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Lingalad

Confini armonici

Sono passati già cinque anni dall’uscita del loro penultimo lavoro La locanda del vento, in cui si rivelavano le immagini di un’Italia perduta, o meglio dimenticata, e quasi quindici da quando, sulla spinta di una forte fascinazione per la narrativa tolkieniana, i Lingalad esordirono con il loro primo lavoro Voci dalla Terra di Mezzo. Oggi il quintetto orobico viaggia decisamente lontano da quelle prime espressioni musicali e si è appropriato, nel tempo, di una cifra stilistica propria, mediata dalla cultura locale e dalle sollecitazioni del territorio, rinnovando la sincera vocazione di cantastorie grazie anche alle pubblicazioni editoriali di Giuseppe Festa, divenuto nel frattempo un affermato romanziere: Il passaggio dell’orso, del 2013 e L’ombra del gattopardo, uscito l’anno successivo, hanno fortemente ispirato la realizzazione di Confini armonici e la nuova “terra di mezzo” dei Lingalad è diventata proprio questo ideale punto di incontro fra musica e letteratura, entrambe figlie del rapporto diretto con i luoghi e con le sensazioni da essi suscitate. 

Folk-rock energico, ricco di sfumature, sempre molto “immaginifico” perché, anche nel contatto con l’ambiente circostante, la vista è il primo dei sensi coinvolti; ed allora paesaggi, intensi, in cui la cura del dettaglio visivo, il gusto del particolare, non rendono mai frammentaria la visione d’insieme. All’interno di questo contesto c’è il racconto, la vera e propria “storia”, ed in questo senso l’impronta del Signore degli Anelli, seppur sottotraccia, rimane comunque viva e caratterizza la precisione e la definizione delle immagini. A ciò si aggiunge la varietà dei ritmi che offre all’intero lavoro un continuo senso di “movimento” ed alimenta la sensazione del viaggio, della scoperta, dell’ininterrotto rinnovamento degli orizzonti. I Lingalad hanno trovato la loro, personalissima Route 66, e l’hanno trovata fra montagne, colline, fiumi, paesaggi che, di volta in volta, possono apparire reali, oppure frutto di fantasia, di immaginazione; il viaggio, allora, non si rivela più solamente un fatto esclusivamente fisico, ma diviene anche un percorso mentale una sequenza di scenari sognati, immaginati o anche solamente desiderati. 

Questa continua mescolanza fra immagini reali e visioni dettate dalla fantasia è di fatto l’architrave su cui poggia l’intera struttura. Lo svolgimento delle undici tracce che compongono questo album il quale, non certo per caso, ha l’andamento di un romanzo “naturalista”, un po’ Jack London, un po’ Conrad Lorenz, certo, senza alcuna intenzione di indagine scientifica ma con forti e precise connotazioni ambientaliste. E proprio in questa sorta di terra di mezzo, “appesa” fra realtà e sogno, si vanno ad appoggiare le note, che tessono la loro trama e, nel raccontare, tramandano la narrazione stessa.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Loris Furlan
  • Anno: 2015
  • Durata: 39:58
  • Etichetta: Lizard Records

Elenco delle tracce

01. Sogni d’oblio
02. Orante della morte
03. Occhi d’ambra
04. L’ombra del gattopardo
05. la grande orsa
06. La terra di Aku
07. Un solo destino
08. Il passaggio dell’orso
09. Nel diario di Maria
10. Oltre il confine
11. Orante della morte (strum.)

 

 

Brani migliori

  1. Sogni d’oblio
  2. L’ombra del gattopardo
  3. Un solo destino

Musicisti

Giuseppe Festa: voce, flauti  -  Giorgio Parato: batteria, pianoforte, arr. orchestrali  -   Luca Pierpaoli: chitarra acustica -  Andrea Denaro: chitarra, bouzouki, mandolino  -  Dario Canato: basso