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Digit

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La domanda può sembrare banale, ma in realtà non lo è affatto: è possibile, oggi, fare musica pop senza essere necessariamente associati ai partecipanti ad un talent show, oppure senza apparire come una sorta di “prodotto” realizzato dall’astuta mente commerciale di qualche produttore in cerca di notorietà o di un difficile rilancio?

La risposta non è così semplice: in linea teorica si, ma per fare ciò occorre differenziarsi, avere un “qualchecosa”, se non di insolito, per lo meno di non già (troppo) sentito, oppure è necessario investire su qualche dettaglio che renda la proposta musicale davvero particolare.

Su questo secondo aspetto hanno chiaramente puntato i Digit, in questo Ep omonimo che rappresenta il loro debutto discografico: fare musica pop con una attenzione particolare all’aspetto musicale, ed allora: strumenti in primo piano, suoni brillanti e definiti, arrangiamenti asciutti, puliti ma nel contempo ricchi di sonorità interessanti.

Se vogliamo, l’approccio della band è paragonabile a quello di un gruppo che, dopo aver suonato per anni brani più profondi, seriosi, anche più oscuri, abbia il desiderio di liberarsi da questo abito, forse alla lunga troppo stretto, per indossare qualcosa di sicuramente più comodo, ma che non rappresenti una cesura netta con lo stile precedente; ed allora si cambiano i suoni, si alleggeriscono le ritmiche, si semplificano i testi ma si mantiene quell’attitudine strumentale più “alta”.

Un percorso che, fatti i dovuti distinguo per questioni di origini, stile ed epoca, potrebbe ricordare il passaggio dei Joy Division ai successivi New Order, se non fosse per il fatto che i Digit non hanno un retroterra di quel genere, ma partono da zero con questa impostazione che potremmo definire “post-dance”.

In sintesi su questo dischetto troviamo sei tracce immediate, dirette, realizzate in maniera accurata, non prive di una certa ricercatezza e di qualche sperimentazione sonora, insomma quanto basta per staccarsi dagli stereotipi ai quali spesso vengono associate le giovani band cosiddette emergenti.

Ora sta a loro raccogliere le idee, ragionare su quanto hanno realizzato finora ed ottimizzarlo: le capacità ci sono, i riferimenti musicali, anche nostrani, Subsonica, Baustelle, tracciano una strada che si può percorrere, senza avere alcun timore, lungo il tragitto, di cambiare direzione, anche improvvisamente, quando l’ispirazione lo richiede.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Digit
  • Anno: 2011
  • Durata: 21:12
  • Etichetta: Skpmz

Elenco delle tracce

01. Farfalle su Budapest

02. Re di picche

03. Il circo c’est la vie

04. Camaleontica

05. Ricordo

06. Bestie

Brani migliori

  1. Farfalle su Budapest
  2. Re di picche
  3. Camaleontica

Musicisti

Luca Rizzo: voce, synth Michelangelo Gandini: basso Tommaso Stabellini: chitarra, cori Alessandro Grossi: batteria