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Lorenzo Polidori

Carousel

Gli ambiziosi, si sa, difficilmente stanno fermi. Perché la curiosità e l’impegno li portano a ridefinire continuamente la meta, a prolungare il tragitto, a esplorare anche rimanendo nello stesso posto servendosi dei racconti dei migliori compagni di avventure: si realizza così la magia di un viaggio perenne, svolto mai al singolare.

È il caso di Carousel, l’album di debutto di Lorenzo Polidori, pubblicato lo scorso gennaio per l’etichetta fingerpicking.net. Un album strumentale in cui il chitarrista fiorentino classe ’97 disegna sulle sei corde la giostra di esperienze continue, in un percorso in cui inizio e fine non sono definitivi perché si avvicendano e si sovrappongono continuamente. Undici tracce, di cui nove inediti, che descrivono bene il tasso tecnico di Polidori e la sua capacità di ottimizzare la struttura complessiva dei brani, realizzando in ciascuno un filo ben teso che tiene incollati all’ascolto fino alla fine.

La traccia di apertura del disco (Burning flames) mette subito le cose in chiaro sul progetto e sul percorso dell’autore: ritmo travolgente, armonie per nulla prevedibili che si evolvono in modo molto originale, con diverse fasi che si susseguono trasportando l’ascoltatore in un pathos piacevole, sicuramente coinvolgente. Ma la tecnica e il ritmo della chitarra acustica si prestano bene anche per brani più delicati come Ines e Breath, dove gli accordi aperti e le indovinate distanze tonali contribuiscono a realizzare il momento di più respiro, come fosse una riflessione, dell’album. Proprio in Breath, l’apertura e il crescendo sono sostenuti dagli archi di Francesco Corrado, mostrando così un potenziale interesse nell’arricchire i lavori con timbri di altri strumenti. Semmai questo proposito si rivelerà effettivo, vedremmo bene in futuro dei dialoghi (magari antifonali) tra chitarra acustica e ottoni.

 

Mentre lo stile di esecuzione è senza troppi dubbi quello del fingerstyle, le sfumature di genere attingono dal ragtime, dal country, dal blues, e in modo tangente anche dal tradizionale pop italiano, accogliendo così diversi simulacri di culture, proprio come accade su una giostra, in un carousel.

Seppure stiamo parlando di un esordio, questo disco è in grado di raccontare anche e soprattutto il passato, e quindi la formazione accademica, dell’autore. In esso molti echi di Mark Knopfler (omaggiato esplicitamente con la cover Postcards from Paraguay), e lo studio del mentore della tecnica Gareth Pearson, qui ospitato direttamente nel brano Searching the heart: un’attitudine da artigiano dunque, quella di Lorenzo Polidori, che si serve del lavoro dei più grandi per proseguire e arricchire l’arte del mestiere.

Così giovane, e già diversi riconoscimenti per lui (senza contare quella volta in cui fu fatto salire sul palco in un concerto a Firenze di Tommy Emmanuel nel 2018, facendogli fare un pezzo, vedi il video) premiato come miglior chitarrista italiano del mese (gennaio 2017) all’accademia Lizard di Fiesole, vittoria all’Acoustic Guitar Village di Cremona nel 2017 e, last but not least, vincitore nel Premio ‘L’Artista che non c’era’ nel 2019.
Ed è proprio grazie a questa vittoria alcuni brani di Lorenzo Polidori sono entrati di diritto nella prestigiosa Audioteca Nazionale del progetto CO2, realizzato da Franco Mussida in collaborazione con il Ministero di Grazia e Giustizia e la SIAE, il cui scopo è quello di condividere la musica strumentale nei vari carceri italiani per rendere più salda la struttura affettiva individuale, incoraggiando i detenuti a valorizzare emozioni e sentimenti tramite la musica.

Gli ambiziosi, dicevamo, difficilmente stanno fermi.
E per Lorenzo Polidori siamo solo all’inizio.


 

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In dettaglio

  • Anno: 2021
  • Etichetta: Fingerpicking.net

Elenco delle tracce

01. Burning flame
02. Mr. Pearson
03. Cutting corners
04. Ines
05. Breath
06. Travelling
07. Carousel
08. Searching the heart (feat. Gareth Pearson)
09. White heat
10. The way of hope
11. Postcard from Paraguay (feat. Andrea Valeri)

Brani migliori

  1. Burning flames
  2. Breath
  3. The way of hope