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Eleonora Montagnana - Filippo De Paoli

Contrasti

Certe cose mi fanno impazzire, perché denotano quanto spesso e volentieri siamo noi stessi ad auto-imporci determinati limiti, vuoi per paura, timidezza, aspettative riflesse e chissà che altro. Dovremmo esser capaci di non fermarci, di andare oltre la paura di disturbare, di non essere all’altezza. Dovremmo tutti abbandonarci all’istinto, a quella voce che chiama e che risponde al nome di Arte. Discorso che vale in generale, ma nello specifico di questa recensione la situazione è tutta da raccontare.

Due artisti. Da una parte, Eleonora Montagnana, violinista, autrice, performer e attrice italiana, dall’altra un musicista, produttore, compositore, sound designer, arrangiatore e vocalist italiano, Filippo De Paoli. Non si conoscono. Eppure, a dispetto del titolo che hanno scelto per il loro EP, Contrasti, la sintonia si tocca con mano. Prima di entrare nel cuore di questo disco vi propongo una cosa: provate ad ascoltare le tracce mentre andate avanti con la lettura? Ascoltatelo tenendo bene a mente che i due autori hanno percepito il loro feeling virtualmente e per caso; badate anche di non dimenticare che il disco è nato con una cosa tipo qualche mail e qualche Whatsapp; come se non bastasse, si sono incontrati di persona giusto qualche giorno prima di incidere, quasi giusto per.

Non mi è facile raccontare “Contrasti”, le sonorità sono delicate, quasi epiche ma con una punta di discrezione che quasi livella, normalizza il tutto. Le orchestrazioni del De Paoli fanno da roccia solida sulla quale la Montagnana fa volare lievemente le note del suo violino elettrico (un timbro davvero personale e piacevole). In questo disco le ombre sono disegnate per dar forza alla luce, quella che nelle migliori ambientazioni fantasy appare all’improvviso, in quelle terre di mezzo che solo il suono sembra essere in grado di riempire. Un gusto elettronico per nulla sfacciato, che ben dialoga con un violino trasparente come il ghiaccio delle lontane montagne innevate.

Sto scrivendo questa recensione il primo giorno di primavera del 2021. Non c’è nulla da festeggiare, purtroppo, anche se la natura ce la sta mettendo tutta per confortarci, fiorendo e sbocciando anzitempo; tuttavia, il terribile momento storico che stiamo vivendo ci fa faticare parecchio a riconoscere il bello e a sperare nel futuro. Ma ecco che il suono di questo album arriva a darmi un po’ di serenità, sei tracce raffinate e cariche di pathos che mi riportano al pensiero iniziale, quello di lasciarmi cullare dalla bellezza. E tra queste, una particolarmente mi colpisce, 240 secondi of calm. Il titolo racconta perfettamente l’atmosfera non solo di questo brano, ma dell’intera opera.

La calma di questo piccolo, immenso EP è esattamente ciò di cui abbiamo dannatamente bisogno.

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In dettaglio

  • Anno: 2021
  • Durata: 18:25
  • Etichetta: Artificious Records

Elenco delle tracce

01. Overture Finale
02. Hide Show
03. Urban Tribal
04. Suspension One
05. 240 Seconds of Calm
06. Dark Pleasure

Brani migliori

  1. Hide Show
  2. 240 Seconds of Calm
  3. Dark Pleasure