Folgorato da un disco trovato per caso. Questo fatto sarebbe all'origine della passione di Federico Stragà per Frank Sinatra, tanto da indurlo ad incidere un album dedicato proprio a The Voice. La storia del cantante bellunese fino ad oggi è stata strettamente legata al pop: nel 1997 a Sanremo Giovani presenta “La Notte di San Lorenzo”, l'anno successivo  è tra le nuove proposte al Festival di Sanremo con “Siamo noi”. Nel 2003 ci ritorna con il brano “Volere volare” in coppia con Anna Tatangelo. E nel frattempo pubblica anche due album, “Federico Stragà” e “Click here”, e poi ecco la svolta con questa operazione tanto singolare quanto coraggiosa.
Il confronto in questo caso è inevitabile, ma se ci dimentichiamo dell'ingombrante originale gli elementi positivi non mancano. La voce di Stragà non è potente ma elegante e senza sbavature, apprezzabile in brani non facili come Mack The Knife e The Lady Is A Tramp nonostante la pronuncia inglese non abbia quell’intonation tipica di chi è di lingua madre anglosassone (non è poco per un disco del genere). Il gruppo di musicisti che lo accompagna fa in pieno il suo dovere (bello il sax di Marco Castelli in Goody Goody e il piano di Paolo Vianello in One For My Baby) e il risultato finale è un disco tutto sommato gradevole. A questo punto però Stragà dovrebbe fare un passo avanti se vuole continuare la sua vocazione di crooner: quello di affrontare un repertorio più vasto in inglese e italiano, magari anche con l’ausilio di un bravo autore, che possa plasmare la sua voce. I modelli italiani non mancano (Nicola Arigliano primo fra tutti), mentre quelli internazionali (Michael Bublé) scalano le classifiche.

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