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Newdress

Falso Negativo

Ritornano, e lo fanno a poco più di cinque anni da quel Legàmi di Luce che li aveva catapultati sotto i riflettori grazie soprattutto alle loro storie. Ed è proprio la loro capacità di raccontare a fare davvero la differenza, soprattutto nel momento in cui hanno deciso di occuparsi della personalità, e delle mille sfaccettature attraverso le quali essa si esprime. Con Falso Negativo i Newdress rinnovano e ridisegnano il loro stretto rapporto con la new wave, ma questa volta ne offrono una connotazione differente, più scura, quasi dark. Soprattutto, ed è questo il fattore maggiormente rilevante, rispetto ai lavori precedenti, sono cambiati e di parecchio l’approccio strumentale e quello della produzione: se, con il precedente album, i riferimenti si potevano sicuramente considerare le band italiane che portarono al successo la new wave, ma lo fecero restando legate ad un approccio ancora di tipo chitarristico, questo nuovo lavoro muta radicalmente direzione. Le chitarre appaiono ora più defilate, diventando un elemento più armonico che ritmico mentre batteria, basso e synth, di chiara matrice “british”, si incaricano di tracciare il solco all’interno del quale i brani si incanalano; anche nei pezzi meno serrati, come ad esempio Rumore interiore, la scansione ritmica rimane comunque centrale rispetto allo sviluppo del brano.

Le storie, come detto, sono più intime, strettamente personali, quasi un continuo dialogo con se stessi, una sorta di ininterrotta confessione nei confronti del proprio io, attraverso un dialogo franco e diretto, confessione che lascia spazio a qualsiasi esito: non ci sono né condanne né assoluzioni ma, fondamentalmente, una presa d’atto sincera ed “a cuore aperto” del proprio presente, dei propri limiti, delle proprie frustrazioni. In questo senso ha una certa logica, sia musicale che testuale, il parallelo che alcuni hanno fatto con i New Order che, dei Joy Division sono stati lo sviluppo logico ed inevitabile: dei secondi si colgono le influenze scure nella scrittura dei brani, dei primi lo sviluppo dell’aspetto e della struttura musicale, meno nervosi, più lineari e, se si può utilizzare il termine, più dance, quindi non più figli del post-punk aggressivo ed irrequieto, ma pienamente inseriti nell’ambito della new wave.

Resta al termine di ogni brano un senso di vuoto, di mancata soluzione, di esito interlocutorio, ma probabilmente anche questa è una scelta ben precisa della band: se come detto da queste “confessioni” non scaturiscono né condanne né assoluzioni non possono parimenti sorgere soluzioni di alcun genere, ed allora il punto di domanda immaginario, posto alla fine di ogni pezzo, rimanda necessariamente ad un’ulteriore e più approfondita analisi. Non semplici canzoni, dunque, ma piccole e significative schegge di autoanalisi, una sorta di seduta terapeutica che, peraltro, non pare affatto definitiva e risolutiva anche perché la mente, ed i suoi aspetti più profondi, non sono certo “risolvibili” in breve tempo.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Newdress, Andrea Jim Ravasio
  • Anno: 2017
  • Durata: 38:08
  • Etichetta: Vrec / Audioglobe

Elenco delle tracce

01. Attico narcotico
02. Daylight
03. Rumore interiore
04. Hedone
05. Messaggio criminale
06. Santa indolenza
07. Contact the fact
08. In questo inverno
09. Sorride a tutti

Brani migliori

  1. Daylight
  2. Rumore interiore
  3. Contact the fact

Musicisti

Stefano Marzoli: voce, sintetizzatori  -  Jordan Vianello: batteria  -  Andrea Zagna: basso  -  Matteo Frigoli: chitarra