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Unoauno

Cronache carsiche

Il Carso è un territorio essenziale, ruvido, elementare nella sua costituzione di roccia e d’acqua, ed è questa la forma attraverso la quale si presenta questa giovane band che, per provenienza geografica, corre lungo il litorale adriatico per poi risalire, attraverso i propri suoni, ad un ambiente sicuramente meno espansivo e più ostico. Cronache carsiche, per capirci, si appoggia su tre solide basi, ovvero voce, basso e batteria, e questo già fa capire quale vuole essere l’approccio dei tre componenti degli Unoauno: il basso e la voce “fanno” le canzoni, la batteria le tiene in piedi, qualche sprazzo di synth le completa, ma sempre solo con brevi interventi, ed il risultato è una sorta di reading musicale, a cavallo fra declamazione e recitazione.

Malgrado l’essenzialità della realizzazione, i brani del trio sono estremamente “visuali” e riescono, pur nella loro linearità, a descrivere in modo analitico le situazioni narrate. Che si chiami noise, post-punk, indie-rock nella sua accezione primigenia, la musica degli Unoauno ha caratteristiche ben precise: suoni secchi, “tagliati giù” con precisione chirurgica e senza alcuna sbavatura, parole quasi sempre pesanti come pietre, pensate ed espresse in modo impietoso, e soprattutto senza alcuna concessione alla melodia o all’armonia. Il riferimento ai CSI è quasi inevitabile e questo perché l’approccio musicale e testuale è figlio di quel radicalismo e di quella dedizione al concetto che vada al di là della terminologia utilizzata per esprimerlo.

Cronache carsiche è un lavoro spigoloso, agli antipodi del pop, otto brani che si potrebbero definire, senza esagerare, come “lanciati sulla faccia” dell’ascoltatore, senza alcuna mediazione e senza alcun ritegno; se la realtà è tale, come tale va inquadrata e raccontata, senza sconti, abbellimenti, ammorbidimenti o tentativi di, come si suol dire, “indorare la pillola”. La Romagna estiva, solare e brulicante di vita come nelle descrizioni più comuni e stereotipate è davvero lontana mille miglia da queste narrazioni, che ne colgono invece gli aspetti più scuri, solitari, “invernali”, mettendola in relazione, queste sì davvero carsica, con ambienti comunemente ad essa non associabili, la Svizzera ad esempio, come ad esempio in Figlio, in cui la solitudine del rapporto fa il paio con l’ambiente, scarno, in cui esso si sviluppa.

Suoni grezzi, registrazioni lo-fi, testi ruvidi dunque, per una band giovanissima che, al debutto, si posiziona a distanze siderali dai fenomeni rap/hip-hop che pare siano, almeno di questi tempi, i maggiori strumenti di espressione del disagio giovanile. In Cronache carsiche il disagio c’è, si ascolta, non solo si percepisce ma si tocca con mano, e viene espresso con una carica ed una modalità che, rispetto ai generi suindicati, rifugge la ripetitività, la verbosità eccessiva, la terminologia eccessivamente carica e traboccante di frasi/slogan facilmente memorizzabili ma spesso concettualmente povere. Qui le parole ed i suoni sono pesati, ponderati, meditati, espressi con proprietà: i significati, ed i significanti, sono chiari, definiti, rifuggono la banalità e la convenzionalità, ma soprattutto nascono più da un bisogno interiore che dal bisogno di esternarlo e di farne uno slogan. Non c’è alcun senso di condivisione o necessità di coinvolgimento “di gruppo”, quanto invece un’urgenza di esternare uno stato d’animo, ed uno stato mentale, capace di descrivere una realtà che spesso viene analizzata con superficialità.

Un’operazione di verità, quindi: cruda ed impietosa, quanto sincera ed onesta.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Unoauno
  • Anno: 2017
  • Durata: 26:52
  • Etichetta: Ribess Records

Elenco delle tracce

01. Dei
02. Restare vivi
03. Carsica
04. Aleppo (Parte 1)
05. Aleppo (Parte 2)
06. Figlio
07. Giochi
08. Clausura

Brani migliori

  1. Aleppo (Parte 1)
  2. Figlio
  3. Clausura

Musicisti

Mauri: batteria  -  Giangi: voce  -  Rocco: basso