Petramante
Già dai denti digrignati che ti saranno necessari per tirar fuori il Cd dal suo case, capirai che sarà un lavoro che ti richiederà un certo impegno, ché i Petramante non si ascoltano a cuor leggero, mentre porti il cane al parco.
Arrivati al secondo album, ancora una volta per MArteLabel, il quartetto orvietano ha alzato l’asticella di diversi centimetri, con la complicità del produttore artistico Paolo Benvegnù (qui nella foto), nome che su queste pagine supponiamo non necessiti di spiegazioni, il quale non si è limitato a produrre l’album secondo il consueto schema “vengo a vedervi a un live + a una prova + una settimana in studio +
assegno solvibile”, ma ha seguito i ragazzi per mesi, ha dormito a casa loro, li ha visti cucinare, li ha consigliati, li ha strigliati, li ha spronati a chiedersi di più.
Il risultato è questo album dal titolo chilometrico e poco pratico (come farà a entrare per intero nella classifica di Sorrisi & Canzoni?), ma fortemente voluto da Francesca Dragoni, leader, cantante e responsabile di quasi tutti i brani.
Ma cosa è questo album, come poterlo rinominare in un save as? Non è (più) indie rock, non è ancora (del tutto) pop, non è (grazie a Dio) la canzone d’autore che sta ancora lì ad accendere candele sulle tombe dei Padri Pellegrini della Mayflower.
Da questi tre mondi, eppure, i Petramante orgogliosamente provengono, per le diverse strade solcate negli anni dalle anime fiammeggianti che, oltre a Francesca, li compongono: quella di Simone Stopponi, già Pedroximenex, alle chitarre, quella di Alessandro Graziani (un background jazz e classico) alla batteria e quella di Maurizio Freddano al basso.
Non facile rispondere alla domanda di poc’anzi: per cominciare, provate ad ascoltare subito La colonia, traccia 3 e singolo con video annesso (http://www.youtube.com/watch?v=dh3PYXWRoFk ), un brano stupendo (tra le 2-3 canzoni più belle dell’annata?) impressionante per intensità e per la lucida poesia che vi si respira, come ha intuito Alessandro Fiori, una volta nei Mariposa, che l’ha coverizzata dal vivo. “A sedici anni mi tatuai con una siringa l’alfa e l’omega/ volevo entrare in clausura, ché se non faccio la brava rimango sola/ ché se non faccio la brava mi mandano in colonia”. Comincia così. Proprio così. E poi c’è un distico struggente e (letteralmente) pauroso: “Mamma, guarda come vado bene senza mani incontro al demone sopito che si agita nel mio sorriso”.
Eppure c’è un refrain che trascina in alto, come poche volte accade nell’odierno indie italiano, eppure c’è una tensione al pop, a quello che ti scardina l’anima. E infatti questo, in partenza, doveva essere il disco pop dei Petramante, quello che i bambini avrebbero dovuto cantare in bicicletta, se pure esistessero ancora bambini e biciclette. E in parte lo è, credeteci: prendete Le reliquie, con quel pa pa pa pa che vi si incolla addosso, o il liberatorio innalzarsi (letterale e musicale) de La gonna, o l’unica cover, la finale Cantando di Rosario di Bella, un misconosciutissimo capolavoro della canzone italiana, un clamoroso classico mancato che i Petramante rendono con eleganza ed energia. Anche in certe scelte ci vuole classe.
Undici brani, con uno sguardo carveriano sul quotidiano, una realtà chiamata per articolo + nome (con un crudezza a volte quasi insostenibile, come La testa), eppure capaci di ondeggiare e sollevarsi su musiche e arrangiamenti, sporadicamente impreziositi da archi e fiati, pressoché impeccabili.
Qualche riserva, per quanto ci riguarda, sul missaggio della personalissima voce di Francesca che in qualche caso appare leggermente troppo bassa, e su episodiche complicazioni sonore non sempre necessarie, vedi La bombetta, forse l’unico vaso di coccio in un manzoniano convoglio di splendidi e quasi perfetti vasi di ferro.
Eppure, nonostante le premesse iniziali di questo scritto, nonostante certi languidi riferimenti alle nèiges d’antan (la meravigliosa Le cortesie) ciò che alla fine questo album consegna come commiato all’ascoltatore amoroso è una sottile e indecifrabile, ma tenace, sensazione di positività, di bellezza di esserci e nell’esserci, di amore per il proprio sfortunato tempo.
Quindi, vengano i cuori leggeri, vengano i padroni di cani da portare al parco, vengano i bambini e lo loro biciclette: i Petramante sono qui per servirvi.
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01. La calvizie
02. Le reliquie
03. La colonia
04. Le cortesie
05. La testa
06. L'errore
07. La plastica
08. La gonna
09. La doccia
10. La bombetta
11. Cantando
Francesca Dragoni (chitarra acustica e voce) - Simone Stopponi (chitarra elettrica e voce) - Maurizio Freddano (basso e chitarra) - Alessandro Graziani (batteria e percussioni) Ospiti: Paolo Benvegnù (chitarra, voce, moog, rhodes, programming) - Lorenzo Corti (chitarra) - Guglielmo Ridolfo Gagliano (violoncello) - Laurence Cocchiara (violino) - Silvia Portarena (violino) - Michele Pazzaglia (trombone)