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Perfect Cluster

Flow

Anagraficamente e geograficamente arrivano da Firenze ma, in realtà, soprattutto per quanto riguarda le influenze artistiche, hanno percorso singolarmente tragitti spesso assai differenti: c’è chi ha bazzicato le strade di Seattle, attorno agli anni ’90, frequentando Pearl Jam e Soundgarden, chi invece ha attraversato l’Inghilterra degli anni ’70, incontrando chitarre famose, Led Zeppelin e King Crimson, chi ancora è stato una sorta di nomade, passando dal jazz al prog, fino ad incontrare persino le colonne sonore cinematografiche.

Una serie di rigagnoli artistici provenienti da luoghi distanti che, ad un certo punto, si sono ricongiunti, consolidati e, per certi versi, “induriti” sfociando nell’elettronica, nell’alt-rock, nella musica industrial; il tutto omogeneizzato da una latente, e mai celata, predilezione per il progressive, non tanto come genere in se, quanto invece come attitudine e stile compositivo.

Elettronica, si diceva, anche se in effetti non è da intendersi nel senso stretto di “digitale”: per realizzare questo loro secondo lavoro, Flow, i Perfect Cluster hanno infatti utilizzato una strumentazione decisamente molto “analogica”, specialmente per quanto riguarda le tastiere, ed oltre alla chitarra acustica hanno addirittura inserito uno strumento, peraltro assai particolare ed inusuale, soprattutto a queste latitudini, quale il vibrafono, lasciando ai bit la sola gestione dell’aspetto percussivo.

I riferimenti artistici più evidenti, ascoltando le undici tracce dell’album, sono Massive Attack, Depèche Mode, Nine Inch Nails, ed in certa misura anche i Kraftwerk, a significare che la loro elaborazione musicale li ha condotti indiscutibilmente molto lontano da quelle che erano le radici originate dai loro ascolti. Ecco che, in questo senso, il significato della parola “progressive” associato ad una band decisamente atipica, soprattutto in questo ambito, è proprio quello di un gruppo che si trova in continuo movimento, per cui tutte le influenze di cui sopra, riunitesi ad un certo punto, sono sfociate in un alveo ancora più grande, ricevendo peraltro linfa da numerosi altri “affluenti” in una sorta di continuo e fluido rimescolamento di generi.

Brani duri, suoni taglienti, melodie essenziali e spesso quasi stranianti, praticamente nessuna concessione a virtuosismi o solismi di sorta, e questo proprio perché gli obiettivi sono quelli di essere diretti, di colpire in maniera precisa, decisa, e di lasciare un segno. C’è anche, in questo approccio artistico, la traccia, più che evidente, degli ascolti di quelle colonne sonore già facenti parte del patrimonio artistico e delle “radici” cui la band fa riferimento. Musica “visuale”, quindi, ricca di immagini e di stimoli sensoriali a 360°.

Non certo di facile ascolto, però, perché i Perfect Cluster richiedono non solo attenzione, ma soprattutto la capacità di entrare in un mood particolare, in un mondo sonoro inusuale e poco consueto, e che necessita di una certa “applicazione” per essere compreso a fondo.

 

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In dettaglio

  • Produzione artistica: Perfect Cluster
  • Anno: 2017
  • Durata: 53:29
  • Etichetta: Autoprodotto

Elenco delle tracce

01. Get it loud
02. Fader
03. Speed
04. Slide out
05. Mind control
06. Slightly
07. Flow
08. Maggiolino
09. Subway
10. Magic paper
11. After the suicide

Brani migliori

  1. Mind control
  2. Slightly
  3. Subway

Musicisti

Riccardo Chiarucci: vocals  -  Luca Cecchi: guitars  -  Ian Da Preda: vibraphone, xylosinth, keys, e-drums  -  Irene Pareti: backing vocals