Ecco il debutto discografico di Edoardo Chiesa, e dalle prime note appare chiara la derivazione blues delle otto tracce che lo compongono; derivazione, però, perché piano piano, brano dopo brano, si scivola lentamente verso lidi rock-blues, poi si vira verso il funk, anche verso il soul. Insomma, un lavoro che non appare affatto statico e si prende fino in fondo le sue libertà.

Un lavoro, invece, davvero certosino, è stato quello di cucire, su queste linee melodiche, una serie di testi che avessero un loro spessore, che non scivolassero nel ripetitivo o nel già sentito, ma soprattutto che non piegassero i contenuti alle solite, scontate, necessità di rima e di metrica. Canzoni sull’alternativa è una piccola collezione di riflessioni, un caleidoscopio di opinioni sui fatti della vita, sviluppate intorno a melodie dagli arrangiamenti semplici, lineari, che alternano ritmi differenti e fanno sì che tutto l’album non risulti affatto monocorde, ma possieda una sua precisa varietà dinamica.

La semplicità è una dote difficile da inquadrare, perché a volte paga, altre volte non è sufficiente per esprimere tutto ciò che si desidera. In questo caso vale sicuramente la prima opzione, perché la scelta di non appesantire il lavoro attraverso una produzione eccessivamente “carica”, ma di lasciarlo essenziale, avendolo registrato praticamente a casa e con minime elaborazioni in studio, gli conferisce quella leggerezza, che non è sinonimo di superficialità, ma garanzia di ascoltabilità, fattore non secondario di fronte ad un pubblico che, generalmente, fatica a concentrarsi a lungo anche solo su un singolo pezzo, figuriamoci su un album intero.

Scanzonato, fatalista, ammiccante, pensoso…questo lavoro è un insieme di pensieri espressi “ad alta voce”, un dire come la si pensa senza nascondersi, ed è per questo che la sincerità dei suoni e delle parole gli permette di arrivare all’ascoltatore in maniera diretta, financo personale; chiunque si può riconoscere nei protagonisti dei brani, nei loro comportamenti, nei loro tic, nelle loro piccole manie, e sorridere di loro, ma anche un po’ di sè…

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