche pescatore e che la sera gioca a backgammon alla taverna gestita dai figli, quattro tavoli alla meglio e carne alla brace e vino speziato.

Ci siamo arrampicati in cima all’isola, io e Ste. Per vedere il sole tramontare in mare da quel punto privilegiato. Una coppia di capovaccai volteggia sulle nostre teste e i pastori richiamano con grida potentissime e prolungate le capre e le pecore agli stazzi per la mungitura. Mi immagino che quel grido non sia cambiato nei millenni e uno uguale lo usasse Polifemo prima che Ulisse andasse a rompergli i coglioni e il bulbo oculare. Le guardi queste rocce e ti sembrano un pugno di calcare nell’azzurro di un mare immutato da sempre, un posto indifferente alla storia. Invece qui ci sono passati tutti, greci, romani, veneziani, genovesi, arabi, inglesi, italiani, tedeschi. E non sto parlando di turisti. Questo grumo di rocce a galleggiare nel mare è una potente sintesi della storia del Mediterraneo, quel mare la cui unità teorizzata da Pirenne regala una sorta di compendio della vicenda umana tutta. E in quella potente sintesi, in quella perdita del superfluo, in quel gesto dello svellere i fronzoli, ad accompagnarmi nelle lunghe passeggiate ho avuto per settimane un unico disco e non perché obbligato da quello che resta, come un naufrago, ma perché quello e solo quello sembrava cucire perfettamente le note sui miei passi, sui miei respiri, sul mare e la roccia.

Canti, ballate e ipocondrie d’ammore, di Canio Lo Guercio e Alessandro D’Alessandro è un disco perfetto, almeno per me lo è stato. Cantato in una lingua che conosco bene, un napoletano stretto e complicato, ansante e poi sciolto nel desiderio o nella dolenza, diventa una sorta di lingua franca e meticcia buona per tutti gli approdi possibili, anche lontani dal mare. Questa è una recensione strana, non citerò brani in particolare, non vi dirò oltre su questo piccolo gioiello. Ogni canzone, ogni nota sta dentro quell’isola e dentro le mie emozioni. Cercatelo e troverete anche la vostra isola, all’incrocio delle coordinate che passano dalla voce di Canio e arrivano alle note dell’organetto di Alessandro. Altro che Itaca.     

Foto di Paolo Soriani 

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Canio Loguercio e Alessandro D’Alessandro
  • Anno: 2018
  • Durata: 50:08
  • Etichetta: Squilibri Editore

Elenco delle tracce

01. Ballata dell’ipocondria o del vibrione innamorato
02. Amaro ammore
03. Sona campana
04. Quasi fosse amore
05. Giaculatoria dell’amore indifferente
06. Ferrarella
07. Tragico ammore
08. Friariella
09. T’aspetto cca’
10. Cumpa’
11. Uva spina
12. E mo’
13. Quello che rimane
14. Ballata dell’ipocondria o del vibrione innamorato (bonus track)

Brani migliori

  1. Quasi fosse amore
  2. Ferrarella
  3. Uva spina

Musicisti

Canio Loguercio: Voce cori, chitarre, programming  -  Alessandro D’Alessandro: Organetto, loops, cori  -  Maria Pia De Vito, Antonella Costanzo, Erica Boschiero, Peppe Servillo, Rocco Papaleo, Lello Voce: voci  -  Nando Citarella: voce, tammorra  -  Rocco De Rosa: piano, tastiere, programmino  -  Luca De Carlo: tromba  -   Stefano Saletti: cavaquinho  -  Giuliano De Donno: arpa  -  Cristiano Califano: chitarra classica, chitarra battente  -  Giuseppe “Spedino” Moffa: chitarra classica, chitarra elettrica, cori  -  Pino Pecorelli: contrabbasso  -  Gabriele Gagliarini: cajon, udu, rullantino, bongos, electronic pad, block, shaker, sonagli, palmas  -  Paolo Modugno: daff, cassa