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Verner

Fiori dal limbo

Io ho scelto quella con la ragazza, in divisa bianca da tennis, ma di un tennis di un’altra stagione, da gesti bianchi, tanto per omaggiare debitamente quel grande prosatore contemporaneo che è Gianni Clerici. La ragazza dicevo, guarda malinconica in basso: forse ha perso un match importante, forse medita su un amore dissolto al tie break. Ma voi potete preferirne un’altra: il nuovo album di Verner (al secolo Gianandrea Esposito) ha un intrigante packaging cartonato che vi consente di scegliere quale delle sei illustrazioni in cartoncino inserire nella griglia che ospita la copertina. Volendo, potete optare per oniriche alci in procinto di saltar fuori, o per le altre surreali immagini partorite dall’immaginazione inquieta di Mara Cerri.


Giunto al secondo album, dopo Il mio vestito del 2009 che già ne aveva svelato le doti, questo Fiori dal limbo conferma la buona vena compositiva di un autore che insegue una sua idea di pop d’autore sghembo, ma con lo sguardo in alto, dalle parti di un Mario Venuti o di un Pacifico, per capirsi, anche se qua e là si aprono soluzioni più di stampo indie, o, all’opposto, ci si adagia su un incedere quasi lolliano (si ascolti Giorno di riposo). Come le illustrazioni di copertina, anche questo disco è, a tratti, inafferabile: talvolta vi ammalia con sguardi lusinganti, vi incanta con brani come Di noi due, Tutti questi anni, o Con le migiori intenzioni, davvero suggestivi, ma poi vi lascia sospesi (con o senza fiori, fate voi) su pezzi più impalpabili che faticano ad imporsi.

Per lo più trattasi comunque di canzoni che poggiano su una scrittura non banale, e che si avvalgono delle sapienti chitarre elettriche e acustiche del titolare della ditta (anche autore in toto di testi e musiche), il quale si destreggia pure tra armonio indiano, tastiere e altri ammenicoli, il tutto appoggiato su un impasto di batteria, basso, violoncello, piano e leggere spruzzate di elettronica.
Inafferabile, dicevamo, perché se è vero che l’album si svela un po’ di più a ogni ascolto, eppure al vecchietto dei Muppets che si annida in noi sembra comunque che qualcosa non quagli, forse un canto a tratti un po’ monocorde (alla Fiumani, via) forse testi che, come nel primo album, hanno un loro limite, comune invero a molta della scena odierna, in un certo astrattismo nebuloso, tutto concetti e poche “cose”. Eppure il buon attacco iniziale di Cose semplici (“Com’è che non la riconosci/Caserta piena di ricordi/ non è poi così diversa/da quella casa vuota/e tutto che sembrava un gioco”) faceva davvero sperare che il correlativo oggettivo caro a Eliot e a Montale l’avesse spuntata una volta per tutte. La conseguenza, che forse in realtà è un obiettivo coscientemente perseguito da Verner, è che le canzoni faticano a ritagliarsi una loro sagoma di riconoscibilità, anche dopo diversi giri di CD. Ma, dicevamo, d’altra parte questa inafferrabilità potrebbe essere anche un pregio, un’assicurazione contro l’ascolto pantofolaio di chi, avendo colto e memorizzato tutto, cristallizza il pezzo e lo disinnesca.

In ogni caso abbiamo sottomano un buon disco, sia chiaro, anche se sospettiamo che un giorno Verner dovrà al fine decidersi se restare in questo limbo da cui ci manda fiori o imboccare il fatidico bivio: pentirsi e scalare la montagna assolata del pop oppure accettare di regnare miltonianamente all’Inferno dell’indie-rock. Per inciso, niente match perso, niente amore dissolto: la ragazza di cui sopra, una volta che si estragga la figura dalla cornice del packaging, rivela di avere lo sguardo rivolto alle palline da tennis che qualcuno (Demiurgo/Carceriere/Padre-Tigre alla Agassi?) le sta inserendo dentro la scatola/gabbia. Le dà da mangiare? Vuol farla divertire?
La ragazza è senza racchetta.

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Verner
  • Anno: 2014
  • Durata: 45:00
  • Etichetta: La Pupilla Records

Elenco delle tracce

01. Cose semplici
02. Terra dei miracoli
03. Di noi due
04. Fiori dal limbo
05. Portami in giro     
06. Giorno di riposo
07. Inutili verità
08. Non ci siamo per nessuno
09. Tutti questi anni
10. Con le migliori intenzioni
11. Solo un temporale
12. Questa è la mia terra

Brani migliori

  1. Di noi due
  2. Tutti questi anni
  3. Con le migliori intenzioni

Musicisti

Verner: voce, cori, chitarra acustica ed elettrica, armonio indiano, e-bow, tastiere, drum synth  -  Simone Cavina: batteria  -   Luca Nicolasi: basso  - Mujura: basso  -  Frauke Spangenberg: violoncello e cori  - Bruno Germano: piano, slide, organo  -  Domenico Stranieri (elettronica)