ultime notizie

Giorgia Bazzanti (feat. Michele Monina) presenta ...

di Valeria Bissacco Giorgia Bazzanti torna con un nuovo singolo, Rossa come le streghe, pubblicato il 21 marzo e nato dalla sua collaborazione con Michele Monina, noto scrittore, autore e ...

Syndone

Eros & Thanatos

Nell’ambito del prog, diciamo così, sinfonico italiano i Syndone sono ormai senza ombra di dubbio un punto di riferimento assolutamente rilevante; la loro predilezione per l’album “concept” li ha condotti ad affrontare ambiti ed argomenti di un certo spessore e, dopo aver approcciato l’Odissea, argomento del loro penultimo lavoro, con il nuovo Eros & Thanatos si pongono di fronte al Cantico dei Cantici, argomento dalle numerose chiavi interpretative e di non facile approccio.

 

La band torinese è, nella sua attuale conformazione, il regno delle tastiere, indiscusse protagoniste del sound espresso, ed il nuovo album ribadisce questa impostazione, anche se qualche simpatica “crepa” in questa impostazione così monolitica inizia ad intravedersi. Una conferma, rispetto ai lavori precedenti è sicuramente la presenza di alcuni ospiti “importanti”: torna il flauto di Ray Thomas (già nei Moody Blues) presente ai tempi di La Bella è la Bestia, ma soprattutto arriva la chitarra, imprescindibile e seminale, di Steve Hackett, che vanno a costituire la coppia di “guests” che fa seguito al duo John Hackett (fratello di Steve), al flauto e Marco Minnemann, batteria, già presenti su Odysséas.

Con Hackett all’elettrica, ma anche con Tony De Gruttola e Pino Russo chitarra acustica e classica, la chitarra fa finalmente capolino in modo rilevante all’interno del set dei Syndone ed è questa una novità davvero interessante; le tastiere, peraltro, addirittura si moltiplicano, affidate alle mani di Nik Comoglio e delle new entry Gigi Rivetti e Marta Caldara. La sezione ritmica si rinnova con l’ingresso di Maurino Dellacqua al basso ed al Moog Taurus e di Martino Malacrida, batteria e percussioni, mentre è confermatissimo Riccardo Ruggeri alla voce, al vocorder (che apre l’album con Frammento) ed alla dodici corde. Tornano le cavalcate strumentali ricche di stacchi e cambi di tempo, come Area 51, tornano le ballate romantiche ed articolate, Terra che brucia, insomma la caratteristiche di suono e di arrangiamento care ai Syndone ci sono tutte ed in bella evidenza con la loro potenza e dinamica.

Resta da valutare un particolare non secondario che soprattutto i giovani appassionati di prog dovranno prendere in considerazione nell’ambito dei loro ascolti: all’interno del prog internazionale, a partire dagli anni ’90 in poi, c’è stata tutta una serie di evoluzioni stilistiche di non poco conto che hanno avvicinato questo genere musicale al metal nelle sue varie espressioni. I Syndone sono e restano legati ad un prog sinfonico di stretta derivazione settantiana per cui non bisogna aspettarsi un’evoluzione stilistica che li possa avvicinare a gruppi come Dream Theater, Opeth, Porcupine Tree o Transatlantic se si escludono Bambole che svolta decisamente verso un sound molto attuale ed in parte la conclusiva Sotto un cielo di fuoco. Contemporaneamente resta inequivocabilmente netta la differenziazione rispetto alle band italiane di quel decennio, PFM e Banco su tutti, mentre qualche fugace affinità la sui può trovare, in alcuni passaggi, con le Orme, ma occorre proprio essere “molto appassionati” per coglierle.

Vantaggi e svantaggi rispetto a questa scelta stilistica probabilmente si equivalgono, per cui sicuramente lo stile dei Syndone risulta essere peculiare e riconoscibile ed altrettanto sicuramente il loro approccio al concept  ed all’arrangiamento dei brani risulta molto identificabile da un punto di vista temporale appartenendo, comunque, ad un orientamento musicale storicizzato ed ascrivibile ad un periodo, del passato, ben preciso. Il rischio, a volte, specie nelle lunghe suite strumentali, prive di riff ripetuti e quindi di riferimenti, è di perdersi un po’, soprattutto da parte di chi non è avvezzo a brani di questa lunghezza. Poi, senza dubbio, i suoni nel loro insieme risultano essere tutt’altro che vintage, malgrado l’utilizzo di strumenti “d’epoca” quali Mellotron, Moog, Clavinet ed Hammond; è più che altro lo stile, in generale, che rimanda ad epoche musicali passate.

 

0 commenti


Iscriviti al sito o accedi per inserire un commento


In dettaglio

  • Produzione artistica: Syndone, Fabrizio Argiolas, Maurizio Biancani, Enrico Capalbo
  • Anno: 2016
  • Durata: 52:42
  • Etichetta: Fading Records/AltRock Productions

Elenco delle tracce

01. Frammento
02. Area 51
03. Terra che brucia
04. Gli spiriti dei campi
05. Qinah
06. Duro come la morte
07. Alla sinistra del mio petto
08. Farha
09. L’urlo delle ossa
10. Bambole (remake)
11. Sotto un cielo di fuoco

 

 

Brani migliori

  1. Duro come la morte
  2. Bambole
  3. Sotto un cielo di fuoco

Musicisti

Nik Comoglio: keyboards, pipe organ, orchestration  -  Riccardo Ruggeri: vocals, back vocals, vocorder, twelve strings acoustic guitar  -  Marta Caldara: vibraphone, piano, Mellotron  -  Gigi Rivetti: piano, Hammond, Moog, electric piano, Clavinet  -  Maurino Dellacqua: bass, Moog Taurus  -  Martino Malacrida: drums, percussion  -  Steve Hackett: electric guitar  -  Ray Thomas: flute  -  Tony De Gruttola: acoustic guitar  -  Pino Russo: classic guitar  -  Puntorec String Orchestra Dir. M° Fabio Gurian: violins, cellos, double bass