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Sam Paglia

Canzoni a tradimento

Seguo Sam Paglia e le sue performance da diversi anni e credo di aver lasciato sulle piste dei suoi concerti almeno una suola di scarpe, oltre ad essere stato introdotto in nuovi ambiti musicali a me poco conosciuti, che tutt’ora mi costringono con regolarità ad ascolti quasi “patologici” di soul – jazz - funky in ordine sparso e misto. Ho avuto poi il piacere di conoscere l’artista personalmente e condividere con lui alcuni momenti pre e post live che non hanno fatto altro che confermare come dietro a quella tastiera ci sia una persona squisita con una visione della vita a tutto tondo oltre che a un musicista superlativo.    

Per cui se dopo vent’anni di onorata carriera Samuele Pagliarani decide di mettersi in gioco, lui che costituisce un punto di riferimento per il panorama soul-jazz “hammond sound addicted”, credo sia quanto minimo doveroso cercare a fondo, traccia dopo traccia, la chiave di lettura adatta per capire cosa si cela dietro a questo “off-topic” perché non so se il mio approccio a Canzoni a Tradimento ne sarà inesorabilmente influenzato o se riuscirò a non riconoscere quella voce.

Appoggiato in storico sodalizio da Michele Iaia (batteria) e Peppe Conte (basso e chitarra) insieme agli arrangiamenti di Daniele “Bengi” Benati (produttore artistico e promotore del progetto) “il tradimento” viene consumato nel migliore dai modi: l’armonia generale dei brani e gli equilibri degli strumenti su tutto il disco sono ineccepibili solo come quando il feeling dentro lo studio di registrazione è più che rodato.

Il rimando è immediato a un mondo musicale che caratterizzava la fine degli anni 70 e i primi anni 80 quando, ascoltando la classifica dei dischi più venduti  alla radio, ancora uscivano autori italiani mescolati ai successi “commerciali”: le atmosfere patinate e disilluse avevano già contaminato le scelte musicali degli autori di casa ma non scadevano ancora nel pop massificato da autoscontri che ne sarebbe seguito. Quell’ironia carica di stupore o quella malinconia di lunghi inverni nebbiosi o ancora quel gusto un po’ amaro di equivoci locali notturni sono il filo che lega questa collana di perle che il musicista romagnolo ci offre per tornare a quell’epoca: arrivano all’orecchio i ricordi di Jannacci, di Conte, di Lauzi, di Bruno Martino. Soprattutto si rivive quello spirito di disincanto che accompagnava i ragazzi nati a fine ’60 -  inizio ’70 alle soglie del mondo “dei grandi”: eravamo troppo giovani per aver conosciuto la balera e la discoteca vera, di massa, che poi ci saremmo sciroppati per un decennio almeno. Allora era ancora chiamata dancing dove il cantautore introduceva la serata danzante, dove eravamo i primi ad entrare perché a mezzanotte si era già tutti già a letto, dove timidamente guardavamo i grandi flirtare tra sontuosi cocktail colorati mentre noi dietro la colonna con la bibita in mano fantasticavamo sull’amica conosciuta qualche giorno prima alla festa del circolo ma che era ancora troppo giovane per uscire la sera. Quel sapore un po’ meno patinato e gaudente dei racconti dei nostri padri dell’età del boom, quindi già un po’contaminato da una società/realtà che mostrava i suoi lati oscuri, i suoi difetti, ma che per noi in quel momento contava poco: quando hai tutta la vita davanti puoi cambiare anche il mondo…ma solo se dovesse servire.

Sono convinto che Sam Paglia con il suo decimo lavoro di studio cercasse proprio questo: suoni , sapori e ricordi di una gioventù che ormai cominciano a sbiadire ma che sono ancora caldi, lì sotto la prima cenere. E allora ben venga un nuovo taglio stilistico, ben vengano il pianoforte o il piano elettrico (rhodes o Moog), ben vengano le occasioni per scoprire altri territori di composizione perché, bando agli integralismi stilistici, è giusto anche fare qualche scommessa azzardata (o vocale) e rigiocarsi tutto lasciando a casa la coperta di Linus (il sicuro hammond). Perché quella inevitabile malinconia portata dal ricordo se usata con dovizia può diventare vitale, se scremata da false illusioni può servire ad inquadrare il presente e di nuovo il futuro.


 

             

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Cosmica – Daniele Benati e Sam Paglia
  • Anno: 2018

Elenco delle tracce

01. Una canzone a tradimento
02. Una casa al mare
03. L’estate al florida
04. Canzoni d’autore
05. Una notte al bar conchiglia
06. Grande città
07. I luoghi    
08. Luci di natale
09. Quadrato d’amore
10. Ciao ciao network

Brani migliori

  1. Grande città
  2. Luci di natale
  3. Una notte al bar conchiglia

Musicisti

Samuele Pagliarani: voce, piano, tastiere  -  Michele Iaia: batteria  -  Peppe Conte: chitarra e basso  -  Daniele Benati:  arrangiamenti, chitarra, cori