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La Scapigliatura

Coolturale

Coolturale: la tendenza odierna, in vari ambiti, è quella di essere cool a tutti costi, con prodotti che, anche in campo artistico, puntano alla leggerezza, all’istantanea comprensibilità, alla massima diffusione, rivestendosi di un’aura di presunta unicità e nel contempo conquistando per la loro relativa accessibilità. E così anche la cultura deve farsi cool, puntare sull’immagine, essere di facile consumo e soddisfare bisogni immediati.

Canzoni, prodotti audiovisivi, instant books e merchandising dall’aspetto giovanile, accattivante e scintillante sono propagandati da influencers e venduti a caro prezzo a suon di likes. Cosa fare, dunque, rispetto ad un trend (parola che già nel 1989 faceva arrabbiare Nanni Moretti) di questo tipo? Soprattutto se si è trentenni con un background intellettuale di tutto rispetto e con una Targa Tenco come Opera Prima alle spalle? Si può combattere il sistema dall’interno, sfidare la ricerca dell’effimero a suon di cultura (quella vera), ma travestendola con le forme della modernità e dell’attualità. E questa è l’operazione musicale messa in atto da La Scapigliatura, moniker che cela il duo composto dai fratelli Jacopo e Niccolò Bodini.

 

Coolturale, il loro secondo lavoro, è uscito alla fine di novembre e racchiude alcuni singoli precedentemente usciti più alcuni inediti, per un totale di dieci canzoni. L’artwork dell’album è di grande impatto: il titolo del disco, bianco in campo rosso, riprende il logo della bibita più famosa del mondo. La cultura contemporanea vorrebbe essere “cool and refreshing” come la bevanda frizzante e, soprattutto, alla portata di tutti? Se così è, la band vuole dimostrare che si può contrapporre a ciò che è “leggero, istantaneo, effimero, trasparente”, come recita la prima traccia del disco, L’insostenibile leggerezza dell’indie, qualcosa che abbia un maggiore spessore. La copertina rimanda anche ad “Enjoy CCCP”, una raccolta di successi dell’ensemble guidato da Giovanni Lindo Ferretti. Anche qui l’intento era simile: contro la massificazione della cultura, anzi della “cooltura” usa-e-getta (eravamo nel 1994!) la formazione punk emiliana sfoderava i propri “gioielli”. Non siamo certi che i Bodini volessero alludere a Ferretti & soci, ma il gusto della citazione è dichiaratamente la loro cifra stilistica. Gli stessi titoli delle canzoni sono citazioni: la suddetta prima traccia, vero manifesto di intenti del duo, rimanda al romanzo più famoso di Milan Kundera, ma c’è spazio anche per Montale e per Gli Indifferenti di Moravia. Tra le righe, poi, fanno capolino anche le Luci a san Siro di Vecchioni e La guerra di Piero di De André. Il divertente video di Rincontrarsi un giorno a Milano, uno dei brani di punta dell’album, che vede la partecipazione di Arisa, è invece un appassionato tributo a uno dei registi più amati del cinema italiano, proprio quel Nanni Moretti che nel 1993 era lo “splendido quarantenne” che sarebbe inorridito all’utilizzo del termine cool. E così nel cortometraggio rivivono i personaggi dei film Bianca, Palombella rossa e Caro diario, in scene memorabili come quella della Nutella o dei giri in Vespa.

 

I luoghi dell’album, invece, sono molteplici. A volte lo sfondo è Milano, metropoli che ha adottato i due musicisti originari di Cremona – uno dei due, in realtà, risiede in Francia, dove lavora come ricercatore universitario, da dieci anni. La stessa città natale dei Bodini, però, compare in Tranquillo Cremona: qui il gioco di parole è tra il nome dell’artista, massimo esponente della Scapigliatura pittorica, e la nostalgia per gli anni giovanili trascorsi nel capoluogo di provincia. Ma si soggiorna anche all’estero, in località che, per vari motivi, sono cool: Berlino (e qui il pensiero va inevitabilmente a Garbo) e Ios Mikonos (molto bello e suggestivo, per inciso, il videoclip del brano, già singolo nel 2019, girato sull’isola greca).

Le canzoni raccontano prevalentemente vissuti personali, sui quali si innestano riflessioni di più ampio respiro. C’è anche spazio per i sentimenti più intimi in pezzi come Sonja, Ovvietà, Aria di partenza, in cui si narra di progetti di vita a due come antidoto ad un presente fatto di retorica, di clichés e di algoritmi. Il cantato è profondo, intimo, suadente e nel contempo distaccato. Le tracce si estendono su considerevoli lunghezze che vanno dai quattro ai sei minuti. La canzone d’autore, che nell’eponimo album d’esordio del duo rimandava più esplicitamente alla tradizione (tra gli esempi più significativi, quella Antisociale gucciniana fino al midollo), si riveste qui di sonorità decisamente elettroniche. Il rischio è che veicolare messaggi di consapevole dissenso utilizzando un linguaggio musicale synth-pop contemporaneo costituisca una virata un po’ troppo decisa in direzione del mainstream e che ad un ascolto superficiale la raffinata individualità dei due “scapigliati” finisca con il confondersi proprio con ciò da cui ci si vuole distinguere. Il complesso immaginario dei Bodini dovrebbe, forse, rivestirsi di panni più ruvidi e meno cool per avere un impatto più deciso e personale nel panorama nostrano e per rivolgersi a generazioni che non siano solo quelle coetanee dei due autori.


 

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In dettaglio

  • Produzione artistica:  xxx
  • Anno: 2021
  • Etichetta: Mescal/Sony

Elenco delle tracce

01. L’insostenibile leggerezza dell’indie

02. Rincontrarsi un giorno a Milano (feat. Arisa)

03. Tranquillo Cremona

04. Berlino

05. Sonja

06. Ios Mykonos

07. Montale

08. Gli indifferenti

09. Ovvietà

10. Aria di partenza

Brani migliori

  1. L’insostenibile leggerezza dell’indie,
  2. Ios Mykonos

Musicisti

 xxx